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Fotografia.it

19 agosto: la giornata mondiale della fotografia: come nasce?

Pubblichiamo qui un estratto dell’articolo di Danilo Cecchi per Progresso Fotografico sulla storia della fotografia di ritratto nella parte dedicata al dagherrotipo

Redazione fotografia.it | 19 Agosto 2024
Anonimo - Ritratto di donna con cane.

Anonimo - Ritratto di donna con cane.

E’ il giorno in cui Jacques Daguerre presentò la sua invenzione all’Académie des Sciences e l’Académie des Beaux Arts.
Era il 1839 e il dagherrotipo ebbe un successo travolgente perché rendeva accessibile e popolare il ritratto fino ad allora riservato a quanti potevano permettersi l’opera di un pittore.
Pubblichiamo qui un  estratto dell’articolo di Danilo Cecchi sulla storia della fotografia di ritratto nella parte dedicata al dagherrotipo

Il successo del ritratto in dagherrotipia

All’indomani della divulgazione nel 1839 del processo messo a punto da Jacques Louis Mandé Daguerre (1778-1851) per la conservazione delle immagini prodotte dalla “camera obscura”, dozzine di persone, in gran parte pittori ritrattisti, si cimentano con il nuovo strumento, procurandosi le attrezzature, costruite e messe in commercio dall’ebanista Alphonse Giroux (1776-1948), imparentato con lo stesso Daguerre, ed equipaggiate con obiettivi costruiti dall’ottico parigino Charles Chevalier (1804-1859).

Vengono aperti i primi studi dagherrotipici per ritratti, prima a Londra e Parigi, poco dopo a New York, Amburgo, Berlino, Edimburgo, Dublino e San Pietroburgo, mentre già nel 1840 l’ottico Voigtlaender mette in commercio un obiettivo luminoso progettato in maniera specifica da Josef Petzval (1807-1891) per il ritratto in studio.

Charles Meade. Ritratto di Daguerre (1848). Dagherrotipo.
Charles Meade. Ritratto di Daguerre (1848). Dagherrotipo.

La fotografia di ritratto conosce un successo immediato e travolgente, il numero degli studi si moltiplica negli anni Quaranta nelle principali città dell’Europa fino agli Stati Uniti, dalla costa atlantica con Boston, New York e Philadelphia, fino al Pacifico con San Francisco, mentre un grande numero di dagherrotipisti itineranti si spostano tra le diverse città offrendo i loro servizi e insegnando ovunque la nuova tecnica per fabbricare immagini. Se la tecnica del dagherrotipo è nuova, l’apparato espressivo e linguistico del ritratto è ben consolidato da oltre quattro secoli di pittura, collaudato da centinaia di ritratti di re e regine, principi e principesse, papi e cardinali, generali e colonnelli, nobili e nobildonne, fino ai più facoltosi capitani d’industria e ricchi borghesi.

A metà Ottocento il genere del ritratto è già suddiviso in sottogeneri, dal mezzobusto ai tre quarti alla figura intera, dal ritratto di coppia al ritratto di famiglia, e questa stessa suddivisione viene replicata in tutto e per tutto dai dagherrotipisti insieme all’apparato scenico che circonda la figura. Tutto un repertorio di pose e atteggiamenti, costumi e sfondi, drappeggi e accessori viene rispolverato e riproposto a un gran numero di clienti della media e piccola borghesia con un notevole risparmio di costi e di tempo, rendendo il ritratto accessibile quasi a chiunque e con la garanzia di una somiglianza quasi perfetta fra la persona ritratta e la piccola immagine incisa sulla superficie a specchio della lastra argentata; superficie che talvolta viene colorata a mano e spesso realizzata in forma duplicata nella stereoscopia.

Se la rapida diffusione del ritratto su dagherrotipo crea una sorta di omologazione sociale e culturale, spesso a discapito della qualità, non mancano fra i dagherrotipisti degli anni Quaranta e Cinquanta dei veri e propri artisti che riescono a esaltare la personalità dei loro clienti, soprattutto quando si tratta di personaggi noti e influenti. Léon Reisener (1808-1878) realizza nel 1842 un famoso ritratto di Eugéne Delacroix, Louis Auguste Bisson (1814-1876) fotografa nel 1842 Balzac, Jean-Baptiste Sabatier-Blot (1801-1881) ritrae nel 1844 lo stesso Daguerre, che viene ritratto poco più tardi, nel 1848, anche dall’americano Charles Meade (1826-1858), mentre Alexis Gouin (1799-1855) ritrae in stereoscopia nel 1851 Alexandre Dumas.

Anonimo - Ritratto di donna dagherrotipista (1855)
Anonimo – Ritratto di donna dagherrotipista (1855)

Se molti dei dagherrotipisti sono rimasti anonimi, così come la maggior parte dei loro clienti, alcuni fra di essi sono entrati nella storia. Fra i più noti vi sono i francesi Desiré François Millet (1814-1875), autore di numerosi ritratti singoli o di coppia, Auguste Belloc (1805-1867 o 1868), apprezzato ritrattista, ma molto più famoso per i suoi nudi femminili, e Stanislas Ratel (1824-1904) che nel 1843 realizza uno dei primi autoritratti su dagherrotipo, oltre ad Antoine Claudet (1897-1867), che da Parigi si sposta Londra nel 1841 ed è l’autore, fra l’altro, fra il 1853 ed il 1854, di alcuni ritratti in stereoscopia della regina Vittoria.

