Più leggero, più bilanciato, più prestazionale. Ideale per i fotografi professionisti ma anche, forse soprattutto, per i videomaker.
Abbiamo in prova quel modello che solitamente non manca mai nella borsa di un fotografo: FE 70-200mm F2.8 GM OSS II. Sony aggiorna il telezoom G Master più venduto e versatile del suo parco ottiche ad una nuova versione. Presentare una versione II è un passo molto importante e che, fino a ieri, era appannaggio solo di Canon e Nikon a causa della vastità dei loro corredi; anche Sony porta quindi alla “piena maturità” il suo sistema, fatto di 45 ottiche E-Mount Full Frame, di cui ben 15 targate G Master.
Chi l’avrebbe mai detto che sono già quasi sei anni che Sony non aggiorna il suo teleobiettivo zoom? E invece sì, la presentazione di FE 70-200mm F2.8 GM OSS, primo zoom E-mount per Mirrorless realizzato direttamente Sony, risale addirittura al 2016. Migliorare è sempre una sfida molto difficile, soprattutto quando il punto di partenza è già molto alto. Quel “vecchio modello”, disponibile tuttora, è uno zoom che ha subito conquistato la vetta della classifica e delle preferenze dei fedelissimi Sony per le sue qualità; logico quindi aspettarsi da quello nuovo quel qualcosa in più. Ma in Sony amano le sfide..e, a conti fatti, amano vincerle.
Gli ingegneri sono partiti analizzando i punti deboli del predecessore ed ascoltando il feedback degli utenti. Sono stati proprio loro ad individuare nel peso, e nel conseguente sbilanciamento in avanti quando montato su un corpo A7 o A9, un grande limite. Attingendo all’esperienza sviluppata con i teleobiettivi fissi, i tecnici Sony hanno ottenuto una riduzione del peso del 29% corrispondente a circa 435 grammi risparmiati; il tutto grazie ad un utilizzo combinato di lenti con tecnologie ED (Extra-low Dispersion) e XA (eXtreme Aspherical). Ad ora, è diventato il più leggero zoom della serie G Master.
Andando a lavorare sulle lenti che compongono il cuore del nuovo FE 70-200mm hanno ottenuto anche la riduzione un altro difetto presente sulla modello precedente: il flare, che si manifesta negli scatti in controluce o quando luci parassite puntano all’interno dell’obiettivo. Il lavoro fatto ha interessato la superficie delle lenti: applicando la tecnologia Nano AR Coating II si sono ridotti flare e ghosting nelle immagini.
Lo schema ottico è molto diverso dal precedente: meno elementi ma più diversificazione. Si compone di 17 elementi in 14 gruppi (prima 32 in 18), con due lenti Super ED, due lenti ED, una lente Asferica, una lente Asferica ED e una lente XA e un diaframma arrotondato a 11 lamelle. Il sistema di messa a fuoco flottante, che muove due gruppi di lenti autonomamente, è spinto da 4 motori XD lineari; il movimento è più preciso, veloce e silenzioso, tanto che il nuovo modello risulta essere quattro volte più veloce rispetto alla versione precedente e il 30% più preciso nel tracking dei soggetti. D’altronde prima c’era un Ring Type Ultrasonic, la scelta dei Linear Motor è probabilmente fatta per renderlo pienamente compatibile con Sony A1.
Rimanendo in tema di confronto, la distanza di messa a fuoco minima passa da 96 cm a 82 cm a 200mm e a 70mm scende a 40 cm. Un grande cambiamento rispetto ai 96 cm del precedente.
Visto da un occhio poco attento il nuovo 70-200mm GM può sembrare uguale al predecessore, le ghiere di messa a fuoco manuale e zoom sono rimaste uguali e nella stessa posizione; ma è facile osservare che ne è apparsa una nuova dedicata ai diaframmi e dotata di dentatura. Può essere lasciata in posizione A per un utilizzo elettronico o dai comandi della fotocamera; oppure ruotata come le vecchie ghiere vintage potendo scegliere se a “Click” o senza frizione grazie all’apposito pulsante posto sul barilotto.
Nuovo anche il pulsante per bloccare il diaframma denominato “Iris lock” che blocca la rotazione della ghiera solo sulla “A” oppure solo tra F2.8 e F22; se sbloccata lascia libera di ruotare la ghiera dalla “A” fino a F2.8.
