La fotografia, se non arriva, si deve spiegare?
In una discussione tra amici è tornata la questione se l’arte vada spiegata. Si parlava più che altro di arte contemporanea, ma questo può riguardare anche la fotografia. Cosa ne pensate?
– Antonella
Qui non parliamo di questioni tecniche oggettive e dimostrabili, ma di opinioni. Non sappiamo se il nostro contributo possa arricchire le vostre discussioni, ma in ogni caso apprezziamo la fiducia.
Seppure con qualche importante eccezione, si tende a pensare che la spiegazione dell’opera d’arte possa essere utile ma che non sia indispensabile. Di base l’arte dovrebbe parlare e arrivare “di sua spontanea volontà”, anche senza commenti e intermediari. L’importante è che ci sia qualcuno che riceve qualcosa di forte e di emozionante, anche al di là delle intenzioni dell’autore e delle spiegazioni di chicchessia. Questo concetto si può sintetizzare dicendo che è l’arte che determina l’artista. Se colpisci quasi sempre il bersaglio, allora sei un tiratore provetto; non viceversa.
Oggi purtroppo in ambito artistico si tende a fare il contrario; visto che non conta la tecnica, ma solo l’idea (e questa potrebbe averla chiunque), allora solo chi è stato riconosciuto come artista può produrre arte. È sbagliato e lo dimostrano i vari equivoci sull’arte, dal buco nel muro stuccato e riverniciato dagli operai della manutenzione a chi dimentica gli occhiali in un museo e questi diventano oggetto di venerazione alla pari delle opere esposte.
È però vero che qualsiasi forma di comunicazione è agevolata da un linguaggio in comune, come è vero che l’arte ha spesso usato “codici” ben più comprensibili ai contemporanei di quella stessa cultura che agli altri. Per questo in alcuni casi l’arte può trarre vantaggio da una spiegazione che la metta nel contesto. Però, se è davvero arte, entro certi limiti deve essere compresa da chiunque, anche da un estraneo a quella cultura. Un’opera d’arte deve comunicare a vari livelli, e ciascuno riconoscerà e comprenderà il proprio. Quindi le spiegazioni sono utili per approfondire la comprensione dell’opera, ma da queste non dovrebbe dipendere il suo riconoscimento e il suo spessore artistico.
In ambito fotografico l’esigenza di spiegazioni dipende molto dal genere, anche perché la fotografia non è sempre e solo arte. L’esempio più evidente riguarda la fotografia di reportage che ha sempre bisogno di una didascalia, non fosse altro per sapere il “dove” e il “quando”, altrimenti diventa un’altra cosa. L’immagine iconica del “Che” di Korda è per l’appunto un’icona mentre diventa anche una foto di reportage solo se sappiamo dove è stata scattata e in che circostanza. Però vede che quella foto risulta molto più opera d’arte (pop art) se non la spieghiamo? È per questo che le foto di street sono da molti considerate più artistiche di quelle di reportage, pur essendo sovrapponibili per estetica e tecnica di ripresa. Vivono di luce propria e non dell’evento che raccontano, che evento non è. In ogni caso, è impossibile valutare correttamente una foto se non se ne conosce (o intuisce) lo scopo. Insomma, non si può commentare una foto di Robert Capa con i canoni di Ansel Adams! Per questo, per un qualsiasi progetto fotografico è sempre utile che l’autore (non altri!) spieghi le motivazioni e le intenzioni generali, dalle quali viene la più razionale e corretta chiave di lettura. Eppure la potenza delle immagini ci deve essere e questa non deve richiedere spiegazioni. Se manca questa potenza, il progetto vale comunque poco.
E con questo ritorno all’arte in generale: al di là delle intenzioni e delle spiegazioni, conta l’effetto sull’osservatore. C’è? Allora è arte.
Hai domande particolari che vorresti rivolgerci? Siamo a tua disposizione! Scrivici una mail a: tuttifotografi@fotografia.it!