Molto spesso le prime impressioni contano parecchio: feeling, operatività, aderenza alle aspettative.
Sul finire dell’anno il web pullula letteralmente di classifiche su quale prodotto sia stato il migliore presentato nei mesi precedenti, da gennaio a dicembre: smartphone, ottiche, macchine fotografiche, televisori, lavatrici ecc ecc.
Dato che passo metà dell’anno ancorato alla mia sedia in ufficio e la restante metà in giro per le anteprime, a questo punto mi sono detto: “Chi sono io per non farlo?”. Di solito sono il primo contatto della redazione con le novità. Vero è che questo primo contatto solitamente non è lunghissimo e si quantifica in un paio di giorni al massimo, vero è che poi le nuove macchine fotografiche ci vengono spedite e possiamo provarle in maniera completa e a lungo. Ma è anche vero che molto spesso le prime impressioni contano parecchio: feeling, operatività, aderenza alle aspettative.
Questo 2018 è stato una sorta di anno zero per molte aziende, vedi Canon e Nikon, ed è stato una conferma per altre. Photokina non sarà stata un successo in quanto a visitatori, ma erano anni che non si vedeva un simile fermento nel settore. È stato l’anno della consacrazione delle mirrorless full frame, una strada tracciata cinque anni fa da Sony e che vedrà il suo culmine quando anche Panasonic presenterà la sua S1R (ne ho parlato con Yosuke Yamane in questo post) andando così a chiudere una sorta di cerchio: questi nuovi players sul mercato alzeranno l’asticella delle aspettative e delle innovazioni tecnologiche (come Leica e Sigma, assieme a Panasonic nella nuova L-Mount Alliance), per cui ci sarà da divertirsi nei prossimi anni! Come ripeto da anni, non me ne vogliano i puristi, le mirrorless sono il futuro, non per altro sono state osteggiate come le prime reflex digitali.
Fatte queste premesse veniamo al succo del discorso: quali sono le macchine che mi hanno più stupito in questo 2018, che hanno superato le aspettative di partenza e che, in sostanza, mi hanno davvero sorpreso per vari aspetti. Non voglio fare una vera e propria classifica delle macchine migliori, sarebbe ridondante (nonostante il titolo punti a quello): a parità di livello tecnico, non esiste propriamente una mirrorless (full frame o meno) migliore dell’altra sotto ogni aspetto. Non tutti hanno bisogno di millemila punti AF o di una raffica da millemila fps o di un sensore da millemila Mpxl. Una macchina fotografica è un oggetto molto personale, senza contare che le esigenze di ognuno sono differenti. Terrò quindi la cadenza dell’ordine di uscita e motiverò il perché di queste scelte.
Prima in ordine cronologico e di presentazione (Lisbona, febbraio 2018), è Fujifilm X-H1. Ok, Fuji ha anche presentato la X-T3 quest’anno, una macchina davvero completa. Ma Fuji X-H1 è stata una sorta di apripista, date le innovazioni tecnologiche e costruttive, senza contare che per questa macchina Fuji ha rivisto completamente la linea di assemblaggio in fabbrica. X-H1 è una crasi perfetta tra X-T2 e GFX50s: della APS riprende sensore da 24 Mpxl e processore X-Processor Pro, della medio formato i comandi e la pulsantiera. Inoltre è ibrida, pensata sia per la fotografia che per il video essendo stata creata per supportare al meglio le ottiche cine Fuji MK: utilizza un rivestimento di magnesio più sottile rispetto ad X-T2 e delle placche intorno al Mount per renderlo più resistente con l’utilizzo di ottiche più pesanti (le MK appunto). Infine è la prima mirrorless Fuji ad integrare un sistema di stabilizzazione su 5 assi che utilizza tre accelerometri assiali, tre sensori giroscopici assiali e un doppio processore appositamente sviluppato per raggiungere la velocità di circa 10.000 calcoli al secondo (!!). A prescindere da ciò, che già di per sé basterebbe, il vero “effetto wow” su questa Fuji X-H1 me lo ha dato il sistema AF – 325 punti totali di cui 169 a rilevamento di fase – soprattutto per rapidità e precisione, due aspetti del sistema Fuji che nei modelli precedenti non mi avevano mai convinto appieno, ma che su X-H1 trovano la quadra e le permettono di non avere gap di alcun tipo rispetto alla concorrenza. In sostanza, non manca un colpo.
