Adobe ha cambiato le condizioni generali d’uso e ha cominciato a notificarlo pian piano agli utenti: in molti si dicono preoccupati che la piattaforma abbia accesso completo ai contenuti.
Nei giorni scorsi un pop-up ha cominciato a comparire sugli account Adobe di alcuni utenti ma presto raggiungerà tutti gli abbonati. La notifica è relativa al cambiamento delle condizioni d’uso generali della piattaforma e di tutti i suoi software: da questo momento, si legge nell’avviso, “si chiarifica che Adobe avrà accesso ai contenuti degli utenti, con metodi automatici e non, per la content review”. Per poter continuare ad usare i servizi bisogna necessariamente accettare i termini, è un vero sbarramento.
Alcuni fotografi si sono quindi scagliati contro Adobe e questa sua ingerenza, soprattutto pensando ai lavori sotto NDA. I Non Disclosure Agreement sono molto frequenti, ne firmo tantissimi anche io: sono veri e propri contratti con i quali si può avere accesso (nel mio caso) a prodotti come macchine fotografiche ed obiettivi in via confidenziale prima che vengano annunciati sul mercato. Ovviamente tutti i contenuti che si creano “con” e “sui” prodotti legati ad NDA, come foto e video ad esempio, comportano delle responsabilità civili nel caso diventassero di pubblico dominio prima che scadano i relativi termini di embargo stabiliti nel patto di riservatezza sottoscritto. Ma è davvero così?
Non proprio. I nuovi termini di primo acchito sembrerebbero una zona grigia ma in realtà l’accesso che comunica Adobe va contestualizzato. Nella notifica infatti si fa riferimento a due sezioni ben precise delle condizioni d’uso. La prima è l’articolo 2.2.
In questo caso si fa riferimento a specifiche richieste di supporto e prevenire o altrimenti affrontare frodi, problemi di sicurezza, legali o tecnici di contenuti salvati su Creative Cloud. Questa specificazione è molto importante perché lascia intendere che, ovviamente, il materiale lavorato in locale, quindi nelle versioni stand-alone Classic di Photoshop e Lightroom che non si appoggiano a server esterni, non sarà in alcun modo toccato.
Si procede poi con l’articolo 4.1 e qui le casistiche si restringono perché viene data una definizione di contenuto non conforme.
Adobe non può controllare tutto ma qui spiega tra le righe il processo di controllo. Questo può avvenire solo se “tecnologie, fornitori o analisi manuale” rilevi tipi di contenuti illegali come materiale pedopornografico o parole chiave che indicano che contenuti per adulti sono stati pubblicati al di fuori della bacheca per adulti, comportamenti offensivi o attività che indicano spam o phishing. Ciò non deve destare particolare sospetto: proprio perché si parla di Creative Cloud, e quindi di bacheche condivise con svariate immagini, filmati e progetti comprese Adobe Stock e Behance, un controllo ci deve sempre essere..anzi, c’è già. Per fare un paragone, è quello che accade giornalmente con le segnalazioni sui social media che in alcuni casi possono comportare la rimozione dei post.
In ogni caso, mi pare giusto ricordare che i termini di privacy e di informazioni che si vogliono concedere ad Adobe possono essere limitati andando a flaggare le giuste caselle nella propria sezione personale dell’account.
In fin dei conti mi sembra più un “al lupo al lupo” che un vero problema..basterebbe leggere attentamente le condizioni d’uso generali sulla pagina di Adobe.
E, per inciso, i materiali sotto NDA non dovrebbero MAI essere stoccati su server esterni ma sempre in locale, proprio perché ogni azienda che lavora in cloud ha accordi con partner terzi che, molto spesso, non si leggono prima di accettare le condizioni d’uso.