Il reporter che ha raccontato il Vietnam come nessun altro al mondo, Tim Page, si è spento all’età di 78 anni nella sua casa di Fernmount nel Nuovo Galles del Sud, in Australia.
Genio e sregolatezza. In una parola: Tim Page. Pubblicato su Life e Time per anni, Page e la sua morigeratezza sono giunti in Vietnam nel 1965 durante la guerra. Trasferitosi dalla Thailandia assieme alla sua macchina fotografica, documentò il sud est asiatico come nessun altro in coppia con il suo grande amico Sean Flynn, che contribuì ad ispirare Francis Ford Coppola nella creazione del personaggio del fotoreporter interpretato da Dennis Hopper in Apocalypse Now. Talmente uniti che Flynn gli salvò la vita nel ’66 portandolo in ospedale, quando una granata gli esplose in faccia: in quell’occasione Page, prima di svenire, continuò a scattare. Questo per lui significava essere un fotoreporter.
Diceva del Vietnam: “Che posto fantastico per una guerra. Donne di bell’aspetto, ottimo cibo, spiagge, la migliore droga”. Già, perché i suoi eccessi comprendevano un massiccio uso di alcol, oppio ed lsd e forse era proprio per questo che non era ben visto dagli ufficiali di stanza: troppo simile ai soldati. Infatti lo consideravano uno di loro. D’altronde erano proprio quegli eccessi a farli tirare avanti e lui era sempre in prima linea, nel fango e tra le mine, negli scontri a fuoco e sugli elicotteri. Tornò in USA negli anni ’70. Ritornò indietro dieci anni dopo proprio per cercare il collega, ma più che altro l’amico, Flynn dato per disperso in Cambogia: purtroppo non si ritrovarono. Nel 1997 assieme ad Horst Faas pubblicò “Requiem: By the Photographers Who Died in Vietnam and Indochina”, il lavoro di 135 fotoreporter caduti sul campo tra il 1945 e il 1975 commemorati anche da un memoriale a loro costruito proprio dallo stesso Page.