Seconda in ordine cronologico: Sony A7III. Quando fu presentata a Londra a fine febbraio non fui io a fare il primo contatto, questo perché ero disperso in quel di Barcellona alle varie conferenze del Mobile World Congress (e spero che Sony non presenti nulla nello stesso mese del 2019, perché avrei lo stesso problema). Le mie impressioni sono date da un utilizzo costante nell’arco dell’anno. Sony infatti mi ha messo a disposizione questo modello per tutto il 2018..e ad essere sincero non me ne separo mai: durante l’anno ci ho coperto ogni presentazione di prodotto e l’ho utilizzata anche nel tempo libero. Ciò ha fatto sì che ormai conosca A7III come le mie tasche. La cosa che mi stupisce di questa macchina è la “normalità” con cui ad oggi Sony propone un prodotto di questa portata, praticamente professionale, avendola presentata come un “basic model”. In realtà di basic qui non c’è nulla, se non la “base” dalla quale Canon e Nikon avrebbero dovuto partire per proporre un prodotto all’altezza della concorrenza. A7III è una piccola A9, con un sensore da 24 Mpxl, un comparto AF da 693 punti a differenza di fase disposti sul 93% dell’area sensibile e una sensibilità fino a -3 EV, una raffica da 10 fps, una sensibilità di 204800 ISO e 15 stop di gamma dinamica. Inoltre, ed è un bene dato che la utilizzo per lavoro, è una macchina con un’autonomia e un’affidabilità impressionanti. Ok, il design “tagliato con l’accetta” può non piacere, ma credo che ci si possa passare agilmente sopra. Ormai Sony ci ha abituato ad uno standard molto elevato ma gli sforzi per arrivarci sono stati tantissimi, non senza buchi nell’acqua. Quando provai la prima A7 furono più dolori che gioie. Nonostante tutto si capiva fin da subito che quello sarebbe stato lo standard futuro e che Sony avrebbe fatto il classico all-in. Cinque anni dopo si è arrivati ad A7III, una macchina praticamente perfetta.
Ultima in ordine cronologico, presentata a Londra a settembre, Canon EOS R. E, qui a dire il vero, i wow si sprecano. Rispetto alle mirrorless full frame di Nikon, che sono degli ottimi prodotti, Canon si è intelligentemente smarcata dal fare la classica “macchina fotografica”. Se Nikon con le Z ha messo sul piatto delle moderne reflex senza specchio, Canon ha creato una vera e propria concept-camera rivoluzionando il design e l’interfaccia del prodotto. Su EOS R è il pulsante Mode posto sul dorso a fare le veci della ghiera PASM, è un piccolo selettore touch posto sul dorso a permettere di scorrere tra le varie sensibilità ISO (ma è impostabile anche con altre funzioni) ed è sul display posteriore che possiamo scegliere di cambiare il punto di messa a fuoco. Il tutto tramite swipe, pratica comune a tutti quando utilizziamo uno smartphone. Inoltre ha una tendina che scende sul sensore per ripararlo dalla polvere durante il cambio di ottica, a macchina spenta o accesa..viene quasi da chiedersi come non abbiano fatto a pensarci prima anche gli altri. Ma nonostante tutte queste innovazioni Canon non va certo a lesinare sulla qualità: sensore Dual Pixel da 30 Mpxl, AF impressionante con 5655 punti rilevati, raffica da 8 fps e sensibilità fino a -6EV..praticamente vede al buio. Non è stabilizzata, ma i giroscopi interni e il processore Digic 8 forniscono una stabilizzazione simulata fino a 5 stop. Canon EOS R è forse la macchina con la quale mi sono divertito di più ultimamente..anzi, senza il forse. E lo stupore è legato non tanto alla qualità (data per scontata, stiamo parlando di Canon), quanto alle novità delle quali è permeata questa mirrorless, un vero e proprio nuovo concept in fotografia. Anche perché, fuori dai denti, non sono mai stato un grande fan delle EOS M, prodotti che avevano potenzialità ma frenati dallo scarso approvvigionamento di ottiche dedicate che, di fatto, non le rendevano un prodotto in cima alla lista dei desideri. EOS R è un altro pianeta.
Chiudo con un’ultima considerazione: presentate così Fuji X-H1, Sony A7III e Canon EOS R sembrano macchine che viaggiano su binari paralleli, ma ciò che accumuna tutte è l’estrema pulizia del file in uscita che quasi non abbisogna di passaggi in Photoshop.
Il 2018 chiude quindi col botto. Ho grandi aspettative per il 2019.