Nella serata di ieri la World Photography Organisation e Sony hanno annunciato i vincitori dei Sony World Photography Awards 2025: il vincitore assoluto di quest’anno è Zed Nelson con il progetto The Anthropocene Illusion.
The Anthropocene Ilusion sottolinea la disconnessione tra il degrado ambientale percepito e quello effettivo, è un progetto che si estende su quattro continenti ed è stato girato in 14 paesi. Nelson esplora il rapporto tra l’uomo e la natura,mette in evidenza l’artificialità di queste esperienze, come i safari in Africa, dove gli animali sono visti come gli ultimi sopravvissuti di un habitat che esiste principalmente per l’intrattenimento umano. La conservazione della natura diventa solo un’illusione. Il progetto esamina gli spazi artificiali creati dall’uomo come mezzo per “sperimentare” e interagire con la natura, dai parchi safari, alle riserve naturali e ai resort, ai musei di storia naturale, agli zoo e alle città sostenibili. Nelson usa queste costruzioni come lente attraverso cui esplorare la dissonanza tra il desiderio umano di rimanere in contatto con la natura e la continua distruzione ambientale causata dall’attività umana.
“In questi luoghi gli animali sono quasi come attori a cui abbiamo permesso di sopravvivere per il nostro intrattenimento e la nostra rassicurazione mentre il resto del loro habitat naturale viene distrutto. Milioni di persone ogni anno entrano nei parchi naturali, chiusi nelle loro auto con l’aria condizionata, scattando foto dai finestrini come se fosse una cosa normale. Il titolo del mio lavoro significa proprio questo: l’idea illusoria della natura in cui ci stiamo nascondendo e ritirando.” ha commentato l’autore.
“The Anthropocene Illusion illustra un mondo in cui i confini tra reale e artificiale si confondono, in cui la natura selvaggia sopravvive in recinti controllati e in cui la nostalgia umana per la natura si esprime attraverso lo spettacolo piuttosto che con l’azione.” – ha commentato Monica Allende, presidente della giuria 2025 Professional – “Il lavoro di Nelson costringe gli spettatori a interrogarsi sul proprio ruolo in questo paradosso e a considerare le conseguenze di una società sempre più distante dal mondo naturale. Questo progetto, estremamente attuale, racconta una delle storie più importanti della nostra epoca ed è oggi più necessario che mai”.
Zed Nelson è stato selezionato tra i 10 vincitori di categoria del concorso Professional, di cui ha vinto la sezione Wildlife.
Architecture
Ulana Switucha (Canada) per il progetto “Tokyo Toilet”
“La convenienza pubblica non deve essere solo utilitaristica, ma può anche essere integrata in edifici belli e artistici, come dimostrato dall’architettura giapponese. L’arte degli edifici e l’innovazione dei designer orientali si fondono con l’ambiente circostante, creando spazi che sono sia funzionali che esteticamente piacevoli. È importante considerare il valore di un design pubblico che unisca bellezza e funzionalità. La progettazione di tali spazi dovrebbe riflettere un equilibrio tra esigenze pratiche e aspirazioni artistiche, offrendo opportunità per godere di un design di alta qualità.”
Creative
Rhiannon Adam (Regno Unito) per Rhi-Entry
La Luna non è per tutti: solo 24 persone ci sono state di cui solo 12 vi sono atterrate dal 1972. Il progetto mirava a esplorare l’intersezione tra realtà e finzione nei viaggi spaziali, soprattutto perché le percezioni di molte persone sono influenzate da Hollywood. Ma dopo tre anni di preparazione, è stato inaspettatamente cancellato, spingendo l’artista a contemplare questioni differenti, come le implicazioni della colonizzazione di altri pianeti o come la mancanza di inclusione e rappresentanza queer nell’esplorazione spaziale, ma soprattutto come mezzo per elaborare il dolore e la perdita.
Documentary
Toby Binder (Germania) per “Divided Youth of Belfast”
Divisi ma uniti. Il progetto si concentra sulla vita dei giovani di Belfast, evidenziando le divisioni all’interno delle comunità della classe operaia basate sull’appartenenza e sulla religione. Ma attraverso queste disparità Binder mira a mostrare le similutudini che accomunano questi giovani, costretti ad affrontare sfide identiche come disoccupazione e criminialità a prescindere dalla fazione in cui si trovano. “Per me è più un progetto di unità perché vorrei mostrare al mio lavoro che la vita quotidiana di questi giovani è più o meno la stessa. Insomma, hanno gli stessi problemi con cui lottare.” L’uso del bianco e nero ha qui lo scopo di unificare la serie, trascendendo i tempi e collegando immagini scattate nell’arco di diversi anni.
