Cavallo di battaglia della nuova Nikon Z6 III è un sensore “parzialmente Stacked” da 24 Mpxl, una vera novità in questo segmento. Ma cos’è ed in cosa si differenzia da un classico sensore impilato?
Forte delle sua tecnologia, Sony è sempre stata la prima azienda ad innovare nel segmento mirrorless. Uno dei veri punti di svolta è stata la creazione di un sensore Stacked, impilato su più strati: il primo è quello composto dai pixel che catturano la luce, il secondo contiene la circuiteria e ha una memoria integrata (DRAM), il terzo è quello del processore d’immagine. Grazie a questa struttura la velocità di lettura e scrittura dell’immagine viene aumentata di circa venti volte se paragonata a quella di un classico sensore CMOS, permettendo la registrazione di video 6K/8K, slowmotion fino a 240 fps, raffiche fino a 120 fps e calcoli esposimetrici fino a 60 volte al secondo.
Ma un sensore di questo tipo è molto costoso e questo, assieme all’approvvigionamento dei materiali costruttivi, è una delle cause per cui il prezzo delle fotocamere di oggi si è stanziato verso l’alto. Per poter quindi offrire una macchina prestazionale che “abbagliasse” la concorrenza pur mantenendo un prezzo umano, Nikon ha deciso di trovare un compromesso che mettesse d’accordo tutti: un sensore parizalmente Stacked dove la circuiteria non è spalmata interamente nel secondo strato.
Nei comunicati di Nikon si aggira sempre il punto cardine, non si spiega precisamente cosa sia e come funzioni. Ma, come sempre, in aiuto arrivano le immagini. Come si può notare infatti il sensore si presenta con due “bande”, una in alto ed una in basso. Ed è al loro interno che è stoccata la circuiteria, lasciando quindi al secondo strato unicamente la memoria DRAM che serve a gestire il buffer della fotocamera. In questo modo quindi si possono raggiungere velocità ottimali, quali da top di gamma, facendo salvi i costi di sviluppo (che incidono poi sul portafoglio): raffica fino a 120 fps, video 6K/60p e una velocità di lettura/scrittura invidiabile anche dalle vere e proprie ammiraglie.