Ogni anno LensVid propone una puntuale infografica sul mercato fotografico, incorporando i dati CIPA – Camera and Image Products Association – per due buone ragioni: la prima quella di “fotografare” lo stato dell’arte, la seconda quella di provare a fare delle previsioni sul futuro.
Dal 2010, l’anno migliore per il settore fotografico, in poi c’è stato un lento ed inesorabile declino nella produzione lato fotocamere: dai 121 milioni di pezzi prodotti si è passati ai soli 19 milioni dello scorso anno. Solo dal 2017 al 2018 il settore ha prodotto il 24% di corpi in meno. Le ottiche hanno retto meglio all’impatto nel corso degli anni: dal 2010 al 2018 ne sono state prodotte tra i 22 milioni e 18 milioni all’anno. Dal 2017 al 2018 la perdita in produzione del segmento obiettivi è stata solo del 7%. È sempre un dato negativo, ma sicuramente è una falce ridotta rispetto a quella vista nel segmento dei corpi macchina.
Il 2018 è stato poi l’anno che ha visto scendere sotto il 50% la quota di mercato delle compatte ad ottica fissa che hanno perso terreno rispetto al combinato mirrorless/reflex ad ottica intercambiabile. Qui è interessante notare, rispetto al 2017, come i tempi stiano cambiando: la produzione di mirrorless è cresciuta del 2% mentre quella di reflex ha fatto registrare un secco -12%.
Il 2019 è in corso e una rondine non farà primavera, ma il dato di fatto è che, grazie agli investimenti fatti dalle aziende in campo mirrorless e alle novità presentate, il primo trimestre del 2019 ha fatto meglio del medesimo periodo del 2018 con un +3%. Ora, se ci fermassimo solamente ai dati la situazione non sarebbe per nulla rosea: dal 2010 il mercato ha perso un sonoro 84%.
Il discorso da fare però credo sia un po’ diverso. Innanzitutto nel 2010 c’era un intero mercato da colmare con prodotti digitali, mentre ora quello stesso mercato è saturo anche a causa delle politiche di vendita precedenti. Con le macchine fotografiche ad ottica intercambiabile abbiamo sempre visto un fiorire di modelli, molti dei quali “entry” e proposti a prezzi stracciati quasi a far concorrenza alle compatte, in lassi di tempo brevissimi e tra loro quasi indistinguibili per forma e caratteristiche tecniche: un nuovo modello per ogni fps in più o per ogni punto AF in più. Discorso diverso invece per le fotocamere professionali, da sempre rivolte ad un pubblico specifico che, utilizzandole per lavoro, cambia corpo macchina con una cadenza nel tempo molto più lunga dovendo rientrare dell’investimento fatto, un pubblico più avvezzo ad investire in ottiche che in corpi.
Il mercato odierno segue più quest’ultimo segmento, almeno in via teorica, soprattutto perché le esigenze di un fotografo entry e le aspettative legate al prodotto sono profondamente cambiate. Ora il pubblico è più smaliziato rispetto al passato, ma soprattutto è più esigente: non vuole solo fare foto, vuole video di qualità, vuole connettività, vuola la massima risoluzione..ma più che altro non vuole il compromesso, vuole un prodotto che sappia fare quasi tutto. Insomma, non si accontenta di un prodotto “buonino”, allo stato dell’arte della tecnologia vuole un prodotto completo..e per averlo, è disposto a spendere di più. Ed è un pubblico molto vario. Saturato il mercato di base, che ora vede nello smartphone la sua “macchina entry” e che quindi difficilmente ne comprerà una, le aziende puntano quindi ad un target più elevato producendo sì un minor volume di prodotti ma dal costo specifico molto più alto. Assurdo? Non proprio, basta vedere il dato di volume/valore. Nel 2018 il numero di fotocamere vendute è diminuito sì del 24% rispetto all’anno precedente tuttavia la quantità di denaro speso è diminuita solo del 4.5% rispetto al 2017. Stesso discorso per le ottiche: nel 2018 ne sono state prodotte il 7% in meno ma è stato speso il 5% in più per acquistarle.
Ma un discorso analogo può farsi anche per le compatte. Nel corso degli anni queste macchinette si sono evolute in strumenti sempre più completi e con peculiarità ben distinte. L’epoca delle compattine da € 100 o € 300 è finita anni fa, ora quei prodotti li troviamo solo in mano ai nostri figli o perché abbiamo comprato fondi di magazzino o perché erano nostre anni prima e le abbiamo ritrovate in un cassetto durante un trasloco. Le moderne compatte ora sono superzoom oppure hanno un grande sensore oppure registrano video 4K (poco importa se il 70% di queli che ne comprano una ha un televisore che si spinge al massimo al Full HD)..ma soprattutto vanno dai € 700 ai € 1100. Per cui, anche qui, non credo ci si possa troppo stupire del ridimensionamento della filiera di produzione: è cambiato il target, ma soprattutto sono cambiate le esigenze di coloro ai quali questi prodotti si rivolgono.
Le aziende quindi producono sì meno prodotti ma di gran lunga superiori a valore rispetto al passato. Una macchina fotografica moderna ha all’interno tecnologia molto costosa non solo come implementazione ma anche come ricerca e sviluppo. Il settore sta quindi aumentando il valore dei propri prodotti per raggiungere una nuova stabilità di volumi e anche per posizionarli sul mercato ad un livello più alto, staccandosi dal limbo dei prodotti entry ora identificabile nel segmento smartphone. Ma, come scrissi ad ottobre scorso in questo post, saranno proprio gli utenti mobile a dare nuova linfa al mercato fotografico in futuro..per cui le cose cambieranno ancora, basta saper aspettare.