Prova e misurazioni di Reno 8 Pro, midrange fotografico targato Oppo che, nonostante possa vantare una fotocamera principale di buon livello, sembra procedere con il freno a mano tirato a causa di un processore non proprio all’altezza delle aspettative.
Oppo Reno 8 Pro è uscito quest’anno come successore di Reno 6 Pro, uno smartphone che vuole fare la voce grossa tra i midrange in cui è inserito forte di una fotocamera principale identica a quella montata sui top di gamma della famiglia Find X. Insomma, stessa filosofia del suo predecessore: la serie Reno vuole continuare ad essere una valida alternativa ai top di gamma senza che l’utente debba rinunciare ad un design curato e ad un comparto fotografico di buon livello.
Secondo excursus tra i medio gamma Oppo, non senza qualche perplessità a dire il vero. Sulla carta le differenze con il suo predecessore sono tante, anche il prezzo di listino è aumentato sensibilmente passando dai € 799 ai € 1129. Queste diversità però sono mancanze: una fotocamera in meno e un processore di fascia più modesta nonostante in termini di prestazioni nominali non sembri esserlo. In breve quindi è un device di fascia media realizzato con la cura al dettaglio solitamente riservata ai top di gamma ma con limitazioni sensibili in termini fotografici.
Reno 8 Pro perde la fotocamera tele con sensore da 13 Mpxl che c’era su Reno 6 Pro ma questo non è propriamente un “male”. Più che altro passa da un Qualcomm Snapdragon ad un MediaTek Dimensity..e qui il discorso cambia. Sarà anche una scelta obbligata dal chip shortage ma non mi sembra molto felice; porta con sé due limitazioni fotografiche importanti: una peggiore lettura del potente sensore principale Sony e alcune lacune lato software.
Cerchiamo di analizzare assieme tutti gli aspetti, in modo che possiate capire meglio cosa intendo.
Esteticamente è il miglior medio gamma che possiate trovare per dettaglio e finiture. Lo chassis è in alluminio e l’esterno è composto da un doppio vetro, anteriore (Gorilla Glass 5) e posteriore..qui “ditate alert” ma tanto lo sappiamo che gli smartphone non sopravvivono senza cover. Il bump della fotocamera si fonde perfettamente con la scocca, è dolce e simmetrico. Spesso 7.34 mm, ha un peso di soli 183 grammi; i bordi smussati lo rendono facilmente utilizzabile con una sola mano, senza paura che possa scivolare. Insomma, si fa notare facilmente se posto tra altri dispositivi della stessa fascia.
In basso il connettore USB-C per l’innseto cuffie che permette anche la ricarica veloce cablata da 80 W (prima solo 65 W) della batteria da 4.500 mAh; sulla destra si trovano pulsante di accensione, dotato di un bellissimo led verde accesso quando il device è in funzione, e il bilanciere per il volume.
Il pannello è Amoled FHD+ da 6.7″ con frequenza di aggiornamento fino a 120 Hz (prima solo fino a 90 Hz) in grado di riprodurre oltre 1 miliardo di colori. C’è anche una modalità “Bright HDR” che, una volta abilitata, permette al display di aumentare automaticamente la luminosità quando rileva media ad alta gamma dinamica. Bellissimo e, soprattutto, piatto. Non avendo quindi una curvatura ai bordi, secondo me, risulta ottimale per la fruizione di video, per scattare foto e per giocare. La frequenza non è variabile quindi si potrà settare a 60 Hz o tenerla al massimo, cosa preferibile dato che la durata della batteria è abbastanza impressionante. Fino a qui, per gli aspetti analizzati, un device molto diverso dal precedente: di gran lunga migliore.
Il processore è un MediaTek Dimensity 8100 Max abbinato a 12 GB di memoria LPDDR5 e 256 GB di memoria UFS 3.1; permette anche il partizionamento, per cui potrete destinare fino a 7 GB di memoria interna alla RAM. Non è sicuramente uno dei chip migliori sul mercato per prestazioni: tende a scaldarsi durante la gestione di più processi contemporaneamente per cui scende all’80% delle sue prestazioni generali. Nell’utilizzo di tutti i giorni è una buona soluzione ma risulta, come vedremo più avanti, molto lontano nella gestione del file immagine dal suo “corrispettivo” Qualcomm Snapdragon 870 utilizzato su Reno 6 Pro. Al suo fianco c’è anche la NPU proprietaria MariSilicon X, la stessa che si trova anche su Find X5 Pro. Può elaborare 18 trilioni di operazioni al secondo (TOPS) con una gestione separata della memoria che assicura 8.5 GB/s di banda dedicata all’elaborazione delle immagini.
