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Fotografia.it

Lo sguardo intelligente e curioso di Carla Cerati

Redazione fotografia.it | 29 Febbraio 2016

Si è spenta pochi giorni fa a Milano Carla Cerati, quando mancavano solo pochi giorni al compimento dei suoi novant’anni. Dopo avere rinunciato nell’immediato dopoguerra a studiare scultura all’Accademia di Brera per dedicarsi invece alla famiglia, Carla scopre la fotografia alla fine degli anni Cinquanta: acquista a rate una Rolleiflex e comincia quasi per caso a realizzare delle foto di teatro che le aprono le porte a collaborazioni con riviste come L’Illustrazione Italiana, Vie Nuove e L’Espresso, ma anche con le riviste straniere, Du e Leader.
Continua a fotografare i personaggi del teatro e della cultura milanese, poi nel 1965 va in Sicilia e nel 1966 è a Firenze per documentare l’alluvione. Nel 1968 espone al “Diaframma” la mostra personale “Culturalmente Impegnati”, una serie di ritratti che vengono ripresi e pubblicati dalle riviste Fiera Letteraria, New York Times, L’Express, Time-Life e Die Zeit.
Nel 1969 pubblica con Gianni Berengo Gardin e Franco Basaglia il fotolibro “Morire di classe” sulla condizione dei manicomi, uno dei fotolibri più significativi dell’epoca. Intanto continua a fotografare Milano, diventando testimone attenta dei cambiamenti e degli avvenimenti, dalle lotte operaie e studentesche al processo Calabresi-Lotta Continua, dalle manifestazioni femministe ai funerali di Feltrinelli.
Fotografa la Spagna sotto il regime franchista e la “Milano da Bere” dei primi anni Settanta. Nel 1974 pubblica il dissacrante fotolibro “Mondo Cocktail” e nel 1979 il fotolibro di nudi “Forme di donna”, fortemente criticato dalle femministe.
Alla sua attività di fotografa affianca quella, che diventerà prevalente, di scrittrice. La fotografia le serviva per raccontare il presente, la narrativa per raccontare il passato, ambedue dimensioni vissute intensamente da Carla. Nel 1973 pubblica il suo primo romanzo “Un Amore Fraterno” a cui segue nel 1975 “Un Matrimonio Perfetto”. Successivamente pubblica un’altra dozzina di romanzi, l’ultimo dei quali nel 2009.
Molti dei suoi romanzi ottengono premi e riconoscimenti, mentre le viene negato qualsiasi riconoscimento pubblico per la sua opera fotografica. A partire dalla fine degli anni Settanta il suo interesse per la fotografia si affievolisce fino a spegnersi del tutto, perché delusa dalla superficialità e dall’arrivismo dell’ambiente e “disillusa dai meccanismi opportunistici e sbrigativi che dominano il settore”. Solo più tardi la sua opera viene “riscoperta” con la pubblicazione di fotolibri come “Scena e fuori scena” del 1991 e “Milano 1960-1970” del 1997. Vengono ripubblicati in una veste nuova anche “Morire di classe” nel 1998 e “Nudi” nel 2007.
Con la sua grande capacità comunicativa e di osservazione Carla era attiva in settori diversi della cultura, politicamente ed emotivamente schierata dalla parte dei perdenti e aliena da ogni forma di potere, politico, economico o culturale.
Donna intelligente, dalle mille curiosità, non le è mai stata perdonata la vastità dei suoi interessi. La sua capacità di passare attraverso temi diversi, dalla cronaca all’indagine sociologica, dai manicomi alle feste galanti, dal teatro alla ricerca estetica del corpo, è stata scambiata per una forma di irrequietezza, difficilmente controllabile da parte di committenti ed editori. La franchezza del suo sguardo, la sua capacità di sintesi, il rifiuto del bello nei confronti del vero, la difficoltà con cui le sue immagini potevano essere gestite ed incanalate nei meccanismi delle comunicazioni di massa asservite alla ideologia dominante, sono state pagate con una sorta di emarginazione, di allontanamento e di censura. Specialmente negli anni in cui la fotografia italiana celebrava il suo trionfo nei settori effimeri della moda, del glamour e della pubblicità, attirando talenti ed investimenti ma trascurando o boicottando progetti impegnati come “Milano metamorfosi” e relegando nell’ombra personaggi come lei.
Oggi Carla è uscita oggi discretamente dalla scena per entrare definitivamente nella storia.
Danilo Cecchi

Redazione fotografia.it
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