vivo X200 Pro
Prova sul campo e lab test di vivo X200 Pro, uno smartphone fotografico completo di tante funzionalità e con il miglior obiettivo medio tele ad ora in circolazione.
Il grande ritorno di vivo nel nostro mercato, proprio come quello di Oppo, è segnato dall’intenzione di riprendersi quella posizione dominante e di sgomitare per trovare spazio nella vetta dei cameraphone, ovvero degli smartphone fotografici top di gamma. Con X200 Pro rientra quindi in maniera decisa, forte della sempreverde collaborazione con Zeiss; un modello sul quale le aspettative erano enormi e che l’azienda è riuscita a non deludere.
In passato ho avuto un X80 Pro come smartphone principale, un dispositivo che ho trovato davvero ottimo lato foto e che mi ha accompagnato per un paio d’anni. E quando mi hanno proposto di provare X200 Pro ovviamente mi sono tornati in mente i fasti di quel modello. Inutile dire che anche le mie aspettative erano altissime. Il lavoro di Zeiss è molto simile a quello che Leica mette in atto con Xiaomi per quanto riguarda color correction e resa dello sfocato digitale..ma c’è una differenza per quanto riguarda le lenti che compongono gli obiettivi: qui si fanno in casa. Leica fornisce parametri tecnici che devono essere rispettati da un’azienda terza e che solo dopo un attentissimo controllo qualità vengono approvati per la produzione; Zeiss invece utilizza un sistema chiamato Digital Twin: su un software proprietario vengono incorporati i dati 3D delle superfici ottiche e meccaniche, tutte le loro caratteristiche (inclusi i rivestimenti) e i parametri spaziali quali la focale e l’apertura. Questo procedimento permette di identificare problematiche e apportare rimedi prima dell’effettiva entrata in produzione, una soluzione che non solo evita sprechi di materiali e di tempo ma soprattutto permette di contenere i costi di produzione.
Con queste premesse è facile quindi partire con la speranza che questo modello abbia migliorato la specie. E questo step evolutivo è da ricercare nell’idea di puntare principalmente sull’estrema, davvero estrema per come è gestita la risoluzione, qualità di un obiettivo medio tele 85mm con un grande sensore dato che è la focale che al giorno d’oggi si utilizza maggiormente.
Il display è un AMOLED LTPO da 6.78″ (2.800 x 1.260 pixel) rivestito con vetro Armor, leggermente arrotondato verso tutti e quattro i bordi. Ha una luminosità di picco di 4500 nits, è in grado di riprodurre circa 1.07 miliardi di colori, ha una densità di 452 ppi e una corrispondenza colore P3. Il plus in questo caso è che viene utilizzata una calibrazione colore sviluppata da Zeiss chiamata Master per rendere le immagini più realistiche.
Sul retro spicca ovviamente il ring che contiene il comparto fotocamera suddiviso in tre sensori e altrettanti obiettivi; alla vista in realtà potrebbero sembrare quattro ma, per una questione di simmetria, almeno credo sia questo il motivo, questo quarto elemento è solo lì per bellezza. In alto si può notare il flash. Nella parte inferiore si trovano il connettore USB-C, il cassetto per la Sim e una serie di fori per i microfoni; lato destro il classico bilanciere per il volume ed il tasto di accensione/spegnimento. La scocca così costruita è certificata IP68/IP69, quindi garantito per l’immersione in acqua dolce fino ad una profondità di 1.5 metri per un tempo di massimo mezz’ora e a prova di getti fino ad una temperatura di 80°.
vivo X200 Pro è mosso da un processore Mediatek Dimensity 9400 con una struttura design all-big-core con un core Cortex-X925 “prime” (fino a 3.63 GHz), tre unità Cortex-X4 (2.3 GHz) e quattro core Cortex-A720 (2.4 GHz): garantisce il 35% ed il 41% di velocità in più su CPU e GPU rispettivamente nei confronti della precedente versione. Su questo chip la cache è aumentata, il che si traduce in una bassa latenza ed in consumi drasticamente ridotti che impattano anche sulla batteria. Quest’ultima da 6.000 mAh è dotata della tecnologia con anodi di silicio di terza generazione e batteria semi-solida, garantisce prestazioni durature anche in condizioni di freddo estremo fino a -20 °C.
Il chip ISP dedicato all’elaborazione delle immagini non è qui sviluppato da Mediatek bensì, come da sempre accade sui modelli della famiglia X, dalla stessa vivo: si chiama V3+ e migliora l’imaging computazionale sia foto che video.
Questo dispositivo è dotato di tre sensori e tre obiettivi: un ultragrandangolare, un grandangolare ed un medio tele. Il primo è di piccole dimensioni: un classico Samsung Isocell JN1 con superficie da 1/2.76″ e 50 Mpxl di risoluzione con tecnologia pixel binning 4-in-1, dietro ad una focale equivalente ad un 15mm F2 con PDAF. Il secondo, quello che solitamente definiamo come principale anche se qui non lo è, è un Sony LYT818 da 1/1.28″ e 50 Mpxl di risoluzione con tecnologia pixel binning 4-in-1 stabilizzato OIS 4.5 stop (standard CIPA) a supporto di un obiettivo equivalente ad un 23mm F1.6 con PDAF. Infine il vero fiore all’occhiello: un sensore Samsung ISOCELL HP9 da 1/1.4″ e 200 Mpxl con tecnologia pixel binning 16-in-1 stabilizzato OIS 4.5 stop (standard CIPA) dietro ad un obiettivo equivalente ad un 85mm F2.7 equivalenti con tecnologia periscopica composta da 6 microlenti di cui 1 alla fluorite a bassissima dispersione.
L’interfaccia fotocamera è molto classica, con alcuni elementi di novità introdotti da vivo. Le color science disponibili sono in tutto tre: Vivido, Trama e Naturale che è l’unica sviluppata da Zeiss ed è sicuramente la migliore scelta possibile. In alto troviamo scelte come Google Lens, flash, foto dinamica, Macro e impostazioni; da qui si accede ai vari formati possibili ed alle opzioni ulteriori come griglia, livella HDR, AF/MF e scatto temporizzato. Se si va in profondità però si possono trovare alcune funzionalità davvero interessanti basate su AI che bisogna abilitare. Ad esempio per correggere le geometrie come se si utilizzasse un tilt shift basta attivare Correzione ultrawide; in modalità Ritratto con filtro bellezza si può scegliere Rimuovi nei; in modalità Paesaggio si possono utilizzare Cielo notturno ed Effetto paesaggio lunare per ingrandire ed evidenziare la Luna; infine, cosa molto importante, nascosta lì dentro c’è anche la modalità Fotografia urbana.
Quest’ultima merita una menzione a parte: ha un’interfaccia tutta sua alla quale si accede facendo swipe dal basso verso l’alto in modalità Foto (full auto). Qui, oltre alle tre color science menzionate prima c’è anche un BW davvero molto interessante. Ma non finisce qui perché si possono scegliere varie lunghezze focali tramite crop (24mm, 28mm, 35mm, 50mm, 85mm e 135mm) e l’effetto dello sfocato (Zeiss Biotar, B-speed, Sonnar, Planar, Distagon, Cine-flare e Cinematic, si possono impostare manualmente tempo di scatto e bilanciamento del bianco e, come accade su Xiaomi 15 Ultra, andare in iperfocale. Inoltre è possibile salvare alcuni preset di scatto sotto i tasti C1 e C2.
Nascosta sotto la tendina “Disp” anche la possibilità di variare la visualizzazione e avere un tutto schermo con i parametri di scatto e una finestrella in alto a sinistra a replicare un mirino nel quale visualizzare l’immagine.
Nella parte sottostante, sulla barra si possono trovare le varie modalità: a parte le classiche Foto, Video, Pro e Ritratto, ci sono aggiunte come Paesaggio, Istantanea e, nel cassetto “Altro” una modalità Palco specifica per i concerti. Tale barra si può ovviamente personalizzare a piacimento aggiungendo o togliendo le opzioni preferite o più utilizzate.
Il primo sensore è un Sony LYT818 con superficie da 1/1.28″, 50 Mpxl di risoluzione che lavora con tecnologia pixel binning 4-in-1 stabilizzato OIS 4.5 stop. Davanti a lui un obiettivo equivalente ad un 23mm con apertura F1.6 e può scattare immagini sia a 12.5 Mpxl che a 50 Mpxl in formato Jpg, Raw e Super Raw. Nonostante sia più grande di quello visto su Oppo Find X8 Pro, suo diretto concorrente, le risultanze sono molto differenti. La risoluzione tende a calare dagli 800 ISO in poi ed il rumore rilevato è leggermente maggiore. Il limite da non superare è dato dai 3200 ISO, successivamente la grana comincia a vedersi sempre di più. Il motivo è probabilmente da ricercare nell’aver voluto spingere all’estremo sulla sensibilità: un valore massimo possibile di 12800 ISO sembra decisamente troppo elevato.
Il secondo sensore è però quello che effettivamente segna picchi record. Qui c’è un Samsung ISOCELL HP9 da 1/1.4″ e 200 Mpxl di risoluzione che lavora con tecnologia pixel binning 16-in-1 stabilizzato OIS 4.5 stop. Lui è posto dietro ad un obiettivo equivalente ad un 85mm con apertura F2.7 e può scattare immagini sia a 12.5 Mpxl che a 50 Mpxl che a 200 Mpxl in formato Jpg, Raw e Super Raw. Fondamentalmente è lo stesso di Xiaomi 15 Ultra ma anche qui, come sopra, ci sono differenze. A fronte di un incremento del rumore leggermente superiore, il dato della risoluzione è incredibilmente maggiore. Le ragioni sono probabilmente due. La prima: nonostante il sensore possa raggiungere picchi di sensibilità fino ai 25600 ISO, qui il massimo è stanziato in 3200 ISO (anche in controtendenza rispetto al sensore principale precedente). La seconda: una focale più contenuta permette di avere un file migliore.