Questa conformazione risulta utile in ambito fotografico ma soprattutto altamente precisa in quello video. La combinazione tra ghiera dell’apertura e motori AF permette di minimizzare il focus breathing e, durante lo zoom, contenere lo slittamento degli assi (Axis Shift) orizzontali e verticali.
Altra novità è una terza modalità di stabilizzazione del sistema OSS dedicata ai soggetti in movimento; un pulsante per attivare o disattivare la DMF (messa a fuoco manuale diretta) che permette di focheggiare in manuale con l’auto focus inserito, anche in AF-C.
Per quanto riguarda il paraluce rimane la finestrella per la rotazione dei filtri. Il rivestimento interno è in materiale poroso, però non amo molto questa soluzione perchè tende a trattenere lo sporco. Sporco che non penetra all’interno dell’obiettivo grazie alla tropicalizzazione che lo tiene a riparo anche dall’acqua.
Innestato su Sony A7R IV mantiene fede alla sua prima promessa, cioè quella di risultare bilanciato rispetto ai leggeri corpi mirrorless grazie alla riduzione del suo peso. In questo modo risulta anche meno faticoso scattare con una sola mano senza andare a stancare il polso impiegato per impugnare la fotocamera. Nonostante la cura dimagrante il feeling è sempre di alto livello, gli elementi in gomma sono ben fatti e di una certa solidità, anche la loro rotazione è tarata in modo ottimale per trasmettere la giusta precisione.
La nuova ghiera dei diaframmi è a portata di pollice e permette di cambiare setup in modo anche più veloce rispetto alla classica rotella sul corpo macchina; in più, ha sempre quel sapore di ottica professionale vecchio stile! La nitidezza è alta già a partire da F2.8 dove viene avvolta dal bellissimo sfocato merito delle 11 lamelle del diaframma che firmano questo bokeh. Chiudendo il diaframma lo sfocato lascia spazio ad immagine meno avvolta e contrasta ma tecnicamente perfetta da angolo ad angolo.
La nitidezza è alta già a F2.8 e lo sfocato avvolge il soggetto in modo piacevole.
La messa a fuoco è istantanea e priva di rumori del movimento delle lenti interne, anche in caso di incertezza. Cercando di mettere a fuoco al di là del riflesso di un finestrino, FE 70-200mm F2.8 GM OSS II non riusciva a trovare il soggetto; qui mi sono aiutato con il sistema DMF che mi ha permesso di mettere a fuoco in manuale e scattare.
Il forte riflesso del vetro impediva la messa a fuoco, grazie alla ghiera DMF ho trovato il soggetto mettendo a fuoco in manuale.
In quel momento oltre al sistema di messa a fuoco ho messo alla prova anche la stabilizzazione OSS con alcuni dettagli scattati con tempi lenti; nell’ordine del 1/25 di secondo a 200mm i risultati sono eccellenti e privi di mosso, come se scattati su un treppiede.
Lo stabilizzatore consente di scattare dettagli a mano libera anche a 200mm con tempi di scatto lenti.
La distanza minima di messa a fuoco permette di avvicinarsi veramente tanto, basti pensare che a 70mm ci troviamo a 20 cm dal soggetto rispetto alla lente frontale.
Nota di lode al lavoro fatto per contenere il flare e tutte le impurità che si possono trovare nell’immagine finale mentre si scatta con una fonte di luce contro; a diaframma aperto il flare è minimo e scompare dal momento che si chiude già a F4.0, nonostante il sole fosse frontale alla fotocamera.
Come scritto all’inizio è sempre difficile migliorare ciò che appare già perfetto. Sony l’ha fatto spostando l’asticella ancora più in alto in un segmento dove le case fotografiche investono molto e lavorano di fino. Si sa, il telezoom è un obiettivo indispensabile per tutti i fotografi, sia professionisti che appassionati.
FE 70-200mm F2.8 GM OSS II è l’evoluzione perfetta del suo predecessore e cancella quei pochi difetti presenti, se così li possiamo chiamare. Dal mio punto di vista avrei voluto vedere insieme al peso anche una riduzione delle dimensioni rispetto alla serie precedente, ma è un po’ come volere la botte piena e la moglie ubriaca.
Sony FE 70-200mm F2.8 GM OSS II sarà disponibile da fine ottobre ad un prezzo di € 3000.