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Fotografia.it

Leica censura se stessa: il business è più forte dei diritti civili

Redazione fotografia.it | 21 Aprile 2019

Ma cos’è successo?
L’agenzia brasiliana F/Nazca Saatchi & Saatchi ha realizzato per Leica il bellissimo spot “Leica – The Hunt” (che pubblichiamo) che però ha toccato un nervo scoperto del governo cinese chè è subito intervenuto vietando la parola Leica sui social media e rimuovendo il video da YouTube.

Questo è quanto riporta Reuters:
L’hashtag “Leica insulta la Cina” è apparso Weibo, l’equivalente cinese di Twitter; gli utenti hanno lasciato centinaia di commenti sull’account Weibo ufficiale di Leica criticando la società per il video. “Vattene via dalla Cina”, ha pubblicato un utente.
Altri si sono rallegrati come audace iniziativa in vista del trentesimo anniversario della repressione del 4 giugno del 1989, ma la maggior parte dei messaggi sono stati cancellati dai social media cinesi.
Agli utenti è stato anche impedito di pubblicare messaggi utilizzando il nome inglese o cinese di Leica con l’avvertimento di stare violando il regolamento della comunità di Weibo.

Ecco cosa ha detto la portavoce di Leica Emily Anderson al South China Morning Post di Hong Kong:
“Leica Camera AG prende le distanze dai contenuti mostrati nel video e si rammarica di eventuali malintesi o conclusioni errate che potrebbero essere state tratte.”
La società ha garantito che il film non verrà condiviso sui social media di Leica.

Ma lo spot?
La camera di un hotel. Un fotoreporter, braccato dalle autorità cinesi, cattura lo scatto del “tank man”, il ragazzo che il 5 giugno del 1989 ha affrontato da solo un carro armato dell’esercito di Pechino durante le proteste di piazza Tienanmen.
Lo spot dura quasi cinque minuti e mostra chiaramente il marchio Leica.

Redazione fotografia.it
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