I Sony World Photography Awards hanno incoronato il fotografo portoghese Edgar Martins.
Il fotografo portoghese Edgar Martins si è aggiudicato il premio di Photographer of the Year ai Sony World Photography Awards 2023 con Our War, un reportage documentaristico che è anche un tributo ad una amicizia che va oltre i conflitti e la paura di morire sul campo.
“La fotografia non è un mero obiettivo da raggiungere ma un modo per raccontare e avvicinare. Come raccontare una storia senza prove, senza tracce, senza il protagonista principale?” Già, senza protagonista. Martins si è recato in Nord Africa, Libia per la precisione, alla ricerca di testimonianze che potessero documentare la presenza ed il passaggio dell’amico e reporter Anton Hammerl mandato a coprire gli scontri tra i Freedom Fighters e le milizie di Gheddafi. Il fotogiornalista trovò la morte poco dopo il suo arrivo, fu abbandonato nel deserto e il suo corpo non fu mai più ritrovato. Our War non è solo un reportage sulle persone che Hammerl incontrò sul suo cammino, è un tributo all’amicizia tra i due fotografi, un percorso emotivo, che viene da dentro.
Le sue immagini raffigurano la varietà di identità che si possono ritrovare in un conflitto: combattenti per la libertà, discendenti, ex soldati delle milizie, residenti, fedeli o sosia di Gheddafi. Volutamente non hanno una descrizione, sono anonime: “I buoni sono sempre buoni, i cattivi sempre cattivi. Ma è sempre così? Ogni persona dovrebbe avere la propria idea senza condizionamenti per questo ogni foto è decontestualizzata, per non far prendere una parte a chi la guarda.”
“È stato molto emozionante poter rendere omaggio a un amico su un palcoscenico internazionale e portare all’attenzione del pubblico la lotta della famiglia per ritrovare i suoi resti.” Così ha commentato dal palco alla ricezione del premio più prestigioso dei Sony World Photography Awards.
Menzione speciale per il nuovo Sustainability Prize, primo del suo genere, che si è aggiudicato l’italiano Alessandro Cinque con Atrapanieblas che documenta una soluzione adottata a Lima, in Perù, per far fronte alla costante carenza idrica. “Ho notato queste strutture in cima alle montagne e mi sono chiesto cosa fosssero, un sistema che combatte la mancanza dell’acqua nei quartieri poveri di Lima. Uno dei problemi della città è infatti la sua crescita in orizzontale a causa della corsa al capitalismo. Le persone migrano dalle Ande e dall’Amazzonia in città, illuse da un miglioramento economico che probabilmente non avranno mai frutto del capitalismo e della politica neoliberista.”
Il progetto è stato voluto fortemente dalla World Photography Organisation, Sony e United Nations Foundation. “Sono entrato in contatto con Abel Cruz, un ingegnere che è stato incaricato di cercare una soluzione alla mancanza di acqua per le fasce più povere della popolazione. La sua idea è tanto semplice quanto funzionale: queste reti raccolgono la condensa che si forma grazie al passaggio delle nuvole e della nebbia attraverso i fori della plastica, permettendo agli abitanti di raccogliere l’acqua che altrimenti dovrebbero pagare a caro prezzo dalle aziende che la portano con i camion. Il perché è da ricercare in due motivi: il primo è che la loro presenza in questi luoghi è fondamentalmente illegale, il secondo è che mancano le infrastrutture. I primi giorni ho fotografato da freelance, poi National Geographic mi ha dato la commissione per il lavoro. In Perù fanno distinzione tra stampa nazionale ed internazionale quindi erano felici di parlare con me perchè avevo la possibilità di raccontare al Mondo questa storia ma soprattutto erano orgogliosi di questo progetto.”
“Ultimamente la fotografia si concentra molto sul cambiamento climatico e ci mostra quello che a volte le persone quasi non considerano o sottovalutano, facendo luce su una storia che invece accade in tantissimi luoghi. Facile per un’azienda trovare sistemi innovativi per la green economy quando poi ci sono persone che non hanno neanche accesso all’acqua.”
A vincere il titolo di Open Photographer of the Year è invece Dinorah Graue Obscura con Mighty Pair, una coppia di caracara crestati del sud del Texas, appollaiati su un ramo, che guardano dritti nella stessa direzione.
L’aspetto che ha colpito la fotografa è che questi maestosi rapaci sembrano quasi essersi messi in posa per l’obiettivo, perfettamente immobili e identici, con lo sguardo proiettato oltre l’inquadratura.
Sul palco anche Rinko Kawauchi, una delle fotografe giapponesi più stimate e di maggiore spicco del panorama attuale, per ritirare il premio Outstanding Contribution to Photography.
Le immagini dei vincitori popoleranno la Somerset House dal 14 aprile al 1° maggio 2023. La mostra, composta di oltre 200 stampe e di centinaia di altre immagini digitali di tutti i fotografi vincitori e finalisti, ospiterà anche le opere di Rinko Kawauchi e una monografica del Photographer of the Year 2022: Adam Ferguson.
ARCHITECTURE & DESIGN – Fan Li
CREATIVE – Lee-Ann Olwage
DOCUMENTARY PROJECTS – Hugh Kinsella Cunningham
ENVIRONMENT – Marisol Mendez e Federico Kaplan
LANDSCAPE – Kacper Kowalski
PORTFOLIO – James Deavin
PORTRAITURE – Edgar Martins
SPORT – Al Bello
STILL LIFE – Kechun Zhang
WILDLIFE & NATURE – Corey Arnold