Il classico obiettivo da ritratto è un tele luminoso intorno a 90mm, una focale che permette di tenere una distanza ragionevole dal soggetto e di “stringere” sul primo piano con una resa naturale; una simile immagine infatti corrisponde meglio di altre alla nostra percezione quando il soggetto è il viso della persona. Se poi l’obiettivo è luminoso e di buona qualità, permette una buona messa a fuoco selettiva con un’efficace gestione dei piani di fuoco. Ovviamente questa è una base di partenza per sperimentare il ritratto, poi entrano in gioco molti aspetti diversi, dalle esigenze espressive del fotografo al tipo di soggetto, al contesto della ripresa; ecco quindi che un fotografo esperto può sperimentare con efficacia focali grandangolari, oppure il grande formato (magari il banco ottico analogico), o ancora le ottiche d’epoca che, grazie alle mirrorless, sono oggi riutilizzabili e permettono di ottenere una resa particolare.
Nel ritratto però l’aspetto principale è l’empatia con il soggetto che permette di interpretare la sua espressione; questo è il motivo per cui pubblichiamo l’interessante articolo di Enzo Dal Verme “un approccio introspettivo” che sottolinea l’importanza di connettersi col soggetto: “Vi fidereste di un fotografo indeciso, insicuro o titubante? Probabilmente sareste più inclini a lasciarvi fotografare da qualcuno che sa mettervi a vostro agio e che vi trasmette sicurezza.” Ed è importante capire il soggetto: “Dobbiamo usare la nostra sensibilità. Sappiamo che in quello che il soggetto mostra di fronte alla macchina fotografica, spesso è implicito ciò che vuole nascondere. E’ molto spavaldo? Forse dentro si sente insicuro. Allora proviamo a rassicurarlo, chiediamo il suo parere, facciamolo sentire considerato. Se la nostra intuizione è giusta, probabilmente si rilasserà un po’ e riusciremo a ritrarre espressioni meno costruite.”
Proprio questo approccio è quello che si coglie nelle interviste ai vari autori che pubblichiamo, indipendentemente dalla storia personale e dal genere di ritratto affrontato; prendiamo ad esempio la risposta di Iwona Pinkowicz alla domanda quale sia l’aspetto più importante da tenere in considerazione nella fotografia di ritratto: “Occorre che il ritratto sia coinvolgente, capace di suscitare emozioni forti in chi l’osserva. Di certo la fotografia di ritratto va oltre il semplice scatto a una persona, occorre che il ritratto parli allo spettatore. La fotografia di ritratto richiede al fotografo di saper scoprire l’emotività del proprio soggetto e di cogliere espressioni vere, non sorrisi di circostanza e sguardi vuoti: un luccichio negli occhi, un sorriso accennato, un’espressione di fiducia è ciò che cerco. Ed è importante trovare dei personaggi unici, interessanti, con i quali instaurare una connessione.”
Una domanda poi che qualunque fotografo di ritratto (e non solo) si pone è: quando è possibile fotografare una persona e pubblicarne il ritratto? Per districarsi nella normativa attuale vi forniamo delle linee guida distinguendo tra la possibilità di scattare e quella di pubblicare, che sono due questioni diverse. Vi proponiamo anche esempi pratici con fotografie relative ai vari casi che si possono presentare: quando il soggetto non è riconoscibile, oppure ha il volto in ombra, gli occhi coperti, o ancora i casi di uno scatto di strada con il soggetto riconoscibilissimo e quello a un personaggio pubblico o di una manifestazione, fino al caso della fotografia di cerimonia. Questi semplici consigli vi permetteranno di evitare antipatiche questioni.
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Come scegliere l’obiettivo adatto:
Guida all’immagine:
Le idee e i consigli dei professionisti: