Xiaomi porta anche in Italia la famiglia Redmi Note 14, cinque modelli in tutto che si differenziano unicamente per la presenza o meno del 5G. Tra tutti, il capofamiglia è sicuramente Note 14 Pro+, una versione Global che perde qualcosina rispetto a quella cinese pur avendo un prezzo leggermente maggiore. Basteranno una fotocamera principale da 200 Mpxl ed un processore Qualcomm?
Redmi da sempre è il marchio con cui Xiaomi registra le vendite maggiori: smartphone curati nel design e che si posizionano nella fascia media pur avendo, in alcuni casi, una marcia in più. Un segmento che nel corso del tempo ha visto un innalzamento del prezzo, tirato su anche dall’incremento di quello dei top di gamma. Resta che, a livello tecnologico, ci sono notevoli passi avanti rispetto al passato: ora anche i medio gamma, almeno quelli di alto profilo, possono contare su processori di buon livello e, in alcuni casi, fotocamere soddisfacenti per il classico utilizzo da “punta e scatta” per la condivisione social. Insomma, senza troppe pretese.
Redmi Note 14 Pro+ è stato presentato nella sua versione Global un po’ in tutta Europa in queste settimane, Italia compresa come vi ho riportato qualche giorno fa. A chi mastica un po’ di smartphone ed è attento al mercato ed ai prodotti di nuova uscita non può essere passata inosservata una cosa molto importante: il modello cinese è molto differente, è migliore sotto alcuni aspetti e, cambio alla mano, costa anche meno. Una scelta questa che sicuramente scontenta qualcuno ma che, nell’ottica Xiaomi, probabilmente preserva il posizionamento di altri modelli: in Europa infatti non vengono distribuiti proprio tutti i dispositivi ma ne vengono scelti solamente alcuni, preferiti ad altri a seconda delle prospettive di vendita e di apprezzamento del pubblico. Diventa quindi un obbligo non andare a cannibalizzare alcuni modelli con target di acquirenti similare, anche se formalmente escono con un nome differente.
Principalmente parlo di top di gamma ma non credo sia giusto escludere da considerazioni anche i medio gamma. Il motivo è molto semplice e vale anche per quanto riguarda le fotocamere: il budget. Non tutti hanno un grande portafoglio, non tutti possono spendere cifre in alcuni casi molto superiori ai mille euro per portarsi a casa un dispositivo di altissimo profilo; questo però non dev’essere un motivo per non cercare di ottenere il meglio possibile per le proprie possibilità. A livello fotografico, per poter tenere il prezzo della fascia media, la soluzione è stata quella di riproporre la conformazione vista sul modello precedente: siamo quindi in presenza di uno smartphone che punta tutto sulla focale principale con sensore da 200 Mpxl e fa del crop la sua focale zoom. Il ritaglio non deve essere visto necessariamente come un male: di sicuro è meglio di una foto scattata con un obiettivo 3x scadente perché male ingegnerizzato.
Le dimensioni sono da top di gamma. Redmi Note 14 Pro Plus ha un display CrystalRes AMOLED 6.7″ con una risoluzione 1.5K (2712 x 1220), una frequenza di aggiornamento variabile fino a 120 Hz, una luminosità di picco di 3000 nits, corrispondenza colore DCI-P3 e profondità 12-bit. Il vetro anteriore e posteriore è rivestito in Corning Gorilla Glass Victus 2 mentre il modello in mio possesso Lavender Purple ha un back in pelle vegana (plastica con una speciale texture). Pesa circa 200 grammi ma, grazie alla leggera curvatura ai bordi, offre una buona presa. L’isola posteriore che contiene il comparto fotocamera è centrale e ben rifinita con una leggera zigrinatura. All’interno batte un chip Qualcomm Snapdragon 7s Gen 3 octa-core di nuova concezione (è stato lanciato nel secondo semestre del 2024), un buon salto di qualità sia rispetto a Note 13 che aveva un Mediatek Dimensity 7200 sia rispetto agli altri modelli della famiglia Note 14: in questa fascia di prezzo è molto probabilmente il processore migliore.
Processore che offre buone prestazioni e che è stato ottimizzato per la gestione AI. Proprio come su Xiaomi 14T e 14T Pro ci sono tanti servizi basati su intelligenza artificiale generativa come AI Erase Pro ed AI Image Expansion; sono poi già installati anche i classici AI Notes per organizzare, creare sommari e liste, layout e traduzioni, AI Recorder per registrare, trascrivere e tradurre conferenze e riunioni, AI Subtitles per generare sottotitoli per qualunque video in riproduzione ed AI Interpreter. Anche qui, come su quel modello, vanno abilitate nelle Impostazioni e poi, per comodità e raggiungibilità, posizionate nello slider laterale sul display in modo da essere sempre disponibili alla bisogna.
