I primi giorni dell’offensiva sono un inferno, con un’infinità di perdite sull’uno e sull’altro fronte. Poi i Nazisti cominciano ad arretrare e Britannici, Polacchi e Italiani dell’Esercito Cobelligerante guadagnano terreno. A fare però la differenza è l’armata americana, che il 14 aprile si mette in moto, travolge le difese tedesche sulle montagne e scende in Pianura.
Le fotografie mai viste degli archivi di stato americani, tedeschi e polacchi.
Lo scontro finale per liberare l’Italia comincia con una tempesta di bombe. Il potente fuoco di sbarramento dell’artiglieria e l’intervento in massa dell’Aviazione tattica alleata è parecchio efficace. Subito dopo partono all’assalto Fanterie e mezzi corazzati. Le truppe tedesche non stanno a guardare e combattono con determinazione, come se davanti a loro avessero ancora mesi di guerra e non si fosse alla fine di tutto. I primi giorni dell’offensiva sono infatti un inferno, con un’infinità di perdite sull’uno e sull’altro fronte. Ma poi i Nazisti cominciano ad arretrare e Britannici, Polacchi e Italiani dell’Esercito Cobelligerante guadagnano terreno.
A fare però la differenza è l’armata americana, che il 14 aprile si mette in moto, travolge le difese tedesche sulle montagne e scende in Pianura. Il Fronte si dilata e si dissolve: il 20 aprile sono proprio i Polacchi a riuscire a entrare per primi a Bologna. Il piano di accerchiamento delle armate di Berlino è a un passo dall’avere successo. Gli Alleati hanno anche fatto partire diverse missioni con reparti speciali per creare scompiglio nelle retrovie tedesche. Una di quelle più importanti è l’Operazione Herring: il suo obiettivo è evitare che i Nazisti facciano esplodere i ponti sul Po tra la Lombardia e l’Emilia-Romagna. A metterla in pratica sono 226 paracadutisti dell’Esercito Cobelligerante italiano scelti tra le forze dei Battaglioni Nembo e Folgore nella loro nuova versione anti-fascista. A supportarli ci sono anche i Partigiani. Lo scontro è quasi all’ultimo sangue: Volontari della Libertà e soldati del Regio Esercito sono traditori da passare immediatamente per le armi per i Tedeschi, per cui molti Italiani decidono di riservare loro lo stesso trattamento.
La missione alla fine ha successo. Von Vietinghoff ha paura e ordina la ritirata generale: prossima fermata l’Austria. L’ordine è di combattere solo per coprire la fuga fino ai confini settentrionali dell’Italia. Una decisione ardita perché presa senza aspettare l’autorizzazione di Hitler – roba da corte marziale e impiccagione conseguente. Il Comandante tedesco rischia il collo, ma non è solo questione di coraggio: sa che la Germania sta cadendo a pezzi e nella Capitale non è più tanto chiaro chi comandi. Il Führer ha infatti fatto testamento politico in caso di morte ma Himmler, il suo primo successore nella lista, ha deciso di muoversi assai prima del suo funerale. Il gerarca tedesco sta cercando da mesi un accordo con gli Anglo-Americani per chiudere il Conflitto sul Fronte occidentale e italiano e andare poi tutti insieme, Alleati e Tedeschi, a fermare Stalin in nome dell’anti-Comunismo. Un progetto che tutto l’Establishment tedesco con cervello accarezza da quando gli Alleati sono sbarcati in Normandia. È una proposta che Hitler però non ha mai apprezzato. Il dittatore vuole da sempre andare infatti fino in fondo senza cambi di alleanze o accordi dell’ultimo momento. Ha optato da tempo per una fine in stile Sansone: se crepo io che crepino anche tutti i Filistei. A interpretare questi ultimi nella sua realtà alternativa sono i Tedeschi. Che in fondo si meritano tutti la morte per aver fallito il sogno più grande: quello di creare un Terzo Reich millenario.
Himmler è condannato a morte da Hitler per alto tradimento. La sentenza non è però eseguita da nessuno. Il Nazismo è ormai allo sbando. E i suoi Ufficiali cominciano tutti a pensare al Dopo.