X
Entra
Accedi
Ho dimenticato la password
X
Se il tuo indirizzo è presente nel nostro database riceverai una mail con le istruzioni per recuperare la tua password

Chiudi
Reset password
Inserisci il tuo indirizzo email nella casella sottostante e ti invieremo la procedura per resettare la password
Invia
X
Grazie per esserti registrato!

Accedi ora
Registrati
Registrati
Ho dimenticato la password
Fotografia.it
laura-ockel-qOx9KsvpqcM-unsplash

Wafer - Photo by Laura Ockel on Unsplash

Il futuro del Micro Quattro Terzi sarà la AI?

Per poter resistere alle bordate del formato Full Frame il Micro Quattro Terzi avrebbe bisogno di cambiare passo e, forse, la AI (l’intelligenza artificiale) potrebbe essere una strada percorribile. Avrebbe senso tutto questo?

Francesco Carlini | 8 Luglio 2021

Panasonic ha messo momentaneamente da parte il Full Frame per concentrarsi nuovamente sul Micro Quattro Terzi. Ha presentato infatti il nuovo Leica DG Vario-Summilux 25-50mm F1.7 ASPH, ha annunciato Lumix GH5 II e ha comunicato lo svluppo di quella che sarà la prossima Lumix GH6. Passi importanti per il formato ridotto, necessari per dare un po’ di linfa vitale ad un segmento che per vivere ha bisogno di costanti innovazioni dato che non può contare solamente sulla prestanza del sensore. Inutile infatti girarci attorno: colori, gamma dinamica e prestazioni ISO del Micro Quattro Terzi, seppur buoni, non possono competere ad armi pari con i risultati del Full Frame o di sensori più grandi.

Anche il sistema AF parte penalizzato. La granitica convinzione di Panasonic di rimanere sul rilevamento a contrasto non dà gli stessi risultati in inseguimento o in luce scarsa del binomio ibrido contrasto/fase. Il rilevamento di fase era tipico delle reflex, non stupisce che un’azienda come Panasonic che è stata la prima a puntare sulla tecnologia mirrorless non lo abbia mai sposato: ai tempi il rilevamento a contrasto permetteva di coprire infatti tutto il sensore, cosa che non poteva accadere con quello di fase perché concentrato nel punto centrale. Ma ora tutto è cambiato grazie alla tecnologia e i sistemi a rilevamento di fase coprono già da soli il 100% della superficie sensibile..e se ci aggiungiamo pure il rilevamento a contrasto abbiamo un sistema pressoché infallibile. Per questo motivo infatti si rumoreggia che la prossima Lumix GH6 avrà anche un Hybrid AF, un cambiamento che in molti anelavano da tempo e che forse diventerà realtà..seppure con un po’ di ritardo.

Ma un nuovo sistema AF basterà da solo a spostare gli equilibri? Sinceramente non credo. Serve di più. Anche perché, nonostante il Micro Quattro Terzi sia comunque un buon sistema, il pubblico spesso generalizza e finisce per cadere nel “celolunghismo” additando il sensore come “piccolo” e preferendoglli molto spesso il pieno formato. Questo accade anche con l’APS, ma un’azienda come Fujifilm si è riuscita sempre a smarcare da questa situazione in maniera egregia costruendosi un parco clienti fedele e attento grazie ad un sistema composto da corpi e ottiche di estrema qualità. A Panasonic si può affiancare Olympus. Certo non se la sta passando bene ma sta cercando di risalire la china. In aprile girava voce che addirittura ci potesse essere una collaborazione con Samsung per portare il processore di elaborazione dell’immagine targato Olympus sui prossimi Galaxy; notizia bomba se fosse confermata.

Ma se ribaltassimo la situazione? Se fosse Samsung a portare l’intelligenza artificiale sui corpi macchina Olympus? Un moderno chip con IA, per quanto non sia davvero intellligente dato che non ha (ancora, ma ci stanno lavorando proprio in Samsung) apprendimento automatico, è addestrato con milioni di immagini; è in grado quindi di analizzare una scena in maniera estremamente precisa, i risultati che danno device come Huawei P30 Pro, P40 Pro, Oppo Find X3 Pro e One Plus 8 ne sono un buon esempio. Certo, ci sono anche quelli come Sony che non la utilizzano sui loro Xperia 1 II o Xperia 1 III..ma sfruttano tutti gli algortmi del segmento imaging, cosa molto simile in fin dei conti. Un corpo macchina Micro Quattro Terzi con un chip intelligente riuscirebbe forse a superare le criticità sopra descritte soprattutto per quanto riguarda la gestione della gamma dinamica e delle prestazioni in luce scarsa. La sensibilità ISO potrebbe essere meglio gestita, la fotografia notturna potrebbe non essere più un problema, il riconoscimento di volti e occhi sarebbe più preciso. Il tutto lasciando al processore dell’immagine la parte più “distruttiva” della AI: la gestione del colore, che almeno fino ad ora non è mai stata davvero soddisfacente sugli smartphone.

Un chip con AI in accoppiata ad un sistema Micro Quattro Terzi e ad ottiche luminosissime e di alta qualità, come ad esempio il nuovo Vario-Summilux 25-50mm F1.7 ASPH appena presentato, potrebbe ipoteticamente andare a colmare il gap con i formati più grandi? Forse sì. Anche perché le dimensioni del sensore permetterebbero un’analisi veloce dei dati, cosa impossibile su superfici sensibili più grandi: il chip sarebbe più lento e si surriscalderebbe troppo su una Full Frame, per esempio.

Probabilmente se in passato le aziende fotografiche non avessero fatto una assurda ed indiscriminata guerra ai produttori di smartphone ora il segmento imaging sarebbe più avanti. Ma questo è un altro discorso…

Francesco Carlini
In primis appassionato di fotografia, dal 2008 faccio parte del team di Editrice Progresso, storica casa editrice italiana fondata nel 1894, e gestisco il sito www.fotografia.it. Al lavoro redazionale e giornalistico nel corso degli anni ho affiancato il lavoro di prova dei prodotti e delle misurazioni di laboratorio riguardanti fotocamere, obiettivi e smartphone.
  • Cerca

  •  

  • Ultime News