La mostra racconta una delle figure più rilevanti della fotografia del XX secolo, Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, detta Tina (per la madre Tinissima); nata a Udine nel 1896 e migrata con la famiglia prima in Austria e poi in America, approda a Hollywood poco più che ventenne, Modotti recita in alcuni film muti e si appassiona alla fotografia, grazie anche all’incontro con il fotografo Edward Weston.
Tessere relazioni è un aspetto ricorrente della vita della fotografa, che tra Messico e Stati Uniti incontra Diego Rivera, Frida Kahlo, Dorothea Lange e Roubaix de l’Abrie Richey (Robo), pittore e poeta e suo futuro marito: la sua scomparsa e quella del padre nel 1922 segnano fortemente la sua carriera. Partirà per il Messico con Weston per approfondire la conoscenza della fotografia. In questo paese Modotti affina tecnica e stile, realizzando “fotografie oneste”, libere da virtuosismi, prediligendo l’immediatezza senza rinunciare alla sperimentazione.
Nel corso della sua carriera, Modotti abbandona lo studio
delle nature morte focalizzandosi sempre più sulla persona, creando una originale
forma di documentazione sociale-antropologica accompagnata da forti rimandi
politici, come gli scatti dedicati alla fiera bellezza delle donne di
Tehuantepec (Messico) del 1929, carichi di un intenso messaggio sociale.
L’impegno civile evocato dalle sue fotografie si riflette anche nelle idee
politiche di Modotti – naturalmente propensa alle cause dei più deboli e mossa
da un’impellente necessità di azione – che non a caso nel 1927 aderisce al
partito comunista messicano.
Attrice, modella, attivista, autrice di saggi, pittrice e fotografa, la vita di
Tina Modotti è scandita da continui cambiamenti fino alla morte nel 1942 in Messico, luogo al
quale la sua vita e la sua produzione sono indissolubilmente legate.
È difficile scindere l’arte della fotografa dalla sua vita a
cavallo tra due guerre, in otto paesi, parlando cinque lingue differenti, e
proprio per questo la mostra di Torino si concentra sull’intensità della sua
produzione, cercando di lasciare da parte la biografia.
Le 300 fotografie esposte a Torino, provenienti da ricerche e prestiti da ben
32 archivi da tutto il mondo (da Honolulu a San Francisco, da Città del Messico
a Mosca, da Udine a Canberra), raccontano la poliedricità, le peculiarità
artistiche, l’indole curiosa, partecipe e libera di Modotti, che nel corso di
una breve ma intensa carriera è riuscita a catturare in ritratti di vita
quotidiana l’intensità e i contrasti dei mondi che ha attraversato, raccontando
l’ingiustizia, il lavoro, l’attivismo politico, la povertà, le contraddizioni
del progresso e del passaggio alla modernità.
La mostra
Accompagnata da un ricco catalogo edito da Dario Cimorelli Editore, è un’esposizione importante anche dal punto di vista documentale perché raccoglie materiali inediti, video, riviste, documenti, ritagli di quotidiani, ritratti dell’artista e fotografie che ricostruiscono anche la prima e unica esposizione che Tina Modotti realizzò nel 1929, importante testimonianza dell’arte della fotografa.
La mostra, inoltre, include un percorso di opere visivo-tattili accompagnate da audiodescrizioni che approfondiscono lo stile e la storia. La selezione comprende sia alcune delle immagini più note sia alcuni scatti meno conosciuti del lavoro dell’autrice.
Fino al 2 Febbraio 2025
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Via delle Rosine 18, Torino
Curatore: Riccardo Costantini
Promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e realizzata in collaborazione con Cinemazero,
https://camera.to/