Per Gianni Berengo Gardin la fotografia non è solo una professione o una passione nata con prepotenza, è un modo di vita e un’opportunità imprescindibile per rapportarsi con la realtà e con le persone. La “sua” Leica non è uno strumento di lavoro, è una vera e propria appendice del suo corpo, una sorta di protesi meccanica attraverso la quale vedere i cambiamenti del mondo e cercare il modo di poterli raccontare.
È naturale allora che Gianni Berengo Gardin identifichi la sua figura e la sua storia con il suo Archivio, quello con la A maiuscola. Per un fotografo l’archivio è la cassaforte di un’esistenza, è la testimonianza di un lavoro fatto con passione; Gianni Berengo Gardin è solito dire “sono una persona fortunata perchè per tutta la vita ho fatto un lavoro che mi piace”. E non potrebbe essere altrimenti, vista la corposità dell’archivio (più di 2 milioni di scatti) pari come consistenza solo ai libri che a pubblicato (263 volumi). L’ultimo di questi libri, “Cose Mai Viste: fotografie inedite” (pubblicato da Contrasto), accompagna l’omonima mostra allestita negli spazi del Ma.Co.f – Centro della fotografia italiana (dal 25 febbraio al 21 maggio a Brescia) ed è la dimostrazione di come certe immagini si consolidano nel tempo e non solo resistono al loro naturale logoramento ma, grazie al processo di storicizzazione cui sono soggette, diventano ancora più rappresentative.
Rileggere un così vasto archivio alla ricerca di storia e di storie, forse dimenticate o semplicemente messe in attesa, non deve essere stato facile ma sicuramente intrigante, ricco di quelle stesse emozioni di quando sono state fatte.
“Conosco bene Gianni, con il quale sono legato da una sincera e condivisa amicizia, e ho la certezza del suo entusiasmo nel momento della selezione e, una volta entrato nello scrigno dei negativi, del suo attento approccio a una lettura trasversale del proprio lavoro.” dice Renato Corsini, direttore artistico di Ma.Co.f. “È facile, per molti autori, essere identificati attraverso un’immagine-icona del proprio lavoro, ben più difficile lo è con un inedito: Gianni Berengo Gardin ci riesce con naturalezza, forte anche della conoscenza e dell’attenzione che chiunque si avvicina alla fotografia nutre nei suoi riguardi. Tutti consapevoli di essere di fronte a un grande maestro: di se stesso ama dire “Sono un fotografo e non un artista”. Sicuro di farlo arrabbiare se aggiungo la parola “poeta”.” Un patrimonio culturale, il suo archivio, che è destinato a diventare percorso obbligato per chi vuole conoscere la fotografia della seconda metà del Novecento.
“Vera fotografia, non modificata al computer”, come recita il timbro posto sul retro di tutte le sue immagini stampate rigorosamente su carta baritata ai sali d’argento: alla faccia degli insipidi scatti col telefonino, destinati all’oblio e alla facile evaporazione sugli schermi di qualche tablet, alla faccia dei selfie, riti collettivi del narcisismo quotidiano, e di quanti credono di essere fotografi solo perché affetti da scatto compulsivo.
In quest’ultimo suo libro Gianni Berengo Gardin ci offre un ulteriore saggio, se ancora ce ne fosse bisogno, del suo personalissimo “stile”, dell’immediata riconoscibilità di ogni sua fotografia.
“Cose Mai Viste: fotografie inedite”
Ma.Co.f – Centro della fotografia italiana
Dal 25 febbraio al 21 maggio 2023
Brescia, via Moretto 78