Due sensori con così differente comportamento denotano la maniacale attenzione che vivo ha adottato per la focale medio tele rendendola quella più utilizzabile e preferita, perché più qualitativa, nel palmares delle opzioni disponibili su questo device. Molto probabilmente sarà X200 Ultra ad ambire alla perfezione assoluta.
Ho atteso tanto per provare questo dispositivo e l’ho fatto con grande curiosità e aspettative, memore dei fasti di X80 Pro. Il file Raw è di altissimo livello ed è ovviamente compatibile con Adobe, per cui la postproduzione su Lightroom diventa semplice avendo a disposizione tutti i profili standard: i colori sono ben gestiti, la nitidezza è elevatissima ma soprattutto è il dettaglio a stupire grazie alla gamma dinamica dei due sensori principali, permettendo di gestire le alte luci e di aprire le ombre senza perdere particolari. Ogni trama è ben visibile e lavorabile. Il file quindi è davvero molto malleabile, ideale per tutti quelli che amano scattare in Pro e che vogliono avere un flusso di lavoro importante.
Inutile dire che la focale medio tele da 85mm è quella che ho utilizzato di più in assoluto: l’esposizione automatica è sempre giusta, anche se si potrebbe modificare in fase di scatto manualmente, ed i passaggi tra luci e ombre non sono mai un problema. Tra l’altro, cosa che non succede su tutti gli smartphone di questo tipo, in Pro si può scattare a focali differenti grazie al crop, quindi anche in 35mm, 50mm e 135mm oltre ai classici 15mm, 23mm ed 85mm.
Una menzione doverosa è nei riguardi della modalità Fotografia urbana, leggasi streetphotography, con la quale scattare anche in iperfocale. Permette di accedere agli stessi profili colore della modalità Foto (full auto) quindi Vivido, Trama e Naturale ma vede l’aggiunta di un bianconero importante; è ad alto contrasto ma lavora senza chiudere troppo le ombre o aprire troppo le alte luci.
Non ha una grana particolare, non vuole replicare un filtro pellicola, per questo mi sembra così ben fatto. Tale modalità ha forse un unico difetto: a discapito della velocità per cui è stata realizzata, non è di facile ritrovamento nell’interfaccia. Mi spiego: vi si accede da un cassetto, facendo swipe verso l’alto, che si trova unicamente sotto la modalità Foto (full auto). Non è possibile spostarla sulla barra o trovarla sotto ogni modalità, per questo, ad esempio, se ci si trova in Pro bisogna perdere tempo per aprirla..ed in molti casi si può perdere anche lo scatto.
In jpeg i colori sono davvero belli vividi; rispetto al passato la modalità Zeiss Natural li carica un po’ di più ma mai in maniera esagerata. Anzi, come si può vedere, la differenza tra il Jpeg ed il Raw lavorato con preset Colori Lightroom sono davvero molto simili. Le uniche differenze sono da ricercare in un leggero aumento dei toni del rosso e del blu e un incremento del contrasto automatico, fattore quest’ultimo non necessario data la nitidezza di base davvero molto elevata.
Tale aspetto non deve per forza essere visto come un limite; X200 Pro, come molti altri device, è comunque fatto per un pubblico che predilige il Jpg, per cui credo sia ottimizzato anche per un utilizzo molto social e per una condivisione istantanea di storie, reel e livestream ad esempio, ambito in cui non è detto che si sappia o si voglia passare per una postproduzione. In accoppiata con le simulazioni sfocato Zeiss il risultato è estremamente piacevole e l’incarnato praticamente perfetto.
Credo che X200 Pro sia uno smartphone ambivalente: può essere un valido strumento che accompagna un appassionato che predilige la postproduzione grazie ad un Raw davvero di alto profilo così come ideale per il creator che sceglie il buon impatto immediato del Jpg basta che stia un po’ attento ai toni del blu. In un comparto fotocamera che presenta “solo” tre sensori, si staglia su tutti quello targato Samsung dietro all’obiettivo medio tele da 85mm che, in accoppiata con il processore V3+ e grazie ad una focale più corta del solito, regala una risoluzione davvero estrema con un bassissimo rumore. Un po’ più in difficoltà quello che solitamente vediamo come sensore principale dietro alla focale 23mm. Un buon tappeto rosso steso nell’atesa che scenda in campo il prossimo X200 Ultra.