Nel primo articolo abbiamo imparato l’importanza dei profili colore e del bilanciamento del bianco. Abbiamo anche analizzato gli elementi a cui occorre fare attenzione in fase di scatto. In questo articolo esploriamo lo sviluppo.
Continuiamo la conversazione con Gianluca Catzeddu, uno dei massimi esperti di gestione colore e post-produzione in Italia. Nell’articolo precedente ci ha consigliato, tra le altre cose, di controllare il bilanciamento del bianco e di sovraesporre leggermente in fase di scatto.
Quando abbiamo le nostre immagini grezze e siamo pronti a post-produrre, quali sono le prime cose a cui dobbiamo fare attenzione?
La prima scelta che dovremo fare è quale sviluppatore RAW utilizzare. Quasi tutti scelgono gli sviluppatori di Adobe, dunque Lightroom o Camera Raw. Oppure il software proprietario della macchina fotografica utilizzata (per esempio Digital Photo Professional per Canon). Un altro software popolare è Capture One. Qualunque sia la soluzione scelta, è qui che si comincia a profilare la gestione del colore. Consiglio di provare diversi software di sviluppo RAW per capire con quale ci si trova meglio.
Cosa pensi sia importante per sviluppare al meglio?
Si comincia con il bilanciamento del bianco: anche se è già stato fatto in fase di ripresa non è detto che i risultati siano accettabili. Dobbiamo eliminare eventuali dominanti e neutralizzare la foto. L’occhio umano adatta costantemente il bilanciamento del bianco in modo perfetto. A parte casi di illuminazione estrema, noi diamo per scontata la neutralità perché la vediamo sempre, ma per una macchina fotografica è diverso e dobbiamo intervenire. A volte, in questa fase si è tentati di scaldare o raffreddare l’immagine, ma non dobbiamo scambiare il bilanciamento del bianco come una regolazione creativa. Se l’immagine ti piace più calda, lo farai dopo con una curva o con un grading che modulerà l’atmosfera di quella foto.
I limiti di un utilizzo creativo del bilanciamento del bianco sono più evidenti se prendiamo in considerazione un servizio fotografico nella sua completezza. Chi fotografa matrimoni, per esempio, in genere scatta a casa dello sposo, a casa della sposa, in chiesa, al ristorante, all’aperto… tutte condizioni di luce diverse. La cosa migliore è neutralizzare tutte le dominanti e poi, eventualmente, aggiungere alla fine una atmosfera che uniforma lo stile. Se – invece di avere tutte le foto neutralizzate – si parte con delle immagini già calde, ci si ritrova bloccati su tutta una serie di scelte successive.
Il mio consiglio è: prima di tutto un bilanciamento del bianco impeccabile, poi si può personalizzare lavorando sui contrasti, saturazione e via discorrendo.
Quali sono i casi più complessi da neutralizzare?
Le foto che sono state scattate in interni e la luce proviene sia dalle finestre che da lampade a incandescenza. A volte capita che ci siano zone abbastanza ben delineate con dominanti diverse. In quei casi si possono anche fare due sviluppi diversi che neutralizzano le due dominanti in modo diverso e poi si uniscono i risultati usando le maschere. Ma ci sono casi nei quali sarebbe molto difficile perché, per esempio, le pieghe di un vestito hanno una dominante da una parte e un’altra dominante dall’altra. In quei casi è meglio optare per un compromesso.
Cosa si deve cercare nell’istogramma in fase di neutralizzazione?
Generalizzando, più i tre istogrammi sono allineati e più la foto è bilanciata. Per esempio, ho scattato questa immagine di campagna un po’ troppo fredda e nell’istogramma il blu è molto più avanti, il verde è più indietro e a seguire c’è il rosso che spunta. Se io regolo il bilanciamento del bianco in modo da fare collimare gli istogrammi, il bilanciamento è giusto.
Nella seconda immagine gli istogrammi collimano quando la temperatura colore è intorno ai 5600 gradi kelvin. Nella terza immagine gli istogrammi sono separati e si vede meglio. È importante ricordare che le macchine fotografiche interpretano l’elaborazione del bilanciamento del bianco in modo diverso perché le varie aziende non si sono messe d’accordo stabilendo uno standard. Come conseguenza, Sony, Canon o Nikon utilizzano parametri diversi. Per questo motivo sconsiglio di utilizzare i comandi automatici (tipo pieno sole, nuvoloso…) in fase di sviluppo perché non è detto che possano davvero neutralizzare la foto: a seconda della macchina con cui si è scattato si potrebbero ottenere risultati diversi. Sempre meglio usare i cursori della temperatura colore e della tinta.
Hai detto che, generalizzando, più i tre istogrammi sono allineati e più la foto è bilanciata. Non è sempre così?
No, l’istogramma deve essere preso in considerazione in relazione ai colori e all’illuminazione del soggetto. Per esempio, se in questa foto di un faro rosso che si staglia su un cielo blu ci fossero oggetti bianchi, l’istogramma sarebbe molto diverso.Questo istogramma non si riuscirà mai ad allineare con buoni risultati perché ci sono praticamente solo rosso e blu. Inoltre, in fase di neutralizzazione o si legge bene il faro, o si legge bene il cielo. In questi casi consiglio di cercare il compromesso osservando che cosa succede all’immagine spostando i cursori della temperatura colore e della tinta. La neutralità dovrebbe corrispondere a i colori della realtà, se guardi solo l’istogramma sei finito.
In fase di sviluppo a che altri settaggi dobbiamo fare attenzione?
In fase di sviluppo si possono anche fare altre regolazioni, la più importante – però – è la neutralizzazione. Quando siamo soddisfatti del risultato, dobbiamo salvarlo e scegliere un profilo colore. Come abbiamo già esplorato nell’articolo precedente, i due profili più diffusi sono Adobe RGB e sRGB. Poi si passa a Photoshop e anche lì ci dovremo occupare dei profili colore.
Questo è il sito di Gianluca Catzeddu: www.gianlucacatzeddu.com
Nella terza parte dell’articolo affronteremo la post-produzione.