Kolarivision ha aperto completamente la Nikon Z7 e Pat Nadolski su Kolari Vision ha commentato lo smontaggio; infatti se è vero che le specifiche tecniche permettono di capire molto della macchina, poterla osservare all’interno può rivelare molto di più.
La Nikon Z7 è costruita bene. Le tolleranze sono molto strette, le porte di connessione e i vani batteria e della scheda XQD sono ben sigillati contro gli elementi atmosferici; è quindi una macchina professionale, anche se sottile.
Abbiamo iniziato staccando il fondello e procediamo svitando con cura i vari componendi, ma prestando attenzione a disporre i vari componenti sul tavolo di lavoro.
Rimuoviamo poi l’oculare e quindi esaminiamo lo slot della scheda di memoria XQD; è evidente che lo spazio molto ridotto non permetteva l’inserimento di due slot.
Togliamo con attenzione il rivestimento dell’impugnatura e andiamo più “a fondo”.
All’interno notiamo la presenza di connettori che non abbiamo mai visto prima, nemmeno sulle fotocamere del 2018. Siamo colpiti anche dalla “pulizia” che osserviamo all’interno della fotocamera; non vediamo strati a protezione dal calore, né dissipatori di calore.
Stacccchiamo alcuni connettori e rimuoviamo viti; solleviamo la scheda madre e guardiamo al sotto.
Passiamo alla baionetta. E’ a protezione dalle infiltrazioni, come si può notare dalla guarnizione.
Diamo anche un’occhiata a ciò che si trova sotto la calotta
Passiamo ora al sensore e allo stabilizzatore: diverse molle robuste mantengono il sensore nella posizione per una corretta messa a fuoco.
Abbiamo notato che lo stabilizzatore della Nikon Z7 non si muove molto rispetto a quello di altre fotocamere come le Sony. Nonostante questo, secondo Nikon compensa fino a 5 stop, a fronte dei 5.5 dichiarati da Sony per la A7R III
Un altro aspetto particolare: il vetro che ricopre il sensore ha uno spessore che è circa la metà di quello della Sony (1,1 mm). Ciò significa che la Nikon potrebbe avere prestazioni migliori in interfacciandosi con gli obiettivi.