Panasonic è stata la prima azienda al mondo a dotare una videocamera di un sistema di stabilizzazione interna: con PV-460, la prima al mondo ad essere dotata di un giroscopio miniaturizzato, è cominciata così la storia di una tecnologia arrivata fino ai giorni nostri sulle più recenti Lumix.
Il sito ufficiale Panasonic riporta una storia molto interessante, quella della nascita del primo sistema di stabilizzazione e della sua evoluzione, una serie di passaggi culminati oggi con il sistema Active IS che si può trovare su Lumix S5 II. Come spesso accade nelle storie, tutto ha inizio quasi per caso: due dipendenti ricercatori ed un viaggio alle Hawaii.
Un dipendente di nome Oshima, impegnato nella ricerca e nello sviluppo di sensori giroscopici da utilizzare nei sistemi di navigazione per auto al Matsushita Radio Research Laboratory, andò alle Hawaii con un collega e con una videocamera: un modello da spalla grande e pesante che purtroppo non permetteva all’operatore di eseguire riprese “ferme” durante il viaggio. Guardando i movimenti del collega, Oshima capì che erano molto simili a quelli dei giroscopi a cui stava lavorando pertanto decise di provare a miniaturizzarne uno. Inutile quasi dire che ci riuscì: questa nuova tecnologia di correzione delle vibrazioni fu valutata scientificamente, presentata a conferenze accademiche, brevettata e successivamente inserita nella Panasonic PV-460 (1980), la prima videocamera stabilizzata al mondo. E fu un successo.
Ma la videocamere non avevano certo le dimensioni di una fotocamera. Gli studi sul come portare la stabilizzazione sui modelli Lumix cominciarono negli anni 2000 e nel 2002 fu l’obiettivo della FZ1 ad essere dotato della prima versione di OIS. L’anno della svolta fu però il 2013, dove molti fotografi cominciarono a desiderare che la stabilizzazione funzionasse anche con obiettivi grandangolari o semplicemente più vecchi. Lo sviluppo di nuovi attuatori e strutture meccaniche che garantissero le prestazioni ma non influissero sulle dimensioni del corpo macchina portò allo sviluppo di Lumix GX7, la prima fotocamera con sistema BIS. Questi due sistemi, OIS (ottica) e BIS (corpo) trovarono la loro unione due anni dopo, nel 2015, con il Dual IS di Lumix GX8, modello che poteva sfruttare sia la stabilizzazione ottica che interna.
Anno della svolta fu quello successivo, il 2016, che vide il passaggio tra il sistema di spostamento del sensore STM basato su motori passo passo e quello VCM (Voice Coil Motor) che fece il suo debutto su Lumix GX7 II; fu un passo rivoluzionario, in 10 anni si passò dal compensare su 2 assi a compensare su 5 assi.
Ciò permise di migliorare sempre più la portata della stabilizzazione e gli studi fatti sul Micro Quattro Terzi sfociarono anche nel segmento Full Frame, con il Dual IS 2 montato sulle Lumix S: la differenza tra il Dual IS e il Dual IS II del fu la vera combinazione in real time di BIS e OIS, che fino a quel momento funzionavano solo in modo indipendente. Le criticità ovviamente sono state quelle di fornire un sistema perfomrante che coprisse un sensore molto più grande ma sono state superate nei tre anni intercorsi tra il 2016 (Lumix GX8) e il 2019 (Lumix S1).
Il 2023 ha però aggiunto un nuovo capitolo alla storia: Active IS. È stato creato sviluppando un sistema che sfrutta al massimo le capacità dell’unità BIS senza sprechi, raddoppiando la quantità di vibrazioni che possono essere corrette. In poche parole, Active IS ha permesso di ottenere un campo di correzione vicino a quello dei modelli Micro Quattro Terzi anche con fotocamere Full Frame. La prima nel suo genere è proprio l’ultima presentata: Lumix S5 II.
Cosa ci riserverà il futuro?