Sempre a Londra il primo dagherrotipista autore di notevoli ritratti è Richard Beard (1801-1885), insieme al più giovane William Kilburn (1818-1891) che ritrae nel 1848 il principe Alberto e nello stesso anno il soprano svedese Jenny Lind, mentre lo scozzese James Howie (1791-1858) opera ad Edimburgo.

Nicholas Shepered. Ritratto di Abraham Lincoln (1846).
Nicholas Shepered. Ritratto di Abraham Lincoln (1846).

Fra i dagherrotipisti tedeschi si ricordano a Brauschweig Oskar Fielitz (1819-1859), ad Amburgo Carl Ferdinand Stelzner (1805-1894) con il socio Hermann Biow (1804-1850), autore nel 1848 di un ritratto di Schelling, oltre a Johann Anton Vollner, sempre ad Amburgo; quest’ultimo è autore nel 1850 di un ritratto di Robert Shumann. Il tedesco Carl Dauthendey (1816-1896) è il primo dagherrotipista ad aprire nel 1843 uno studio di ritratti a San Pietroburgo e Johann Eberhard Feilner (1802-1969), attivo a Brema dal 1844 si trasferisce in Olanda nel 1848.

Negli USA, dove il dagherrotipo suscita un interesse ancora più forte che in Europa, fioriscono ovunque gli studi dei ritrattisti. I primi ad aprire uno studio a Boston sono Albert Sands Southworth (1811–1894) con Josiah Johnson Hawes (1808-1901), autori nel 1850 del famoso ritratto del giudice Lemuel Shaw, e a Philadelphia i fratelli David Collins (1825-1909) e Thomas Collins (1823-1873), autori di numerosi ritratti, ma la capitale del dagherrotipo diventa New York, con gli studi che si allineano lungo la Broadway. Jeremiah Gurney (1812-1895) vi è presente fino dal 1840, Charles Meade con il fratello Henry vi si spostano da Albany nel 1842 e nel 1844 vi arriva anche Matthew Brady (1823-1896), che nel 1845 fotografa il pittore Thomas Cole, nel 1857 Samuel Morse e nello stesso anno il presidente Franklin Pierce, che nel 1852 si era già fatto fotografare da Southworth e Hawes. Nel 1846 Nicholas Shephered esegue il primo ritratto di un giovane Abraham Lincoln, all’epoca deputato dell’Illinois, insieme a quello della moglie Mary Todd Lincoln, mentre Augustus Washington (1820-1875) realizza nel 1846 due ritratti di John Brown.

John Moffat. Ritratto di Talbot (1864).
John Moffat. Ritratto di Talbot (1864).

Il primo dagherrotipista di San Francisco è Robert Vance (1825-1876) che vi apre lo studio nel 1850 e Benjamin Dexter Maxham (1821-1899) fotografa nel 1856 Henry David Thoreau. Fra i ritratti di Edgar Allan Poe realizzati fra il 1847 ed il 1848, solamente uno viene attribuito a Samuel Masury (1818-1874) con studio a Boston, o al suo socio Samuel W. Hartshorn.

Dall’Europa e dagli Stati Uniti il dagherrotipo si diffonde negli altri paesi; i fratelli inglesi James Freedman (1814-1890) ed William Freedman (1809-1895) aprono uno studio a Sidney in Australia, altri dagherrotipisti sbarcano in America Latina come in Asia, dove il ritratto assume prevalentemente un valore di tipo etnografico, mentre in America Thomas Easterly (1809-1892) realizza i primi ritratti dei nativi americani. Il dagherrotipo arriva fino in Giappone, con il dagherrotipista Eliphalet Brown (1816-1886) che vi sbarca insieme al commodoro Perry nel 1853 e vi realizza i primi ritratti giapponesi.

Johann Anton Vollner. Ritratto di Schumann (1850). Dagherrotipo
Johann Anton Vollner. Ritratto di Schumann (1850). Dagherrotipo

In Italia i primi dagherrotipisti, definiti “allievi di Daguerre”, arrivano dalla Francia, come Alphonse Bernoud (1820-1889) che apre studi di ritratto a Genova, poi a Firenze e Roma, ed infine a Napoli nel 1856, mentre fra i numerosi dagherrotipisti italiani vi sono Gioacchino Boglioni (1799-1859) a Torino, Alessandro Duroni (1897-1870) a Milano, Antonio Sorgato (1825-1885) a Venezia, Adolfo Pescio (1816-1904) a Genova, Giuseppe Marzocchini (1802-1965) a Livorno, Lorenzo Suscipj (1802-1855) e Angelo Luswergh (1793-1854) a Roma e Francesco Gibertini (1804-1867) a Napoli.

Nei primi anni Cinquanta la tecnica del collodio umido su lastra di vetro comincia a sostituire quella del dagherrotipo, dapprima in Europa e più tardi anche in America, e la maggior parte dei ritrattisti continuano nella loro professione abbandonando le lastrine d’argento per utilizzare i nuovi procedimenti ma lasciando praticamente inalterato tutto l’apparato scenico ancora per qualche decennio. Dopo avere registrato, come la più nobile pittura, i volti altrettanto nobili di re e regine, ma anche di presidenti, militari, scrittori, poeti e intellettuali, oltre che dei grandi, medi e piccoli borghesi, con tanto di mogli e famiglie al seguito, il dagherrotipo esce discretamente di scena, per essere recuperato a un secolo di distanza come una forma raffinata di una tecnica alternativa alle tecniche moderne.

Danilo Cecchi

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