Environment
Nicolás Garrido Huguet (Perù) per Alquimia Textil
Il progetto racconta le tecniche di tintura naturale utilizzate dalle artigiane di Chinchero, Cusco, e si concentra su tre colori: l’arancione del fiore di Koya, il rosso di un insetto tipico delle Ande e la tonalità giallo verdastra delle foglie di chica. “Ho utilizzato la fotografia analogica per sviluppare questo racconto, non senza una serie di fortunati incidenti: le macchine da 135 e 120 che mi ero fatto prestare avevano perdite di luce ed è per questo che le foto non sono perfette. Ma quando pensavo di buttare via tutto ho capito che l’imperfezione è una caratteristica di qualsiasi processo manuale e che avrebbe caratterizzato di più il lavoro che volevo raccontare.”
Landcape
Seido Kino (Giappone) per Gli strati del tempo
In progetto combina fotografie contemporanee con immagini d’archivio scattate 60-70 anni fa, illustrando i cambiamenti in specifiche regioni del Giappone dopo la seconda guerra mondiale, riflettendo sulla crescita economica e visualizzando ciò che è stato guadagnato o perso in questi paesaggi nel corso del tempo. Kino si ispira alle esperienze del padre come ingegnere durante questo periodo di prosperità, evidenziando il legame generazionale tra passato e presente. Le fotografie d’archivio provengono dai residenti locali di Hiroshima e Shimane, che hanno condiviso i loro ricordi con lui.
Perspective
Laura Pannack (Regno Unito) per Il viaggio di ritorno da scuola
Psicologia, fotografia, arte e connessioni emotive alimentate dalla nostalgia. Pannack collabora con ex gangster, ONG e artisti organizzando workshop per giovani dai 6 ai 19 anni incoraggiandoli a esprimere le loro esperienze attraverso disegni, poesie e fotografie. Il suo progetto esplora il tragitto dei bambini di Città del Capo da e verso la scuola, dove molti non possono camminare a causa della violenza delle bande nelle aree suburbane.
Portraiture
Gui Christ (Brasile) per M’kumba
Christ si concentra sulle lotte delle comunità religiose afro-brasiliane contro i pregiudizi religiosi in Brasile che persistono da oltre 300 anni. A queste comunità, che hanno subito persecuzioni e violenze, è stato permesso di praticare apertamente le loro religioni solo a partire dagli anni ’70. Il progetto è iniziato quando l’autore, un sacerdote in formazione, ha sperimentato in prima persona l’intolleranza religiosa e ha deciso di utilizzare la fotografia per documentare la resilienza e le tradizioni di queste comunità. Viaggiando attraverso il Brasile descrive come diverse mitologie e rituali aiutino queste comunità a trasformare la violenza in pratiche culturali.
Sport
Chantal Pinzi (Italia) per Shred the Patriarchy
Lo skateboard come mezzo per rivendicare la propria libertà di immaginare qualcosa di diverso per la propria vita, uno strumento di emancipazione per molte donne in tanti Paesi del Mondo ma che sicuramente ha una valenza maggiore (in questo caso) in India. Molte sono riuscite a raggiungere l’indipendenza finanziaria; una semplice tavola può portare al rilascio di un Passaporto o all’assunzione in un luogo di lavoro statale. Ma soprattutto può fare guadagnare il rispetto all’interno di una comunità ancora estremamente divisiva perché organizzata in caste.
Still Life
Peter Franck (Germania) per Still Waiting
Le immagini provengono da varie biblioteche, in particolare dalla Library of Congress. Franck crea collage che evocano temi di attesa, con simboli astratti come cerchi o ombre che suggeriscono l’assenza; ma soprattutto li vede come una collaborazione con fotografi del passato, un’arte che trascende il tempo. Questo approccio consente un’ampia interpretazione, poiché i collage fungono da palcoscenico per gli spettatori dove poter proiettare le proprie narrazioni.