La fotocamera è doppia. Produttore e recensori vari vi diranno che è tripla solo perché è presente anche un piccolo sensore da 2 Mpxl “per la Macro” ma in realtà non è così; con esso non scatterete mai una fotografia dato che è adibito solo all’analisi della profondità di campo. La principale è composta dal più che ottimo sensore Sony IMX766 da 1/1.56″ e 50 Mpxl con pixel da 1.0 µm davanti ad un obiettivo equivalente ad un 26mm F1.8; è quello sviluppato solo per Oppo e che l’azienda utilizza anche su Reno 6 Pro, Find X3 Pro e Find X5 Pro. La secondaria è una classica Ultrawide con campo visivo di 120° e apertura F2.2 con sensore da 8 Mpxl Sony IMX355 da 1/4″ e pixel da 1.12 µm.
Due le perdite rispetto al predecessore in questa conformazione. La prima è la fotocamera con obiettivo tele a periscopio; non è un aspetto negativo dato che non sempre la focale zoom garantisce una buona qualità. Personalmente trovo giusto rinunciarvi se non si può garantire un risultato ottimale. In fin dei conti, lo zoom digitale 2x ottenuto andando in crop sul sensore da 50 Mpxl garantisce una nitidezza e un dettaglio maggiore. La seconda è già più critica: la fotocamera principale non è stabilizzata OIS ma solo EIS e non sempre questa soluzione è infallibile, anzi tutt’altro.
Le modalità di scatto sono le stesse che si ritrovano su tutti gli altri device, top di gamma compresi: Video, Ritratto, Notte, Pro (manuale) e tutte le opzioni sotto la tendina “Altro”, dalla scansione dei documenti al Panorama. In modalità Pro si potranno variare parametri quali ISO, tempo di scatto, bilanciamento del bianco, messa a fuoco ed esposizione. A differenza con quanto avviene su Reno 6 Pro qui si potrà usare in manuale solo la fotocamera principale; al netto della mancanza dell’ottica tele, sul modello precedente infatti si aveva il controllo (su tutti i parametri tranne che sulla messa a fuoco) anche di quella Ultrawide, cosa ora impossibile.
Il processore MediaTek 8100 Max analizza l’immagine diversamente rispetto al Qualcomm Snapdragon 870 che, già di suo, restituisce qualche sbavatura rispetto al più performante Snapdragon 8 Gen 1. Purtroppo le misurazioni sono possibili solo sulla fotocamera principale in quanto la secondaria non è utilizzabile in modalità Manuale: per poterle eseguire è infatti necessario variare la messa a fuoco e l’escursione ISO.
La fotocamera principale è dotata di un sensore Sony IMX766 da 1/1.56″ e 50 Mpxl con pixel da 1.0 µm davanti ad un obiettivo equivalente ad un 26mm F1.8. Visivamente le risultanze sembrano identiche a quelle di Reno 6 Pro, nonostante tutto la risoluzione rilevata è leggermente più bassa e il rumore più alto. Sono valori davvero minimi, solo qualche linea per millimetro di differenza.
Quello che però le misurazioni non restituiscono è la perdita di nitidezza del file, non solo ai bordi ma anche nella porzione centrale dell’immagine.
È trascorso esattamente un anno da quando provai Reno 6 Pro e non voglio mentirvi, le cose sono migliorate solo nel design e nella cura costruttiva. Conoscendo le proprietà indiscusse, e già rilevate sui modelli della gamma Find X, del sensore Sony spiace vedere un file immagine non ben analizzato dal processore principale MediaTek che, per quanto mi riguarda, è artefice delle problematiche di questo modello.
