Inaugura a Lugano una interessante mostra di sei fotografi emergenti che esplorano il concetto di orizzonte e lo interpretano con degli scatti molto personali.
L’orizzonte è quella linea di confine che ogni tanto si sposta perché ci spostiamo noi e, quando ci guardiamo intorno, ci rendiamo conto che qualcosa è cambiato. Ma… come percepiamo i nostri orizzonti e cosa siamo disposti a fare per raggiungerli o raggiungerne di nuovi?
La mostra Horizon che inaugura a Lugano il 14 giugno si interroga proprio su questo e i sei fotografi italiani scrutano l’orizzonte come qualcosa di lontano ed incredibilmente affascinante. Una linea che separa il mare dal cielo, la terra dall’aria. Ma non solo, gli orizzonti possono anche essere delimitati dai palazzi di cemento o dalla pelle o fatti di sogni e di luoghi reconditi.
La mostra è stata organizzata dai vulcanici promotori di YAH (Young Art Hunters), un’organizzazione nata per valorizzare l’arte giovane in tutte le sue sfumature e aspetti.
Per i loro eventi ricercano argomenti attuali per colpire e far riflettere gli spettatori. Come se non bastasse, lo fanno ricercando continuamente nuovi spazi e collaborazioni. Quando hanno conosciuto i proprietari della Ten Tower Gallery di Lugano e scoperto di condividere gli stessi valori, è nato un grande entusiasmo e la decisione di organizzare la mostra.
Ho chiesto a Barbara Basile, complice di Elia Panori nel progetto YAH, un commento su Horizon:
“La mostra è stata pensata come un viaggio tra terre, mari e pelli diverse, la ricerca di orizzonti che vengono descritti tra scatti analogici e digitali, tra tecniche e stili completamente diversi tra loro. Horizon è un traguardo importante per i nostri artisti, per molti di loro è la prima mostra all’estero e per noi di conseguenza è un grande passo che non pensavamo di poter compiere così presto. Siamo sicuri che questo sia un trampolino di lancio che ci permetterà di spingerci oltre, rendendoci una galleria sempre più internazionale e pronta a mettersi in discussione.”
Ma chi sono gli artisti in mostra e come sono i loro progetti? Scopriamoli uno per uno.
Nel lavoro di Giulia Gualazzi (in arte Giulia Frump, 1997 Milano) l’orizzonte è visto come una linea apparente, un arco lungo il quale il cielo sembra toccare il mare. Due mondi che si uniscono, si avvicinano fino a fondersi, come due corpi stretti tra loro. Se la linea che scaturisce dal contatto definisce la separazione tra le due figure ne è al contempo un disegno unico creato dall’unirsi di quelle singolari forme che si adagiano l’una all’altra fino a trovare un’intimità naturale e accogliente.
Il progetto Hiraeth di Riccardo Bandiera (1973, vive e lavora sul mare tra Genova e Nizza) descrive la malinconia per un tempo passato, un sentimento provato per qualcuno che abbiamo incontrato sul nostro cammino, di cui sentiamo la mancanza e che desideriamo ritrovare. È un luogo perduto in cui non si può tornare se non con il pensiero, un viaggio che può essere intrapreso solo accompagnati dai ricordi.
La serie presentata da Mattia Gravili (Milano, 1990) racconta di città sovrappopolate con agglomerati urbani che si estendono a perdita d’occhio; luoghi sfruttati, poi deturpati e abbandonati. La visione di un futuro in cui saremo costretti a migrare per cercare nuove terre, nuovi orizzonti, nuove case, pensando di essere ancora padroni di questo mondo che invece potrebbe tornare a risplendere proprio senza di noi.
Niccolò Misrachi (classe 1997, Milano) esplora i ricordi, quelli più sfuggevoli e confusi e quelli più nitidi, riaffiorano volutamente nel conscio richiamati dalla consapevolezza. Come in rassegna, per ricordarci l’ultima volta di cosa è nutrito il nostro Ego, essi poi si dissiperanno per far spazio all’Adesso, e l’Adesso è eterno.
Trascendence è la ricerca fotografica di Mauro Bruschi (in arte Ego Nauta, 1979) e parla del desiderio di superare la realtà oggettiva dello status quo e la conseguente scoperta di una realtà inconscia che ci rende estranei a noi stessi e metafisicamente soli.
C’è un confine tra la luce e la sua assenza? La paura del buio è il tema esplorato da Irene Vesentini (Verona 1996). Still (not) afraid of the dark è una raccolta dove il buio è il protagonista che attraverso giochi di luce parla del risveglio notturno e di una vita che continua oltre al giorno, pronta ad essere raccontata. Il (not) ha un significato bivalente: racconta della paura del buio ma allo stesso tempo contrasta con la curiosità primitiva e viscerale della scoperta dell’ignoto.
Horizon
una mostra a cura di YAH – Young Art Hunters Associazione E.T.S. in collaborazione con Ten Tower Gallery
dal 14 giugno al 23 luglio 2023
Entrata libera: LUN-VEN 13.30 – 17.30
Ten Tower Gallery