Presentata al Mobile World Congress di Barcellona, la famiglia 14 è il nuovo fiore all’occhiello di Xiaomi. Dei due modelli, Ultra si conferma..ultra: quadrupla fotocamera da 50 Mpxl con estensione Raw, chip AISP aggiornato, apertura variabile meccanica F1.6-4, video 8K/30p.
La storia si ripete..o meglio, in questo caso, si migliora. Fino a ieri il benchmark per la fotografia mobile era 13 Ultra, dispositivo presentato un anno fa e che tuttora risulta essere il miglior cameraphone sul mercato. Anche nei confronti di modelli presentati molto recentemente dalla concorrenza. Xiaomi 14 Ultra riesce però nell’impresa di posizionarsi leggermente sopra al precedente grazie al fine lavoro di cesellatura fatto sul file sull’asse Cina – Germania, binomio che sta portando la mobile photography su livelli così alti da dare quasi le vertigini. Meglio quindi non guardare in basso, se non per prendere le distanze.
Come si sa, il diavolo è nei dettagli. Nell’ultimo anno i cambiamenti sono stati tanti, piccoli pezzetti che una volta ricomposti fanno un grande disegno. L’attenzione maggiore è stata data all’hardware con l’utilizzo di un nuovo sensore e una diversa architettura interna delle ottiche, il che si traduce in una maggior risoluzione ed un più incisivo contenimento del rumore persino sul file Raw, a mio parere il migliore a mani basse nel panorama smartphone. Xiaomi 14 Ultra è l’unione dei due mondi, è come avere tra le mani una piccola RX100: una compatta premium per quanto riguarda la qualità degli scatti e le potenzialità video, con in più la caratteristica di poter telefonare, mandare email, giocare, vedere serie tv e tanto altro. Con buona pace dei puristi intransigenti che se ne dovranno fare una ragione.
L’importanza di questo modello nei confronti di quello dello scorso anno è da ricercare anche nella sua “gestazione”. 14 Ultra è infatti il primo ad uscire dal nuovo Optical Institute sviluppato da Xiaomi e Leica assieme in posizione paritaria; un aspetto quest’ultimo che l’azienda tedesca ci tiene molto a precisare e come mi è stato riportato direttamente anche da Pablo Acevedo Noda – Head of Development & Engineering Mobile Leica. Anche 13 Ultra usciva da un laboratorio di messa a punto come il Mi Lab, che ho avuto modo di visitare a maggio 2023, ma quello era solo un passaggio di controllo finale.
Il nuovo OI invece si sviluppa su circa 3000 metri quadrati di superficie dove un totale di 200 ingegneri, tra i quali Peter Karbe (progettista ottico dietro gli obiettivi di quarta generazione di Leica, tra cui Noctilux e la serie APO), lavorano fianco a fianco giornalmente; le informazioni corrono più veloci, le idee fioriscono ed i problemi vengono immediatamente rilevati e risolti. Ed è forse anche per questo che il nuovo modello risulta così curato.
Con questo tipo di struttura aziendale Leica si toglie un po’ le vesti del “deus ex machina” mostrando la sua vera natura: è entrata nel progetto mobile a piedi uniti e ha intenzione di rimanerci a lungo. Spazza via anche tutti i detrattori che vedono le “collaborazioni” come una mera operazione di marketing che vuole l’apposizione di un marchio/bollino sulla scatola. Qui c’è molto di più, c’è una vera e propria coingegnerizzazione.
Fotograficamente parlando è quindi davvero equiparabile ad una fotocamera vera e propria con sensore da 1″ e, grazie anche ai suoi accessori, ne regala anche le sensazioni. Inoltre, e questo mi piace sottolinearlo, qui non si tratta di algoritmi e fotografia computazionale: qui è tutta questione di sensore e di ottiche. Certo, in modalità Auto è in grado di darvi un file jpeg di tutto rispetto, ma come anticipato è il Raw ad essere di un altro livello. E questo lo considero l’aspetto più importante in assoluto, partendo dal presupposto che chi deciderà di acquistare un 14 Ultra lo farà per scattare immagini (e registrare video) manualmente e sfruttare così tutti i vantaggi della compatibilità con Lightroom in fase di editing. È un dispositivo pensato per gli appassionati, per i perfezionisti, per chi con l’immagine ci vuole lavorare.