Nonostante alcune lievi sbavature, la fotocamera principale tutto sommato risulta buona seppur non restituisca un file nitidissimo. MariSilicon X è pronto e preciso nell’applicazione delle maschere, tuttavia la color science si porta dietro alcuni problemi noti delle reti neurali come un carico di colori eccessivo soprattutto nelle tonalità del blu. Personalmente mi sento di consigliare di disinserirla nei vostri “money shot”: senza AI lo scatto avrà colori più piatti ma anche più lavorabili in postproduzione. Questa problematica non l’ho rilevata anche su Find X5 Pro; nonostante condividano la NPU, sul top di gamma la cromia è stata fatta a braccetto con Hasselblad, su Reno 8 Pro invece no.
La mancanza di una focale tele vera e propria non si fa sentire. In fin dei conti lo zoom 2x è di tutto rispetto e garantisce un file migliore di molte strutture a periscopio ora in circolazione. Essendo un crop sulla porzione centrale del sensore principale (quindi quello da 50 Mpxl), pur in presenza di qualche imprecisione, l’immagine che restituisce è più che soddisfacente. Le mie grandi perplessità ruotano attorno alla scelta di un sensore da soli 8 Mpxl per la fotocamera ultragrandangolare. A dire il vero già su Reno 6 Pro mi era parsa quella più sacrificata delle tre..e poteva contare su un sensore da ben 16 Mpxl. Questo downgrade risulta inspiegabile anche in termini di “spazio non sfruttato”; quello lasciato dalla perdita della fotocamera tele nel quale si poteva posizionare un altro IMX766 da 50 Mpxl, proprio come su Find X5 Pro.
Certo, questo sensore da 8 Mpxl non è minuscolo anzi è più grande di quello da 16 Mpxl del Reno precedente. Però non di così tanto. Credo che Oppo abbia pensato che la AI potesse sopperire a molte imperfezioni ed effettivamente è così; quello che però non può fare è sopperire alla mancanza di pixel. L’immagine che viene restituita è quindi non troppo rumorosa in termini di grana ma lo è in termini di colore. E la cosa si nota molto andando in crop sul file.
Anche lato interfaccia manca qualcosa, perlomeno in termini di comodità. Vi ho già parlato dell’impossibilità di utilizzare in manuale la fotocamera ultragrandangolare ma a questo si aggiungono altri due aspetti.
Il primo è nella modalità Ritratto. Solitamente gli smartphone utilizzano la focale tele per avere un’equivalenza di 50mm ma qui, non essendoci, è ovvio che venga utilizzata la fotocamera principale. Mi sarei quindi aspettato che il software si aprisse in modalità zoom 2x automaticamente per offrire lo stesso rapporto di ingrandimento; invece, con grande stupore, questo non solo non accade ma non è neanche possibile zoomare con il classico “pinch to zoom”. In sostanza, un ritratto si può fare solo a 26mm: o si rimane lontani e si croppa in post o ci si avvicina tantissimo al soggetto. Una mia puntigliosità? Sicuramente, resta il fatto che obbliga ad un passaggio in più ed è scomodo. Il secondo aspetto è la mancanza del Raw, che per uno smartphone fotografico è importante. Di sicuro non sarà un file malleabile come quello di una fotocamera, però perché non averlo?
In condizioni di luce scarsa, di notte sostanzialmente, è molto affidabile: i colori sono brillanti e i dettagli ci sono. Soffre però la luce diretta come ad esempio quella dei lampioni dove il flare è abbondante.
Attenzione anche al banding in luce artificiale, davvero molto facile che si presenti anche con tempi di scatto non estremi.
Reno 8 Pro è un medio gamma che ben si distingue rispetto all’offerta della concorrenza. Il design e la ricerca dei materiali hanno portato Oppo a costruire un device migliore del precedente sotto ogni aspetto. Fotograficamente parlando però non si posiziona su un gradino superiore. In termini di qualità sembra fare un passo indietro rispetto al modello precedente: buona ma non migliore la fotocamera principale, male la fotocamera ultragrandangolare. Se a questo aggiungiamo le limitazioni date dal processore MediaTek, operative e di lettura del segnale immagine, abbiamo un device non proprio all’altezza delle aspettative. Il prezzo al quale è proposto è poi troppo elevato, anche ora che è reperibile in promozione: di certo i prodotti tech subiranno degli aumenti a causa della difficoltosa reperibilità dei materiali, ma qui siamo di fronte a cifre spendibili solo per i top di gamma.