Pablo Acevedo Noda – Head of Development & Engineering Mobile Leica racconta il “dietro le quinte” della collaborazione tra Xiaomi e Leica, un’intervista che spazia dal nuovo Optical Institute alla “teoria del tutto”.
Nel panorama moderno la collaborazione tra due aziende non si limita “all’apposizione di un bollino” come molto spesso si sente dire. Certo, questo tipo di partnership fanno bene al posizionamento di mercato di ogni brand coinvolto, permettendogli un’espansione in mercati dove fino a poco tempo prima non era un player riconosciuto. E questo è sicuramente un dato di fatto: Leica ha da sempre avuto la sua nicchia in Occidente ed è grazie alla spinta di brand come Hauwei prima e Xiaomi ora che si sta ritagliando una fetta di popolarità anche in Oriente; di contro Xiaomi, avvalendosi di un marchio come quello tedesco, può più facilmente essere riconosciuta come un’azienda che fa del suo essere “global” non solo un numero statistico relativo ai pezzi venduti. Ma quindi cos’è? È un ventaglio di nuove possibilità non solo per il consumatore ma per le stesse aziende, una spinta per creare nuove tecnologie, un’opportunità di crescita reciproca. Una simile collaborazione ha infatti portato svariati vantaggi ad entrambe: in dote a Leica tecnologie come il Pixel Binning ed un nuovo approccio alla fotografia computazionale, in dote a Xiaomi una buona dose di progettualità e precisione tipicamente teutonica soprattutto lato fotografico grazie a processi che altrimenti avrebbero comportato anni e anni di ulteriore sviluppo.
A generare questo mix vincente sembra però la posizione di interscambio paritario che Xiaomi e Leica sono riusciti a creare. Leica non si limita a supervisionare che i suoi schemi ottici siano rispettati, come avveniva in passato, ma ha abbracciato un approccio più “olistico” allo sviluppo del comparto fotocamera. L’olismo è una posizione teorica secondo la quale le proprietà di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente tramite le sue singole componenti, poiché la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore, o comunque differente, delle medesime parti prese singolarmente. Allo stesso modo, per creare uno smartphone fotografico perfetto non ci si può limitare allo sviluppo dell’hardware. Ed è per questo che, dopo il vincente sviluppo di Xiaomi 13 Ultra, da giugno scorso le forze di queste due realtà si sono unite nel nuovo Optical Institute mettendo in campo oltre 200 tra esperti ed ingegneri che lavoreranno in tre importanti laboratori a Pechino, una superficie totale di 2644 m², incentrati sullo sviluppo di quattro fattori principali: la progettazione di lenti ottiche di ultra-precisione in forma compatta, il raggiungimento di prestazioni ideali nella fotografia computazionale, il rispetto dei più alti standard ottici per le lenti e la ricerca e l’applicazione di tecnologie optoelettroniche all’avanguardia.
Per sapere qualcosa in più di questa collaborazione e per capire quali siano i punti vincenti del nuovo Xiaomi 14 Ultra, il primo smartphone ad uscire dall’Optical Institute, ho avuto la possibilità di scambiare due parole con Pablo Acevedo Noda, Head of Development & Engineering Mobile Leica durante il Mobile World Congress di quest’anno.
A quali aspetti lavorate nell’Optical Institute e quali sono le novità rispetto al passato?
“Nel nuovo Optical Institute svolgiamo ricerca e sviluppo a più stadi, per migliorare sempre di più la qualità fotografica dei nostri smartphone. D’altronde è anche l’unico modo per capire se una tecnologia può funzionare oppure no: dalla struttura interna delle lenti alla loro meccanica fino ad arrivare ad un aspetto cruciale come l’ingegneria elettronica che andrà a muovere tutto. Per questo motivo mi piace dire che abbiamo un approccio “olistico” al modulo fotocamera, perché avere un’immagine di qualità non è solo una questione di hardware ma anche di software, lo sviluppo del processore è importantissimo ad esempio. Non posso entrare nel dettaglio delle singole procedure ma posso dire che rispetto al passato è l’ambiente di lavoro ad essere totalmente cambiato: essendo così tanto più grande permette una costante comunicazione tra i due team.”
Xiaomi 13 Ultra ha stabilito un benchmark per quanto riguarda la qualità d’immagine anche nei confronti della concorrenza. Sotto quali aspetti il nuovo 14 Ultra risulta migliore?
“A dire il vero sono davvero tanti ma ovviamente mi piace focalizzarmi sulla parte hardware perché è quella in cui Leica fornisce il maggior effort. I due aspetti che preferisco di questo device sono le due fotocamere con teleobiettivo: permettono di avvicinarsi ancora di più al soggetto, quasi di ottenere un rapporto macro. Il tutto anche grazie all’apporto delle lenti flottanti che ottimizzano le prestazioni dell’obiettivo al variare della distanza di messa a fuoco. Tutto ciò si traduce in una maggiore versatilità in ogni condizione.”
Ulteriore punto cardine di Xiaomi 14 Ultra è l’apertura variabile: come mai siete passati alla tecnologia stepless?
“Nelle foto di gruppo ad esempio possiamo chiudere o aprire il diaframma per avere tutti perfettamente a fuoco oppure possiamo sfruttarlo per avere un minor tempo di scatto nella fotografia in condizioni di luce scarsa. Poter selezionare solo due stop come avveniva sul modello dello scorso anno voleva dire avere solamente due possibilità. Rispetto alle svariate possibilità di oggi ci sembrava limitante per cui abbiamo lavorato tanto con Xiaomi per definire una logica comune e per rendere questa funzione utile ed utilizzabile in tante situazioni in più.”