Pezzo forte del nuovo 14 Ultra è sicuramente la fotocamera principale. Il sensore è di nuova concezione sviluppato sempre da Sony con il nome di Lytia 900. Un vero e proprio CMOS Stacked da 1″ e 50 milioni di punti che lavora primariamente in Pixel Binning 4 in 1 a 12 Mpxl e secondariamente anche in risoluzione nativa a 50 Mpxl, in grado di scattare in formato Jpeg, HEIF, Raw ed Ultra Raw (Raw + HDR). Se è vero che tutti i sensori degli smartphone sono impilati, questo sembra replicare molto fedelmente i classici Exmor visti sulla linea Alpha; uno strato per i transistor e uno per i fotodiodi che, guadagnando più spazio, hanno dimensioni maggiori del solito e permettono quindi di incamerare ancora più luce rispetto al Sony IMX989 da 1″ visto su 13 Ultra. Anche l’obiettivo posto davanti cambia: un Vario-Summilux equivalente ad un 23mm F1.6-4 composto da otto microlenti in plastica di cui la prima con rivestimento High Transmittance per contenere flare, ghosting e purple fringe.
Già qui si nota la prima grande differenza rispetto al passato. Con la nomenclatura Summilux infatti Leica marchia le ottiche in grado di scendere sotto il valore di F1.8 (infatti su 13 Ultra era un Vario-Summicron 23mm F1.9-4). Questo terzo di stop sommato a più grandi fotodiodi permette di avere un maggior impatto di luce a sensore; quindi una miglior risoluzione, una più spiccata nitidezza ed un maggior contenimento del rumore. Viene qui riproposto anche il sistema ad apertura variabile meccanica; le lamelle passano da tre in metallo a sei in carbonio e permettono di aprire e chiudere il diaframma con soluzione di continuità: si potrà quindi selezionare ogni micropasso di apertura da F1.6 ad F4.
Ciò che invece non cambia sono invece le fotocamere secondarie per le quali si è deciso di replicare lo stesso schema del modello precedente; sensori Sony IMX858 da 1/2″, uno dietro ad una focale ultragrandangolare equivalente ad 12mm F1.8, uno dietro ad una focale da ritratto 3.2x equivalente ad un 75mm F1.8 con struttura interna a 7 lenti e uno dietro ad una focale tele 5x equivalente ad un 120mm F2.5 (prima era F3) con struttura interna periscopica a 6 lenti. Tutti in grado di scattare in formato Jpeg, HEIF, Raw ed Ultra Raw (Raw + HDR).
A dire il vero però una novità strutturale c’è..e anche bella importante. La fotocamera da 75mm equivalenti ha un’architettura ad elementi flottanti: una prima nel suo genere, abbastanza unica e portatrice di due grandi vantaggi. Il primo è che l’aberrazione viene contenuta otticamente non andando a gravare sul processore AISP; certo un po’ se ne troverà, ma stiamo pur sempre parlando di uno smartphone dove tutto è miniaturizzato per cui è totalmente accettabile. La seconda è che, dato il movimento di queste lenti che vanno a correggere (questione di millimetri) autonomamente la distanza per permettere una messa a fuoco più accurata, ci si potrà avvicinare al soggetto inquadrato fino a circa 10 cm permettendo così una fotografia molto simile alla macro.
Per quanto riguarda il video fotocamera principale è in grado di registrare in formato 4K/120p ed 8K/30p Log 10 bit (Rec.2020) con i 14 stop di gamma dinamica raggiunti mediante tecnologia Dual ISO Fusion, con possibilità di caricare le proprie Lut per vedere in anteprima a display il risultato finale. Quelle secondarie registrano invece in qualità 4K/60p.