Poco cambia rispetto al modello dello scorso anno: sensore principale Samsung ISOCELL HP3 da 1/1.4″ e 200 Mpxl con obiettivo grandangolare equivalente ad un 23mm F1.7 OIS, sensore Sony IMX336 da 1/4″ e 8 Mpxl con obiettivo ultra grandangolare equivalente ad un 16mm F2.2 ed infine sensore OmniVision OV02B da 2 Mpxl adibito allo scatto macro. Non esiste quindi una focale con obiettivo tele e ciò per svariate ragioni ma la più importante è quella di non far lievitare il prezzo del prodotto e mantenerlo nella fascia media; come ho anticipato non è una soluzione sbagliata, fare economia su un simile aspetto avrebbe voluto dire offrire una fotocamera secondaria con svariate lacune data l’impossibilità di utilizzare strutture premium come quella periscopica (che in ogni caso non è sempre sinonimo di qualità). Il crop 2x e 4x bastano nella maggior parte delle situazioni, soprattutto se, come in questo caso, si basano su un sensore da 200 Mpxl.
ISOCELL HP3 da 1/1.4″ è uno dei sensori più fortunati di Samsung, una soluzione che viene utilizzata anche sui Galaxy tanto per intenderci: la tecnologia è Tetra Pixel, un pixel binning, che anziché fonderne 4 in 1, unisce ben 16 punti in 1 per aumentare nitidezza e dettaglio. In aiuto arriva anche la struttura interna dell’obiettivo equivalente ad un 23mm F1.7 che è composta da 7 microlenti in materiale plastico. Il risultato si traduce in un segnale risoluzione/rumore abbastanza costante. Come era prevedibile il comportamento migliore lo si ha tra i 100 ISO ed i 200 ISO; il rumore sale molto rapidamente fino agli 800 ISO per poi stabilizzarsi fino ai 6400 ISO ma, grazie alla costanza della risoluzione, non è mai disturbante nelle immagini.
Giusto notare come il file Raw sia possibile anche in modalità di scatto a 200 Mpxl, anche in Manuale. Se è vero che soffre un po’ la fotografia notturna, è altrettanto vero che di giorno le immagini sono molto nitide, con buona luminosità già senza Intelligenza Artificiale (che, come sottolineo sempre, non utilizzo mai). La gestione del colore è soddisfacente: si potrebbe pensare che grazie al binning le immagini escano meglio a 12 Mpxl ma la realtà è opposta: a 200 Mpxl la color correction ha una marcia in più, è più intensa. Il prezzo da pagare è un file che di default oscilla tra un minimo di 2 MB ed un massimo di 12 MB ma che, appena si spinge sulla risoluzione, può arrivare addirittura ad un massimo di circa 50 MB. Se poi aggiungete anche una lieve postproduzione le dimensioni aumentano ulterioremente. Tradizione vuole che la macro sia possibile tramite la fotocamera con obiettivo ultra grandangolare ma la bassa risoluzione del sensore fa sì che, anche qui, sia preferibile lo scatto a 200 Mpxl ravvicinato dato che la distanza di messa a fuoco è praticamente identica.
Alcune sbavature ci sono, inutile negarlo: andando ad ingrandire in maniera abbastanza importante le imprecisioni vengono a galla, come la gestione delle texture che risulta un po’ impastata.
Insomma, non si può andare a lavorare di fino ma credo che per un medio gamma il risultato sia del tutto accettabile.
Torniamo al discorso fatto in apertura: il budget. Come ho detto molto spesso è il portafoglio ad obbligarci a determinate scelte, come quella di investire di più o di meno in uno smartphone presentato come fotografico. Redmi Note 14 Pro+ esce ad un prezzo che parte da € 499 ma di sicuro subirà un ritocco verso il basso nei prossimi mesi. Non siamo in presenza di un vero cameraphone e sarebbe sbagliato valutarlo in quel senso perché uscirebbe sconfitto nel paragone con altri dispositivi di fascia superiore ma restando nei medio gamma si difende bene. Per un utilizzo basilare, soprattutto in automatico, produce un file che per un utilizzo social va più che bene.