Avreste mai pensato che è possibile fotografare con una pellicola scaduta 70 anni fa? E’ l’esperimento ideato da Guido Tosi che ha scoperto negli Stati Uniti una pellicola Supreme Pan (Ansco) e, dopo averla bobinata in dieci rullini, l’ha affidata ad altrettanti fotografi che l’hanno esposta e sviluppata in modo personale. I risultati sono ottimi, tanto che hanno dato vita ad una mostra itinerante.
Per le antiche tecniche abbiamo ripercorso gli esperimenti di Talbot la cui intuizione, il calotipo, anticipa la moderna fotografia a pellicola in quanto si basa su un negativo riproducibile infinite volte mentre il dagherrotipo è un “pezzo unico”. Ovviamente all’inizio Talbot dovette superare il problema dei lunghissimi tempi di esposizione, oltre che del fissaggio dell’immagine, ma quel procedimento è oggi ripetibile con prodotti reperibili sul mercato, come ci dimostra Alberto Novo.
La conservazione delle stampe nel tempo è un aspetto di grande importanza nel mercato collezionistico; chi mai farebbe investimenti in un foglio di carta se l’immagine si dissolvesse?
La tecnologia chimica è ormai collaudata e garantisce una buona stabilità nel tempo, ma a patto di prestare attenzione ad una serie di passaggi fondamentali; questo articolo ci descrive quali. La tecnologica digitale oggi può solo simulare quello che sarà il comportamento delle carte tra cento e più anni, ma ci sono alcuni procedimenti raccomandati.
La Minolta SRT costituisce una famiglia di macchine fondamentale nella storia di Minolta: è la sua risposta alla Asahi Pentax Spotmatic che per prima utilizzò un esposimetro per la misurazione TTL. La Minolta SRT 101 è del 1966, poi nel corso di circa quindici anni si succedettero sette modelli per una produzione di oltre un milione ed ottocentomila apparecchi. L’articolo di Danilo Cecchi e Andrea Aprà descrive in modo approfondito tutta l’evoluzione sia delle fotocamere che degli obiettivi.
La Leica M-A invece è del 2014, eppure è priva di esposimetro. Leica infatti non ha mai avuto esposimetri incorporati fino al 1971 quando è stata presentata la M5, per cui il fotografo doveva affidarsi a una misura a stima o al Leicameter accoppiato alla ghiera dei tempi di scatto, o ancora ad esposimetri esterni. Gerardo Bonomo l’ha provata insieme ad un esposimetro Sekonic riscoprendo il fascino di una fotografia tanto diversa da quella digitale.
Infine Giuseppe Palmas, che ci racconta la “dolce vita” e gli anni post-bellici del boom economico, dagli attori famosi alle starlette, dalle gite fuori porta alle prime vacanze al mare, dai tavolini dei bar di via Veneto alle trattorie di Trastevere; Giuseppe Palmas sapeva coinvolgere i protagonisti dei suoi scatti ed entrare in sintonia con loro.
Non manca il consueto articolo sul mondo delle aste e del collezionismo, dove si trovano anche pezzi ed oggetti realizzati in epoca moderna “ad hoc” per i collezionisti dal gusto un poco facile e più propensi allo stupore che allo studio o alla conservazione.
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