Come sempre anche la color science è sviluppata da Leica. Anche su 14 Ultra si potrà scegliere tra Vibrant e Authentic come look da dare di default allo scatto automatico in formato Jpeg e HEIF; è stata leggermente rivista, per cui nella prima correction si avranno colori più carichi e contrastati mentre nella seconda molto più pastello e sfumati rispetto a quanto visto su 13 Ultra. Anche le modalità sono rimaste identiche, ad aumentare sono però le opzioni. In Ritratto si potrà scegliere di applicare uno sfocato digitale (da F1 ad F16) con le simulazioni Documentary 35mm, Swirly Bokeh 50mm, Portrait 75mm e Soft Focus 90mm; la novità è che in modalità Standard, quindi senza gli effetti prima menzionati, si potrà selezionare la focale tra 23mm, 35mm, 50mm e 75mm cosa che sul modello precedente non era fattibile. Nuovissima invece la modalità Regista con cui registrare in Log 10 bit in formato 4K fino a 60p e collegare via Wi-Fi altri 14 Ultra o un monitor esterno.
Presente anche qui la modalità Fastshot, quella più fotografica fra tutte, che di default setta il device in iperfocale a 35mm. Le novità sono due. Mentre su 13 Ultra si potevano selezionare lunghezze focali di 23mm, 35mm e 50mm equivalenti, su 14 Ultra vengono aggiunte anche 28mm, 75mm e 135mm equivalenti. Inoltre l’interfaccia è ora più fotografica. Essendo le focali intermedie tutte dei crop sul sensore, a display si vedrà un riquadro nel quale centrare l’inquadratura un po’ come avviene nei mirini ibridi di alcune compatte ad alte prestazioni.
Presentare un dispositivo in Cina e poi distribuirlo al di fuori dei confini nazionali è una cosa, farlo con la conferenza di Barcellona direttamente su suolo europeo un’altra. Il messaggio che si può leggere tra le righe, almeno così l’ho interpretato, è che Xiaomi con questo modello è in grado di rispettare standard di costruzione e prestazioni tipicamente occidentali. Ma soprattutto che è pronta al grande salto; dispone infatti di un intero ecosistema di prodotto di cui lo smartphone è solo la punta dell’iceberg. Anche più grande di quello offerto da Samsung, sua principale concorrente nel mondo Android.
Questa ricerca di perfezione nel design si nota subito, guardando il display che è piatto..o curvo? Il pannello AMOLED sottostante è piatto (All Around Liquid Display), evitando qualsiasi distorsione dei bordi su entrambi i lati, cosa comune nei telefoni con schermo curvo. Misura 6.73″ (1440 x 3200 pixel), ha una risoluzione WQHD+ da 522 ppi con supporto per Dolby Vision e HDR10+ e una frequenza di aggiornamento adattiva (LTPO) che cambia automaticamente tra 1 Hz e 120 Hz, luminosità di picco fino a 3000 nits. La color correction chiamata Original Color Pro può essere impostata su Vivida, Satura o Personalizzata per poter scegliere tra corrispondenza sRGB, P3 od originale e modificare i parametri a livello granulare (soluzione ideale per la post produzione). Il vetro superiore che lo protegge, non un Gorilla Glass ma uno Shield Glass che dovrebbe essere 10 volte più resistente agli urti di un moderno Victus, è però curvo non solo ai bordi ma anche agli angoli.
Misura 161.4 x 75.3 x 9.2mm e pesa 219.8 grammi. La scocca esterna in alluminio ha un grado di protezione IP68; sul retro è stata scelta la pelle vegana..più comunemente nota come plastica gommata e lavorata. La differenza nel design rispetto al suo predecessore è abbastanza netta; per contenere il bump 13 Ultra aveva una lieve curvatura che partiva da circa metà della scocca mentre 14 Ultra è completamente piatto e a sporgere rimane solo il gruppo fotocamera. A livello estetico sembrerebbe un piccolo passo indietro ma in realtà è obbligato per aumentarne la funzionalità in accoppiata con il Photography Kit.
