Il suo progetto affronta il delicato tema delle spiralkampagnen, iniziative controverse in cui migliaia di donne Inuit, incluse ragazze di soli 12 anni, sono state sottoposte, senza il loro consenso, all’impianto di dispositivi intrauterini per la contraccezione.
La cerimonia di premiazione della 17esima edizione dei Sony World Photography Awards incorona con il titolo di Photographer of the Year 2024 Juliette Pavy con il progetto “Spiralkampagnen: Forced Contraception and Unintended Sterilisation of Greenlandic Women”.
“Grazie, a dire il vero non ero preparata per parlare ben due volte da questo palco nella stessa sera. Voglio dedicare questo premio a tutte le donne vittime di questa pratica e a tutte coloro che lottano per i loro diritti nel difficile mondo di oggi.”
È così che si esprime Juliette Pavy subito dopo aver ritirato la statuetta di Photographer of the Year ai Sony World Photography Awards 2024. La serie affronta il delicato tema delle spiralkampagnen, iniziative controverse in cui migliaia di donne Inuit, incluse ragazze di soli 12 anni, sono state sottoposte, senza il loro consenso, all’impianto di dispositivi intrauterini per la contraccezione. Il progetto copre un periodo che va dalle origini del programma ai giorni nostri, soffermandosi anche sulle attuali indagini portate avanti dal governo danese che stimano in quasi 4.500 “bobine” impiantate. Questa campagna è stata rivelata per la prima volta da un podcast danese nella primavera del 2022, e i documenti ora dimostrano che le autorità hanno implementato la politica per ridurre la crescita della popolazione Inuit. Ora è stata aperta un’indagine ufficiale, che dovrebbe concludersi alla fine del 2024.
Alessandro Cinque, vincitore dello scorso anno, cede lo scettro del Sustainability Prize all’americana Kathleen Orlinsky con la serie America’s First Wilderness. Gila Wilderness è un’area poco conosciuta del New Mexico, è la fotografa a portare sotto i riflettori e all’attenzione di tutti la popolazione, il paesaggio e la fauna locali, un ambiente naturale incontaminato dove l’armonia che si è venuta a creare con l’uomo ha permesso di proteggere la biodiversità della zona.
L’Open Photographer of the Year è invece l’inglese Liam Man per l’immagine intitolata Moonrise Sprites over Storr, che ritrae la nota formazione rocciosa dell’Old Man of Storr, sull’Isola di Skye, in Scozia, illuminata dalle luci dei droni e dalla luna arancione crescente. Realizzato in piena notte, durante un’impetuosa tempesta di neve, questo scatto cattura la vastità del paesaggio montuoso e lo stupefacente cielo invernale.
La mostra di questa 17esima edizione dei World Photography Awards occuperà la Somerset House dal 19 aprile al 6 maggio 2024: in esposizione una selezione di 200 immagini dei vincitori di categoria ed una enorme area dedicata alle opere dell’Outstanding Contribution to Photography 2024: Sebastião Salgado. “Molti mi chiamano ‘artista’ ma non sono d’accordo. Io sono solo un fotografo, solo noi abbiamo il privilegio di essere lì quando serve ed è necessario. È bellissimo ricevere questo premio, soprattutto perché avrei potuto anche non esserci. Ricordo che nel ’74 in Mozambico, avevo appena iniziato, ero su un convoglio militare e uccisero il driver. Nell’esplosione anche io venni colpito e quasi non me ne accorsi dato il trambusto. Al rientro mi visitarono e il dottore mi disse che avevo una vertebra rotta: ‘Poco più in là e saresti rimasto in sedia a rotelle tutta la vita’. Per cui, ecco, è proprio un privilegio.”
Siobhán Doran: Sala Mayor
Una serie di scatti che ritraggono i salotti, le case delle famiglie che si sono arricchite grazie al commercio dello zucchero nelle Filippine.
Sujata Setia: A Thousand Cuts
La serie indaga il dolore e la resilienza delle vittime di abusi domestici nella comunità asiatica del Regno Unito, un tema molto personale per l’autrice che prima di essere fotografa ne è stata coinvolta direttamente. I ritratti proposti mostrano delle incisioni sulla superficie, lasciando intravedere uno strato sottostante di color porpora.
Juliette Pavy: Spiralkampagnen: Forced Contraception and Unintended Sterilisation of Greenlandic Women
La serie indaga gli effetti a lungo termine della campagna di controllo delle nascite condotta dalle autorità danesi in Groenlandia tra il 1966 e il 1975, durante la quale a migliaia di giovani donne sono stati impiantati dispositivi intrauterini senza il loro consenso, provocandone in molti casi la sterilità.
Mahé Elipe: Echoes of the Hive
Un lavoro fotografico sugli sforzi compiuti dalla popolazione Maya del Messico meridionale per preservare una specie di api di importanza fondamentale per la loro cultura e religione, messa in pericolo dal massiccio uso di pesticidi.
Eddo Hartmann: The Sacrifice Zone
Il progetto è realizzato in un’area remota del Kazakistan, dove un tempo avevano sede i principali impianti di sperimentazione nucleare dell’Unione Sovietica. Nelle immagini l’autore ricorre all’utilizzo di infrarossi per evocare l’impatto della contaminazione da radiazioni invisibile all’occhio umano.
Jorge Mónaco: Portraits and Landscapes
Un portfolio composto da immagini di serie differenti che vogliono portare lo spettatore a porsi una riflessione sulla diversità, dal gender alle minoranze, dimostrando che una società integrativa è un arricchimento culturale e non un limite.
Valery Poshtarov: Father and Son
Un progetto itinerante svolto in svariati Paesi quali Bulgaria, Georgia, Turchia, Armenia, Serbia e Grecia. Questo piccolo ma importante gesto di tenerezza familiare, il tenersi per mano, crea un ritratto intimo e commovente della mascolinità e delle relazioni padre-figlio.
Thomas Meurot: Kald Sòl
Reportage fotografico in bianco e nero, utilizzato per creare un contrasto tra le temperature gelide e l’idea di caldo che può dare questo genere di sport, di un viaggio all’insegna del surf nelle fredde acque dell’Islanda.
Federico Scarchilli: Flora
La narrazione di come le piante, anche quelle a volte considerate più semplici, siano in realtà elementi imprescindibili e determinanti per lo sviluppo della medicina e della farmacologia moderna.
Eva Berler: Suspended Worlds
Una serie in cui le tele di ragno, congelate dalla brezza mattutina, regalano all’occhio dell’osservatore delle creazioni effimere intricate e irregolari che fanno pensare a opere d’arte.