Quando si viaggia o si visita una nuova città si scoprono monumenti, chiese palazzi di cui si desidera portare con sé il ricordo; se poi il ricordo va oltre lo scatto con lo smartphone lo si può mostrare con orgoglio ai propri amici.
La prima cosa da fare quando si vuole fotografare un elemento architettonico è individuarlo con attenzione e scegliere quali altri elementi si vogliono includere o escludere dalla propria inquadratura.
Dopo aver deciso il soggetto principale della propria foto, si deve valutare lo spazio di cui si ha bisogno per riprenderlo nel modo migliore.
Ad esempio, se si vuole fotografare un elemento architettonico nella sua interezza, come un palazzo o una chiesa, si deve avere abbastanza distanza davanti per poterlo inquadrare in modo completo e probabilmente si dovrà usare un obiettivo grandangolare, che permetta di avere un maggiore angolo di campo.
Una volta trovato il punto di ripresa migliore e la focale adatta allo scatto che si vuole eseguire si deve portare l’occhio nel mirino e osservare attentamente la propria composizione. Non è però ancora il momento di premere il pulsante perché prima si deve controllare se ci sono degli elementi che possano disturbare l’immagine. L’errore più comune che si fa infatti è di concentrarsi troppo sul soggetto principale e di trascurare altri dettagli che possono essere importanti.
Solo quando si torna a casa e si vedono le foto sul computer ci si accorge di aver fatto degli errori che si sarebbero potuti evitare se si fosse stati più attenti al momento dello scatto.
Il mio suggerimento è di lasciare un po’ di spazio attorno al soggetto nella propria composizione, maggiore di quello che potrebbe essere necessario nell’immagine finale. Questo perché quando si usano obiettivi grandangolari si crea una distorsione delle linee che fa apparire gli elementi architettonici storti o inclinati.
In una buona fotografia d’architettura invece le linee devono essere il più possibile dritte e parallele. Per correggere questa distorsione si deve intervenire in fase di post-produzione e raddrizzare le linee usando dei programmi appositi. Se però non si fosse lasciato abbastanza spazio davanti al soggetto della composizione che si ha in mente, raddrizzando le linee si perderebbero parti importanti dell’elemento architettonico e la foto sarebbe “rovinata”.
Nella fotografia di architettura la composizione gioca un ruolo fondamentale. Come in tutte le forme d’arte, anche nella fotografia esistono regole che determinano la qualità e l’efficacia dell’immagine.
La composizione riguarda tutto ciò che si sceglie di inserire, o di escludere, dalla propria immagine e deve essere frutto di una riflessione e non del caso.
Che si tratti di una foto verticale od orizzontale, la Regola dei Terzi permette di costruire immagini equilibrate. Prima di procedere con gli altri aspetti della fotografia d’architettura quindi si deve chiarire bene questo concetto essenziale. Per avere una foto ben bilanciata infatti, il soggetto principale che si vuole fotografare non conviene sia al centro dell’immagine, ma cada su uno dei quattro punti di forza della regola dei terzi. Se il soggetto fosse al centro, la foto apparirebbe statica, noiosa. La griglia della Regola dei Terzi si può trovare nel mirino o sullo schermo della propria fotocamera e aiuterà a comporre al meglio la propria immagine.
In occidente si è abituati a leggere le immagini da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso e l’occhio seguirà naturalmente questo percorso quando guarderà una foto.
Inoltre conviene che due terzi dell’immagine siano occupati dal soggetto principale dell’inquadratura: se stiamo fotografando un cielo interessante con delle nuvole suggestive dedicheremo i due terzi superiori al cielo e il terzo inferiore al paesaggio sottostante; se invece stiamo fotografando un campo fiorito con un cielo azzurro dedicheremo i due terzi inferiori al campo e il terzo superiore al cielo. E’ importante che l’orizzonte delle immagini sia dritto per non creare un senso di instabilità: se si vuole infrangere questa regola si deve farlo in modo deliberato, ad esempio creando una diagonale netta da un angolo all’altro dell’immagine.
Ora che si è capita la Regola dei Terzi possiamo approfondire altri elementi importanti della composizione fotografica d’architettura: le linee, la simmetria e la prospettiva.
Le linee sono elementi fondamentali nella fotografia d’architettura perché permettono di guidare lo sguardo dell’osservatore. Possono essere verticali o orizzontali e devono essere perfettamente allineate con la base o con i lati del fotogramma per evitare effetti di distorsione e un senso di precarietà.
Un altro modo di usare le linee è quello di allinearle sulle diagonali, creando così un effetto di profondità e movimento. Possono essere naturali o artificiali e possono partire da uno degli angoli dell’immagine o da un punto intermedio.
Oltre alle linee rette si possono anche sfruttare le linee curve che si trovano in alcuni elementi architettonici come archi, cupole, colonne, scale ecc. Le linee curve creano una sensazione di fluidità e dinamicità e si possono usare per creare contrasto o armonia con le linee rette.
La simmetria è uno degli elementi chiave nella fotografia d’architettura perché dona un senso di ordine e armonia all’immagine. La composizione simmetrica consiste nel dividere l’immagine in due parti uguali o quasi, che si riflettono l’una nell’altra come in uno specchio. Questo tipo di composizione risulta gradevole all’occhio dell’osservatore perché gli trasmette una sensazione di equilibrio e coerenza.
La simmetria non deve però essere intesa solo come la presenza di elementi fisici che si ripetano identici o simili nelle due metà dell’immagine, ma può essere data anche da aree o zone che hanno la stessa importanza visiva, o lo stesso colore. Ad esempio si può creare una composizione simmetrica usando il riflesso dell’acqua, l’ombra proiettata da un edificio, il contrasto tra luci e ombre, il gioco tra pieni e vuoti ecc.
La prospettiva è un altro elemento essenziale nella fotografia d’architettura perché influisce sul modo in cui l’osservatore interpreta l’immagine. Crea una sensazione di profondità e di tridimensionalità e guida l’occhio dell’osservatore verso un punto particolare del’immagine; la composizione sarà tanto più efficace quanto più la prospettiva metterà in evidenza ciò che è veramente importante e interessante dell’immagine.
Le linee di fuga possono essere utilizzate per guidare la lettura dell’immagine e possono influenzare la percezione degli spazi creando un effetto di profondità; queste linee devono essere ben studiate prima di eseguire lo scatto perché determinano la direzione e il movimento dell’occhio dell’osservatore. Se successivamente ci si accorge di errori nella gestione della prospettiva, c’è sempre la possibilità di ricorrere a programmi appositi in fase di post- produzione.
Testo e foto di Giovanni Giuliani