Una prima nel suo genere è il sistema di raffreddamento a liquido di nuova concezione. Si chiama Dual Channel IceLoop System ed è composto da due comparti differenti uno si occupa di gestire la temperatura generale del dispositivo, l’altro è dedicato unicamente al raffreddamento del processore e del comparto fotocamera per permettere riprese più a lungo nel tempo. I chip sotto la scocca sono due: un Qualcomm Snapdragon 8 Gen 3 ed un AISP per l’elaborazione delle immagini con un nuovo algoritmo chiamato Fusion che analizza il file Raw e Ultra Raw e gestisce funzioni come Ultra Zoom 30x, Ultra HDR e Master Portrait.
A chiudere il cerchio dello sviluppo hardware è sicuramente il Photography Kit. Entrambi i pezzi più importanti hanno subito delle modifiche strutturali che li rendono più funzionali e durevoli nel tempo. La cover, che sorregge il tutto, grazie al più sporgente bump della fotocamera ha una filettatura molto più spessa e che meglio preserva un materiale leggero come la plastica dall’usura data dalla frizione con il metallo delle ghiere aggiuntive (due di “bellezza” e una portafiltri). Inoltre, qualora non bastasse, dispone di un nuovo pulsante di blocco/sblocco identico a quello che serve per sganciare le ottiche dai corpi macchina.
Simile il discorso per quanto riguarda l’impugnatura. Se il precedente vantava solo un pulsante di scatto e una ghiera coassiale per abilitare lo zoom, fanno ora la loro comparsa un tasto REC e una seconda ghiera per la staratura dell’esposimetro; questi ultimi due sono però personalizzabili a piacimento dal menù fotocamera e possono essere destinati a qualunque funzione fotografica. Il grip non si connette più via Bluetooth al device bensì direttamente via connettore USB-C: va da sé che la batteria al suo interno non servirà per alimentarlo (come avveniva prima) ma per funzionare da power bank aggiuntivo allo smartphone.
Rewind, torniamo indietro. Xiaomi 13 Ultra è stata una vera e propria freccia nel petto: amore a prima vista. Un simile file proveniente da uno smartphone e non da una fotocamera sembrava qualcosa di abbastanza unico e mai visto, difficile trovargli un difetto. Con 14 Ultra il discorso diventa più complicato poiché sono i dettagli a fare la differenza; tanti piccoli aggiustamenti che, una volta messi assieme, ne fanno una grande. Ad occhio nudo però è difficile saperli cogliere tanto che, a display, i file prodotti dai due device sembrano praticamente indistinguibili. Le cose però cambiano a monitor andando a guardare il file Raw, a mio parere vero fiore all’occhiello di questo modello: aprendolo su un monitor esterno se ne può apprezzare la pulizia in termini di contenimento del rumore, molto minore rispetto a prima.
Ulteriore segno che questo è da considerarsi in primis come un modello per appassionati esigenti e professionisti è la piena compatibilità con Photoshop e Lightroom; entrambe le estensioni Raw sono infatti sviluppate in collaborazione con Adobe e questo porta in dote il grande vantaggio di poter accedere a tutti i profili colore della piattaforma di editing in maniera uniforme, cosa da non sottovalutare per un ottenere un flusso di lavoro con la stessa corrispondenza cromatica in post su file scattati con focali differenti. Una cosa che, nel panorama Android, non è propriamente da tutti.
Le immagini sono nitide e ricche di dettaglio, frutto di una maggior luce che impatta il sensore grazie a fotodiodi più grandi e un terzo di stop in più dato dall’ottica principale. In condizioni di luce scarsa poi, non ne sbaglia una.
Le fotocamere secondarie sono invece praticamente identiche a quelle del predecessore in termini di qualità; qualcosina migliora ma è frutto del nuovo chip AISP che, in ogni caso, verrà aggiornato con un firmware nel corso dell’anno anche su 13 Ultra quindi tendenzialmente andrà ad equipararne i risultati. Cosa che però il vecchio modello non avrà mai sono gli elementi flottanti della focale da 75mm che permettono una fotografia ravvicinata fino a 10cm.
