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Fotografia e la fabbrica del consenso

“Le fotografie hanno sull’immaginazione odierna lo stesso tipo di autorità che ieri aveva la parola stampata, e in precedenza aveva avuto la parola parlata”. Questa frase, pubblicata nel 1922, è di Walter Lippmann, e risale all’epoca in cui la fotografia diventa un diffuso mezzo di comunicazione. Lippmann teorizza l’utilizzo delle moderne tecnologie, inclusa la fotografia, […]

Redazione fotografia.it | 1 Maggio 2019
“Le fotografie hanno sull’immaginazione odierna lo stesso tipo di autorità che ieri aveva la parola stampata, e in precedenza aveva avuto la parola parlata”. Questa frase, pubblicata nel 1922, è di Walter Lippmann, e risale all’epoca in cui la fotografia diventa un diffuso mezzo di comunicazione. Lippmann teorizza l’utilizzo delle moderne tecnologie, inclusa la fotografia, perché considerate necessarie al potenziamento di un concetto da lui coniato: la fabbrica del consenso. Ecco perché all’inizio del XX secolo la propaganda politica, senza eccezioni, è dominata dall’immagine. L’acceleratore però lo preme Edward Louis Bernays: statunitense di origine austriaca, e nipote di Sigmund Freud.…
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