I progetti fotografici su ‘di se’ mi hanno sempre incuriosito. Non sono l’unico, in quanto la storia dell’arte contemporanea è pregna di esempi in cui l’artista ha trovato più congeniale allo scopo usare se stesso in qualità di materiale da plasmare che non altri o altro. Tornando a noi, Micol Ratto ci ha mandato un assai esteso progetto di autoritratto (InOut) che mi fa piacere proporre. Il motivo è presto detto: si comprende benissimo, dalle ‘sezioni’ eterogenee in cui è articolato, il fatto che l’autrice ha compiuto una congrua ricerca dietro e davanti alla fotocamera. Non saprei dire se tale ricerca sia stata realizzata in tempi più o meno brevi e distinti, fatto sta che il pregio ed il difetto (perché una cosuccia devo dirla a Micol) di questo lavoro nascono dal medesimo presupposto. Mi piace moltissimo quindi l’alternanza di luci molto differenti a sottolineare il cambiamento di ‘taglio’ per le 4 aree tematiche attorno a cui la ricerca si svolge: lama di luce e bokeh, penombra calda e nudo, controluce ed ambiente, specchi e mosso. E’ anche questa però la critica che muovo a Micol: difficilmente un lavoro molto eterogeneo in cui però sono rinvenibili filoni narrativi ed estetici così diversi (blocchi, capitoli) riesce ad essere percepito come un tutt’uno fluido. Le suggerirei di presentare, magari lavorandoci ancora o approfondendoli, singoli filoni narrativi se l’estetica è un elemento guida così forte in essi. A prescindere da questo appunto le faccio i complimenti per il lavoro molto esteso dal quale, me ne scuso, ho voluto togliere alcuni fotogrammi perché secondo me indebolivano un poco le inquadrature sempre così ricercate. Buona ripresa!