Ciò che resta è che, spingendosi oltre le focali normali ed andando in Super zoom (digitale, non ottico) ci si potrà spingere fino ai 1440mm equivalenti e, anche in questo caso, il file sembra pienamente utilizzabile. Le immagini qui sotto sono state scattate tutte a mano libera.
A prescindere dalle mie credenze, ovvero che questo sia uno smartphone da acquistare se si vuole scattare in Raw ed avere la piena padronanza sul file, è indubbio che anche il file Jpeg/HEIF sia di altissimo livello. AI a parte, funzione che escludo sempre, le color correction previste da Leica si confermano ottime anche se leggermente riviste e “caricate”; la mia preferita, Authentic, restituisce un file morbido e dai colori molto pastello. La garanzia però sono le modalità BW, Native e High Contrast: sono immagini che non abbisognano di alcuna post produzione, si utilizzano così come sono.
L’esperienza con il Photography Kit è sicuramente migliorata. Già su 13 Ultra è stata positiva ma qui ci sono due miglioramenti importanti. Il primo è la ghiera in più sull’impugnatura, proprio di fianco al pulsante di scatto, che ho lasciato impostata sulla staratura dell’esposimetro; questa nuova conformazione è sicuramente più fotografica e sorride a chi è abituato ad utilizzare una vera macchina dato che si ha tutto a portata di dito. La mancanza del collegamento Bluetooth a favore di una connessione diretta USB-C non permette di utilizzare il grip come comando remoto di scatto. Tutto sommato non una grande pecca.
La seconda è la nuova struttura della cover che, avendo una filettatura più spessa ed un pulsante di sblocco, assicura che anche dopo svariati cambi di ghiera tutto sia perfettamente funzionante. Qui però non ho potuto non notare una enorme mancanza rispetto a quanto visto su 13 Ultra: nel kit non c’è il tappo di metallo. Non è cosa da poco, era utilissimo. Preservava il gruppo ottico sia dagli urti accidentali sia da tutti i graffi dati da un utilizzo prolungato nel tempo o lo sfregamento su superfici come tavoli e scrivanie. Perché questa scelta infelice?
In questo fiorire di perfezione una pecca però c’è, anche se non impatta certo la qualità dell’immagine. Xiaomi ha, secondo me, perso una grande occasione: quella di ridisegnare l’interfaccia manuale di 14 Ultra. Dato che chi lo acquisterà sarà un appassionato di fotografia, perché non dargli una soluzione di continuità con la fotocamera che utilizza? La UI proposta da Android è scomoda e impossibile da utilizzare con due mani; tutto ok per quella Auto, ma quella Pro dovrebbe essere differente. Proprio Leica ha sfruttato l’esperienza del mondo smartphone per proporre una nuova interfaccia utente sull’ultima SL3 presentata il mese scorso: pulita, essenziale e funzionale. Per cui lo scambio di know how non è una cosa impossibile. Mi sarei aspettato che anche Xiaomi avesse attinto dall’esperienza tedesca per aggiornarsi. Peccato.
Diffidate da chiunque vi dica che non fa fotografia con lo smartphone, sta mentendo. Lo smartphone è l’evoluzione della fotocamera compatta, quella che anni fa avevamo sempre in tasca e dalla quale saremmo poi passati ad una fotografia più consapevole e professionale. Ogni fotografo ha dalla sua uno smartphone potente; non può avere sempre la macchina con sé e lo sceglie anche in base alle immagini che produce, sia esso un iPhone od un Android. Non ne vedrete mai uno in giro con un device da € 200 per fortuna. Per cui sì, Xiaomi 14 Ultra è il dispositivo che più si avvicina ad una fotocamera che possiate trovare sul mercato. E con il Photography Kit ve ne offre anche una simile esperienza.
Prezzo? In linea con i top di gamma della concorrenza: € 1499 per Xiaomi 14 Ultra ai quali si dovranno aggiungere € 199 per il Photography Kit.