“Fotografia” è femminile, così come sono femminili i termini pittura, scultura, letteratura, poesia, musica, arte, e via componendo. E sono molte le donne che sono passate dal lato opposto dell’obiettivo per trasformarsi da modelle in fotografe.
Se è lunga, anzi, lunghissima, la lista delle donne che, a partire dalla metà dell’Ottocento fino ad oggi, hanno scelto la fotografia come mestiere, professione o arte, con risultati molto spesso di grande qualità, è certamente più corta la lista degli storici che hanno trattato in maniera organica il tema della fotografia femminile, o se preferiamo, della fotografia femminista, perché molte donne hanno scelto la fotografia proprio come uno strumento di emancipazione economica e sociale e come mezzo di affermazione individuale e culturale. Nella prima edizione del 1994 del suo volume “A History of Women Photographers” Naomi Rosemblum sottolinea l’assenza del riconoscimento del contributo delle donne fotografe alla storia della fotografia e da allora sono passati quasi trent’anni, con due nuove edizioni ampliate della stessa opera, pubblicate nel 2000 e nel 2010.
Nell’ultimo decennio le pubblicazioni sul tema si sono invece moltiplicate, da quelle di carattere generale, come “Women Photographers (From Julia Margaret Cameron to Cindy Sherman)” o “Une Histoire Mondiale des Femmes Photographes” a quelle più settoriali come “Behind the Camera (American Women Photographers), “The New Woman Behind The Camera” “Women in the Dark – (Female Photographers in the US 1850-1900)” e “Women Photographers: Contemporaires 1970-Today”.
Fra le opere in italiano “L’altro sguardo (Fotografie italiane 1965-2018)” e la trilogia “Donne fotografe: Pioniere (1851-1936) – Rivoluzionarie (1937-1970) – Visionarie (1970-2010)”, oltre al recente “10×10 – Storie di Donne Fotografe”, tratto da una miniserie video.
Senza dimenticare il numero 56 di Progresso Fotografico: Sguardo di donna.
Visitabile dal 18 giugno al 2 ottobre alla Villa Bardini, Forte Belvedere, la mostra, curata da Emanuela Sesti e Walter Guadagnini, espone oltre 250 opere di donne fotografe. Alcune delle autrici vengono dal passato, lontano o recente, come la dagherrotipista francese Bernardine Lejeune (in arte LEBA, per le opere firmate in coppia con il marito) e la più nota Julia Margaret Cameron, fino alle famose fotografe del Novecento, come Dorothea Lange, Margareth Bourke-White, Lucia Moholy, Diane Arbus, Bettina Rheims e le italiane Lisetta Carmi, Maria Mulas e Ketty La Rocca. Una sezione speciale è dedicata alle sorelle triestine Wanda e Marion Wulz ed alla fotografa ed artista futurista Edith Arnaldi (in arte Rosa Rosà).
Completano il quadro le opere di dieci giovani fotografe contemporanee, selezionate fra le fotografe emergenti della generazione post-1980. Si tratta di fotografe, o artiste fotografe, o meglio ancora artiste visuali, che utilizzano il mezzo fotografico in maniera tradizionale o innovativa. I loro nomi sono Eleonora Agostini, Arianna Arcara, Federica Belli, Marina Caneve, Francesca Catastini, Myriam Meloni, Giulia Parlato, Roselena Ramistella, Sofia Uslenghi ed Alba Zari.
Sono tutte inserite nel panorama fotografico e artistico internazionale e si pongono in un confronto o scontro ideale con le fotografe del passato recente e più lontano, sottolineando continuità e discontinuità, analogie e rotture.
Nel corso della esposizione sarà possibile incontrare le fotografe.