(Da una personale esperienza di visita) Si è accolti poco oltre la porta del PAC di Milano da una proiezione in dimensioni murali la quale riesce perfettamente, nel suo essere del tutto priva di commento vocale o scritto, a comunicare al visitatore il senso di devastazione causata dal terremoto che ha colpito il centro di Amatrice (e non solo, essendo i danni del sisma visibili per chilometri attorno alla cittadina) il 24 agosto 2016. A dire il vero un commento sonoro è presente all’interno del montaggio video. Si tratta dell’incessante, continuo, a suo modo cadenzato insieme di tonfi, crepitii, gorgheggi dei macchinari di movimentazione del terreno chiamati, presumibilmente ad occhio due o tre mesi dopo il sisma, a ridare una qualche forma allo sfacelo compiuto dalle scosse di quella notte. La sensazione di chi, come me, vi assiste è la medesima dell’osservare un paesaggio post bellico, bombardato poche giornate prima, giusto il tempo necessario a non lasciare traccia di fumo o polveri ma solo macerie. Biscotti sbriciolati in una scatola. In alternativa lo scenario è quello di una discarica di detriti edili depositati in quantità industriale ai margini delle strade da chissà quanti mezzi pesanti. Solo che in questo caso i detriti sono lì al loro proprio posto originale, visto che ancora e chissà per quanto quei mezzi dovranno trovare cosa farne. Cosa non da poco, vi direte, dopo avere visto per intero questo impressionante video-documento. L’accoglienza è quindi solenne alla mostra che presso il PAC di Milano accoglie il lavoro di 13 adolescenti di Amatrice (li cito doverosamente dopo) i quali hanno avuto modo di raccontare il loro mondo, ferito oltre ogni possibile immaginazione per chi, come chi scrive, ha vissuto tali eventi da lontano o al massimo di passaggio mesi dopo. Le immagini esposte, egregiamente riprodotte per altro, sono il frutto di un workshop o corso o chiamatelo come volete che l’associazione RiScatti Onlus ha ideato ed organizzato (da propria tradizione e natura fondatrice per mano e cuore di Federica Balestrieri) proprio con il fine di coinvolgere un gruppo di ragazzi in età scolastica secondaria originari di quelle aree colpite e ivi presenti al momento del dramma. Finalità ultima il duplice intento di consentire loro, da un lato, di esprimere come nessun altro avrebbe saputo fare la propria esperienza passata, presente e, credo di poter dire, il proprio immediato futuro mentre dall’altro il provvedere con il proprio lavoro ed impegno ad una eccezionale forma attiva di raccolta di fondi (catalogo e fotografie sono tutti in vendita, secondo varie modalità di contribuzione) destinati ovviamente a sostenere progetti in loco (un nuovo Centro Giovani nello specifico) per una gioventù cui è stato imposto di diventare adulta nell’arco di una manciata di minuti. Sul campo il progetto è stato condotto da Amedeo Novelli e Stefano Corso, giornalisti, fotografi, reporter ed altre cose ancora (tra cui WJ – Witness Journal) dei quali il primo è responsabile per RiScatti dei progetti fotografici inclusivi di cui questo è soltanto un esempio. Vi lascio approfondire liberamente le meritorie attività presenti e passate dell’associazione dal loro sito web ri-scatti.it per non togliere spazio al lavoro di questi incredibili ragazzi. Torniamo alla mostra. Ogni spazio dedicato ai giovani fotografi-reporter si snoda all’interno delle ormai celebri sale del Padiglione di Arte Contemporanea di Milano e si apre con colori, hashtag e frasi scelte da ognuno di essi a testimoniare le proprie passioni ed interessi. In particolare troverete in principio di ogni sequenza di scatti il ritratto di colui o colei (più probabilmente dato il rapporto di 12:1 per le ragazze!) che ne è autore o autrice ed un racconto di quello che è il ricordo dei momenti che hanno cambiato la loro vita. Leggerli è toccante, sconvolgente, commovente. Sono ragazzi che hanno fatto i conti con la perdita di tutto: genitori, parenti, amici, casa, scuola, oggetti, passioni. Uscirne senza parlare è lecito. Anche con qualche lacrima è onestamente del tutto naturale. Siccome però parliamo (anche) di fotografia forse a qualcuno potrebbe interessare, e non dico a torto, l’avere anche una motivazione alla visita in termini di quello che possa essere il riscontro estetico degli scatti presentati. Ecco, credo che su questo punto vi sia da dire parecchio dato che un elemento che si riesce comunque a percepire nonostante il poderoso carico empatico che permea la visita, è proprio l’eccellente qualità di questi fotogrammi. Io non so se questi ragazzi avessero prima di questa esperienza una qualche assonanza preesistente con la fotografia o se tutto il merito venga dall’opera di Amedeo Novelli e dei suoi collaboratori sul campo (mi scuso per non citarli tutti ma non potrei farlo per mia mancanza) ma le fotografie prodotte e qui riprodotte non lasciano adito a critiche di sorta nei confronti del fatto che esse costituiscano oggetto di esposizione e vendita all’interno di una galleria di arte di questa caratura. Si percepisce di certo la presenza di una mano professionale che ne abbia curato la postproduzione e la stampa, ma questo mi pare ovvio. Gli scatti restano però in linea con il più limpido e puro stile reportagistico: nitidi, chiari, comprensibili e naturali al massimo grado. Niente storpiature o effetti che ne minino credibilità e direttezza. Vi troverete molto di quei momenti rivisti attraverso i resti di vite talvolta scampate al disastro e talvolta no. E’ ciò che vi racconteranno gli scritti stessi dei ragazzi. Una visita a ‘Da Zero’ può essere anche considerata doverosa se volete prenderla dal punto di vista della consapevolazza sociale ma se anche questa leva non dovesse convincervi io vi invito a giudicarla necessaria e assolutamente meritevole per l’eccellenza del lavoro di documentazione e di racconto che essa svolge. Con ottime fotografie, se occorresse ancora dirlo. Gli autori in mostra sono Vanessa e Flaminia Bakaj, Manuela Bonanni, Martina Capone, Victoria Conti, Elisa Etrusco, Silvia Guerrini, Livia Micozzi, Maria Grazia Morante, Serena Natalucci, Giorgia Paoletti, Tatiana e Roberto Spurio. (di EGT.)
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"Da Zero"
Pac
Padiglione d’Arte Contemporanea
09 Marzo 2018 – 18 Marzo 2018
Orari della mostra: tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30
Ingresso libero
Via Palestro, 14
20122 Milano
+39 02 8844 6359