Con oltre 500 fotoreportage pubblicati su riviste internazionali, Michele Dalla Palma è giornalista e scrittore, fotografo e conduttore TV, e autore di una ventina di libri, oltre che direttore responsabile di Trekking&Outdoor, la più qualificata rivista sul tema del turismo responsabile. Come fotografo è docente dei Nikon School Travel.
Michele ha appena pubblicato un interessante libro, “Sopravvivere”; l’abbiamo intervistato e questo sono le sue parole.
“Sono molte le doti che deve avere un fotografo. Ma una su tutte: la curiosità. Inesorabile e implacabile. Che spinge a non accontentarsi mai dell’apparenza, anche se sembra granitica e inattaccabile.
L’ho coltivata fin da bambino, la curiosità. Insieme ad altre due passioni: la fotografia e la scrittura, riuscendo a trasformarle in un lavoro: il fotoreporter.
Ho scelto questa duplice professione di narratore – attraverso scritti e immagini – per passione assoluta, e non barattabile con altro. Questo mi costringe a cercare sempre i motivi, spesso arcani, da cui scaturiscono fatti ed eventi che a volte paiono lontani, addirittura in contrasto, con le reali cause che li hanno generati o provocati.
E convinto della bontà e verità del principio di Robert Capa “se le tue fotografie non sono venute bene significa che non eri abbastanza vicino”, ho sempre cercato di essere “dentro” gli accadimenti. Anche cercando, studiando e analizzando quante più informazioni attendibili e alternative tra loro gravitino attorno a uno specifico fatto.
Oltre le soluzioni semplici
Il giornalismo investigativo (che non ha nulla di “poliziesco” bensì investiga, cioè svolge indagini accurate su un argomento in prima persona, ma anche e soprattutto attraverso la conoscenza diretta e le esperienze di personaggi accreditati, che conoscono e sanno decodificare le sfumature di una specifica materia) non si accontenta dei “sentito dire”. O, ancor peggio, delle comunicazioni imposte come dottrina indiscutibile dall’informazione dominante, che pretenderebbe una totale omologazione di ogni narrativa.
L’anima del fotografo, invece, spia oltre le porte socchiuse, non si accontenta mai delle belle immagini di facciata.
La sintonia e il sincretismo di queste due attività mi hanno “obbligato” a cercare sempre di costruire in prima persona un’opinione, per poi confrontarla con altre ipotesi e tesi di altri, supportate da specifiche professionalità, da fatti e da conoscenze. Queste si chiamano Fonti, obbligatoriamente corredate da nomi e attributi che possano confermarne l’oggettiva validità, e dovrebbero essere il vangelo del giornalismo.
Sono le Fonti e la loro intrinseca credibilità, sostenuta da conoscenze e professionalità specifiche e documentate, che caratterizzano e identificano un’indagine giornalistica scrupolosa, e non la pubblicazione strillata di notizie confezionate e modellate per supportare e confermare le scelte, o le vessazioni, perpetrate da chi detiene il potere di condizionare la vita delle persone.
Come ben definito da uno dei più importanti pensatori del XX secolo, il filosofo Bertrand Russel, “Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un’opinione diffusa sia cretina, anziché sensata”.
Di ogni evento, di ogni proposta, di ogni opinione e di ogni imposizione ho continuato a cercare i motivi, il cui prodest di ciceroniana memoria che obbliga a non accontentarsi mai delle soluzioni più semplici.
E anche a diffidare di chi quelle soluzioni vorrebbe imporle come unica “verità”, come dogma da accettare in modo acritico, definendo in modo manicheo cosa è bene e cosa è male, chi sono i buoni e chi, invece, i “cattivi”.
Mi guardo intorno, oggi, e di quel pensiero critico non trovo più traccia. Annichilito dall’arroganza di pochi che urlano di possedere la “Verità” e offrono nuovi idoli da adorare. Mi guardo intorno, cercandolo disperatamente, e non scorgo alcun contraddittorio. Nessun dubbio. Nessuna perplessità. Nonostante una mole enorme di altre voci che, sommessamente, vorrebbero spiegare che la verità non è mai univoca ma vengono schiacciate, soffocate, cancellate, ostracizzate.
L’importanza del dubbio
Io, però, sono testardo. E continuo a inseguire quel pensiero critico. Non ho verità da svelare, ma pensieri costruiti su altri pensieri e vorrei offrire, con questo libro, qualche spunto per pensare. A chi vorrà farlo.
Perché il mondo, nel suo insieme, non è quello che ci circonda. Quella che per noi è la realtà, è semplicemente una parte minima del mondo. Esistono infinite altre realtà, sideralmente lontane dalle nostre certezze.
Perciò avere qualche dubbio sulle “verità” obbligate con cui ci stanno imprigionando in gabbie sempre più strette è auspicabile, oltre che legittimo.”
Michele Dalla Palma
Il libro, gli argomenti
Atto Primo
Atto Secondo