Con un colpo di coda l’Amministrazione Trump nelle ultime settimane di mandato presidenziale inserisce anche DJI, assieme ad altri ospiti illustri come Huawei, nella Entity List stilata dal Bureau of Industry and Security (BIS) – ufficio del US Department of Commerce: aziende, istituti di ricerca, organizzazioni governative e private, individui e altri tipi di persone giuridiche che sono soggetti a controlli aggiuntivi e requisiti di licenza per l’esportazione e il trasferimento di articoli specifici, con particolare attenzione alla tecnologia.
“L’Entity List identifica le parti straniere a cui è vietato ricevere alcuni o tutti gli articoli soggetti all’EAR (Export Administration Regulations) a meno che l’esportatore non ottenga una licenza. BIS (Bureau of Industry and Security) può aggiungere all’Entity List una parte straniera, come un individuo, un’azienda, un istituto di ricerca o un’organizzazione governativa, per aver intrapreso attività contrarie agli interessi di sicurezza nazionale e/o di politica estera degli Stati Uniti”. Queste le spiegazioni alla base dell’inserimento di DJI nella lista. Ma le motivazioni? Sono del tutto differenti da quelle mosse a Huawei nel 2019, che figura nella black list per problemi legati alla sicurezza dei dati e che ha dovuto rinunciare sia ai Google Service che a componenti fondamentali per i chip Kirin: il Governo degli Stati Uniti ritiene che DJI abbia avuto un ruolo nell’oppressione e in altre violazioni dei diritti umani in Cina. Ovviamente non in modo diretto; non sono certo i dipendenti DJI ad essere sotto accusa lo è invece il modo in cui vengono utilizzati i loro prodotti. Si criticano infatti i presunti legami di DJI con i servizi di sicurezza del Governo cinese nello Xinjiang: in Cina, i droni di DJI sarebbero stati utilizzati dal Partito Comunista per la sorveglianza delle minoranze perseguitate.
Nel caso di Huawei, essere nella Entity List per questioni di dati e sicurezza significa che non può acquistare o accedere a determinate tecnologie fornite dagli Stati Uniti. Nel caso di DJI, che a quanto parrebbe farebbe sorgere più un problema etico che di sicurezza interna americana, vorrebbe dire non accedere a determinati componenti e a vedere sottoposti ad “approvazione” i suoi prodotti per la vendita su territorio statunitense. DJI non ha taciuto e, ad ora, si è limitata a dire: “DJI è delusa dalla decisione del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. I clienti in America possono continuare ad acquistare e utilizzare normalmente i prodotti DJI. DJI rimane impegnata nello sviluppo dei prodotti più innovativi del settore che definiscono la nostra azienda e avvantaggiano il mondo.”
Ma di sicuro non finirà qui.