Sony Xperia 1 Mark II è stato presentato a fine febbraio durante il Mobile World Congress con una conferenza in streaming. A dire il vero i modelli erano due, c’era anche Xperia Pro con connessione 5G e presa HDMI integrata in modo da permettere il collegamento diretto tra smartphone e fotocamere Alpha..ma purtroppo questo modello sarà commercializzato solo in Giappone, almeno secondo le prime voci. Un vero peccato.
Nonostante questo, nell’attesa che Xperia 1 Mark II sia distribuito ovunque, Sony ha cominciato a spiegare in maniera più approfondita come funziona la tecnologia del suo nuovo cameraphone. Già con Xperia 1 l’azienda giapponese si era “risvegliata dal torpore” che attanagliava i suoi device – molto belli sulla carta, con ottime prestazioni in determinate situazioni ma con una qualità del file non proprio in linea con la concorrenza – mostrando a tutti un enorme passo avanti tecnologico e posizionando il prodotto nella fascia alta della categoria smartphone: il primo vero top di gamma Sony, come scrissi quando lo provai a settembre 2019.
Xperia 1 Mark II ha una conformazione a tripla fotocamera: sensore principale Exmor RS da 12 Mpxl con pixel più grandi da 1/1.7″ (da 1/2.6″ su Xperia 1) e focale f/1.7 equivalente ad un 24mm, stabilizzato con sistema OIS e con messa a fuoco Dual Pixel; sensore secondario (con autofocus non Dual Pixel) da 12 Mpxl, con teleobiettivo con apertura f/2.4 equivalente ad un 70mm (52mm su Xperia 1) e stabilizzazione Optical Steady Shot; sensore da 12 Mpxl con obiettivo ultragrandangolare con apertura f/2.2 equivalente ad un 16mm (13mm su Xperia 1), stabilizzazione Optical Steady Shot e messa a fuoco Dual Pixel.
Tutti i miglioramenti del nuovo device ruotano attorno al sensore Exmor RS da 12 Mpxl. Nonostante la concorrenza utilizzi sensori con una maggior superficie, Sony non cede alla tecnologia Pixel Binning e punta su un numero di pixel nominale: il Quad Bayer sarebbe troppo “lento” a generare l’immagine (circa 32ms per un’immagine da 12 Mpxl, contro i 10ms di un 12 Mpxl nativo) e rischierebbe di generare artefatti e fenomeni di banding in luce artificiale.
Ma soprattutto non riuscirebbe a tenere il passo del sistema AF Dual Pixel a rilevamento di fase, che su Xperia 1 Mark II è da bene 247 punti. Il comparto autofocus è sempre stato fiore all’occhiello degli Xperia: in tutte le prove svolte nel corso degli anni su vari modelli si è rivelato quello più affidabile e preciso, merito anche della ricerca e sviluppo proveniente dal segmento di fotocamere Apha. Su questo modello il comparto AF è coadiuvato da un sensore per il rilevamento della profondità 3D ToF (che svolge lo stesso mestiere del sensore adibito alla messa a fuoco che si trova sulle fotocamere) che agisce su ben 43.200 e dal processore Bionz X: questa unione permette al device non solo di avere una messa a fuoco su quasi tutta la superficie sensibile ma di eseguire circa 60 calcoli AF/AE al secondo e permettere quindi l’Eye AF sia su umani (come su Xperia 1) che su animali.
Comunicare questo tipo di dati e specifiche vuol dire una cosa: Sony sta spingendo su questo segmento, molto più di prima. Se in passato aveva navigato a vista, ora la rotta sembra meglio tracciata, anche perché Sony è l’unica azienda del segmento smartphone a poter vantare anni di esperienza e innovazioni nel panorama fotografico. E se le tecnologie utilizzate sulle moderne mirrorless marchiate Alpha hanno portato l’azienda ai vertici del settore, imbrigliarle anche dentro i device che abbiamo solitamente in tasca potrebbe far diventare Sony una vera e propria spina nel fianco per Samsung e Huawei che ora si trovano in cima alle preferenze di chi utilizza un device Android.