Presso la Fondazione MAST di Bologna è in visione, fino al 3 maggio, una première curata da Urs Stahel, comprendente 190 fotografie di un maestro che, nato nel 1878 a Monaco di Baviera si è riscoperto solo a metà degli anni novanta per opera della società di servizi museali Curatorial Assistance, Inc. con sede a Pasadena, California. Gli scatti sono di un’importanza documentaria notevole perché, fortunatamente recuperati in un archivio londinese dove si erano incredibilmente persi, ritraggono con arte e ricchezza di dettagli le industrie in vari paesi del mondo, fra il 1912 e il 1937. Emil Otto Hoppé è considerato l’ultimo fotografo modernista. Autore assai versatile, egli si cimentò col ritratto immortalando le più illustri personalità del tempo, da Albert Einstein a Mussolini, nonché le donne più affascinanti; con la fotografia di viaggio che lo portò in ogni angolo del mondo, dagli USA alla Nuova Zelanda; con la fotografia industriale, che ci riporta nelle città avveniristiche dove fervevano alacri le officine, dove il progresso dava la carica, dove le turbine, i pozzi petroliferi, gli oleodotti, le gru e i pali telegrafici rigavano un paesaggio futuristico incessantemente al lavoro. Stregato dalle possibilità della tecnica e della scienza, egli cantò, con la sua arte, la spiritualità delle masse fisiche, la poesia degli impianti ciclopici e la bellezza insita nella mente umana impegnata a trasformare la materia grezza in un dirigibile Zeppelin.
Emil Otto Hoppé: Fotografie industriali, 1912-1937
presso MAST, Bologna
fino al 5 maggio 2015
