Una dedica a “coloro che hanno prestato i loro occhi per permetterci di vedere.”
Il video “The Hunt” (di cui abbiamo parlato qualche giorno fa su fotografia.it) pubblicato la settimana scorsa dall’agenzia pubblicitaria brasiliana di Leica ha fatto scalpore in Cina, tanto che l’hashtag con il nome dell’azienda è stato bannato dai social media asiatici a tempo indeterminato. Ma lo spot sarebbe ingannevole, infatti per scattare Tank Man non sarebbe stata utilizzata una Leica, bensì una Nikon.
Facciamo un passo indietro, torniamo al video incriminato. “Senza la passione e la visione di queste persone, nessuna macchina fotografica farebbe la storia da sola”. Nel corto “The Hunt” si vede un fotoreporter, braccato dalle autorità cinesi, che cattura lo scatto del celebre “Tank Man”– il ragazzo che il 5 giugno del 1989 ha affrontato da solo un carro armato dell’esercito di Pechino durante le proteste di piazza Tienanmen. Lo spot dura quasi cinque minuti e mostra chiaramente il marchio Leica. Ciò ha provocato una forte indignazione in Cina tanto che il governo ha rapidamente ordinato il divieto di utilizzare o ricercare la parola “Leica” sui social media. A questo punto Leica ha preso le distanze dalla situazione, incolpando l’agenzia pubblicitaria brasiliana F/Nazca Saatchi & Saatchi (che collabora con Leica dal 2012) di aver diffuso il video senza il suo consenso; dal canto suo, l’agenzia ha respinto tale affermazione, dicendo che non rilascerebbe mai nulla e “non farebbe mai del male alla sua reputazione creando, producendo e mandando in onda un’opera senza la giusta approvazione del cliente”.
https://www.youtube.com/watch?v=qAEUafI_lyI
Ma in realtà..nessuno dei fotografi ha utilizzato una fotocamera Leica per catturare quell’iconica immagine: Jeff Widener (AP), Charlie Cole (Newsweek), Stuart Franklin (Magnum) e Arthur Tsang (Reuters), i fotografi presenti quel giorni durante gli scontri, hanno utilizzato tutti una fotocamera Nikon catturando il medesimo momento dal medesimo hotel di Pechino. Nessuno di loro è stato contattato da Leica o dalla F/Nazca Saatchi & Saatchi per la realizzazione di “The Hunt” come hanno confermato a Spiegel Online.
Ora, lungi da me difendere Leica (cosa che non ho mai fatto, anzi) ma credo che il problema non sia riconducibile a con quale macchina è stata scattata quella foto. Alla fine del video c’è il bollino Leica e sicuramente questa cosa può essere additata come “ingannevole”: molti siti hanno fatto trasparire, anche poco velatamente, questo aspetto. Ma con “The Hunt” l’azienda non si è voluta appropriare di qualcosa di non suo: non ci sono marchi o loghi sulle fotocamere, in nessuna. Anzi, nella seconda immagine qua sotto si intuisce che quella non è di certo una Leica ma una Nikon..
Leica mi pare abbia voluto solamente raccontare una storia, quella di come la fotografia e il corraggio di alcuni fotografi ci permettano di avere uno sguardo sul mondo, di capire cosa succede intorno a noi. Ed infatti il video si chiude con un messaggio , una dedica a “coloro che hanno prestato i loro occhi per permetterci di vedere”.
I quattro fotografi – Jeff Widener (AP), Charlie Cole (Newsweek), Stuart Franklin (Magnum) e Arthur Tsang (Reuters) – hanno raccontato in maniera approfondita la loro esperienza di quel neanche troppo lontano 1989, trovate la loro versione dei fatti in un articolo di Patrick Witty pubblicato sul New York Times nel 2009.