Si è spento all’età di 95 anni a New York il grande Elio Romano Ervitz, in arte Elliott Erwitt, un uomo, un fotografo, che non amava essere messo in una categoria ma che, semplicemente, l’ha fatta.
“La foto che feci a Mosca, ad esempio, a Nixon che punta il dito sul petto di Kruscev. Io ero lì per fotografare frigoriferi a una fiera di prodotti americani, loro si misero a discutere davanti a me. Io mi preoccupavo solo di trovare una buona inquadratura. Poi Nixon la usò per una sua campagna elettorale, per fortuna quella volta non vinse. Ecco, quella foto ha mosso qualcosa, ma io non c’entro.”
Ecco, questo era Erwitt, che ricordiamo come testimone del suo tempo ma anche e soprattutto come fine umorista. In una carriera lunga circa 70 anni ha fotografato politici, attori e bambini, passando dai grandi avvenimenti storici alla quotidianità. Senza dimenticare forse il suo soggetto preferito: i cani. “Loro mi capiscono, hanno più personalità, non ti chiedono di mandargli la foto e non devi fargli firmare la liberatoria”, com’era solito dire. “Di me dicono che sono un umorista soprattutto a causa delle mie foto dei cani che saltano quando gli abbaio o suono la trombetta. La cosa più difficile e utile al mondo è far ridere la gente.” La trombetta era anche uno degli oggetti che utilizzava per mettere a proprio agio le persone durante uno shooting.
All’anagrafe Elio Romano Ervitz, nato a Parigi il 26 luglio 1928, da genitori ebrei di origini russe trascorse la sua prima infanzia a Milano. Lì rimase fino alla promulgazione delle leggi razziali che lo obbligarono a trasferirsi in USA. Prima di approdare a New York e studiare cinema alla New School of Social Research, studiò fotografia al Los Angeles City College. A New York conobbe Robert Capa che nel 1955 gli offre l’opportunità di unirsi alla Magnum Photos, fondata nel 1947. Nelllo stesso anno il direttore del dipartimento di fotografia del MoMA di New York, Edward Steichen, seleziona alcune delle sue fotografie per la celebre mostra “The Family of Man”. Lo stesso Museum of Modern Art ospita la sua prima mostra personale nel 1965. Da allora, le fotografie di Erwitt sono state esposte in musei e gallerie di tutto il mondo e pubblicate in molti libri.
“Raramente metto in scena immagini, le aspetto. Potrebbe accadere qualcosa oppure no. E questa attesa è una cosa meravigliosa: le cose possono succedere.”
Elliott Erwitt
Ebbe anche un breve excursus nel cinema assieme ai suoi colleghi Eve Arnold, Cornell Capa, Henri Cartier-Bresson, Bruce Davidson, Ernst Haas, Erich Hartmann, Inge Morath e Dennis Stock, come ci ha ricordato anche la recente mostra Misfits al Forte di Bard. Una delle protagoniste, Marilyn Monroe, fu una delle grandi star immortalate durante la sua carriera assieme a Che Guevara.
Senza dimenticare politici e presidenti come Richard Nixon e Krusciov. Anche nel più classico fotogiornalismo in bianco e nero, non perdeva mai l’ironia.
Il suo occhio, il suo senso per ciò che lo circondava e per le grandi e piccole sfumature della vita quotidiana, lo hanno reso uno dei fotografi più grandi di sempre. Oggi la fotografia perde un pezzo importantissimo della sua storia.
Ma chissà, forse ad Erwitt tutta questa tristezza non piacerebbe neanche in questo momento, per cui meglio ricordarlo con le parole di un altro grande maestro come Ferdinando Scianna che, con disarmante semplicità, sono un sunto di ciò che è stato. “Le foto di Elliott dovrebbero essere messe in ogni survival kit. Quando sei disperato, possono salvarti la vita.”