Episodio quantomeno singolare quello accaduto a George Steinmetz, collaboratore del National Geographic e vincitore di vari World Press Photo per il suo lavoro documentaristico: si è visto sequestrare il drone e citare in giudizio dal Dipartimento di Polizia di New York perché stava volando su Hart Island.
In una recente intervista a DpReview, proprio Steinmetz parla di intimidazione da parte della polizia nei suoi confronti: “I’m not trying to be an advocate, but my encounter with the NYPD [on Tuesday] was not about any safety or privacy considerations that I assume the law was designed for. The officers who cited me were not local, and appeared to be working in conjunction with city employees involved with Hart Island interments. It was a clear example of a law being used for petty press intimidation. It doesn’t look good to see the city’s poor treated like toxic waste.” Fortunatamente George Steinmetz ha tenuto la memory card e ha pubblicato su Instagram le immagini scattate con il drone prima del sequestro.
Ma perché è successo? Hart Island è un’isola lunga circa 1.5 Km al largo del Bronx con una storia particolare: prima campo di addestramento, poi campo di prigionia, poi luogo per la quarantena durante la febbre gialla del 1700 ed infine campo di sepoltura per tutti i deceduti non reclamati..ovvero per i poveri, i senzatetto e tutti i corpi che, passate le due settimane in obitorio, non venivano richiesti da parenti stretti o amici. Su Hart Island nessuno può accedere, solo l’Amministrazione. In questo periodo, a causa della pandemia di Covid-19, lo stato di New York sta utilizzando l’isola per seppellire le vittime non reclamate di coronavirus. Sepolture che sono aumentate drasticamente e che George Steinmetz voleva documentare con il suo drone.