Huawei P40 Pro e P40 Pro+ sono i più recenti top di gamma dell’azienda cinese..ma cosa cambia tra loro? Ha davvero senso spendere 350 euro in più per il modello P40 Pro+ o è solo un esercizio di stile?
Il mese scorso vi ho parlato di Huawei P40 Pro. Mi è stato spedito durante il lockdown per cui non ho potuto eseguire il lab test: le mire e il software sono nel laboratorio dell’ufficio. Recentemente però Huawei mi ha gentilmente fornito anche P40 Pro Plus per cui ho pensato che fosse una buona occasione per parlare di entrambi e colmare le mancanze del precedente articolo.
Partiamo con una doverosa premessa. Huawei è ancora in quella difficile situazione nella quale è stata messa dall’Amministrazione Trump, per cui non può ancora accedere ai servizi forniti dalle aziende americane. Certo è che sta correndo ai ripari in maniera davvero celere per ovviare alla mancanza delle applicazioni Google; dal mese scorso le app su App Gallery sono aumentate e non ho riscontrato alcun problema ad utilizzare quelle “craccate” di APKPure. Tutto sommato la situazione non è così nera come la si vuole in molti casi dipingere. Di sicuro però il danno all’immagine che ne è derivato non può far piacere alla TelCo cinese soprattutto in termini di mancati ricavi: i numeri di vendita dei suoi ultimi modelli non fanno gridare al miracolo.
La presentazione di Huawei P30 Pro New Edition, ovvero una rivisitazione del device dello scorso anno con nuove colorazioni e con all’interno i servizi Google (un modo spicciolo per aggirare il ban), è da leggersi proprio in questo senso. Una situazione anomala per Huawei che negli ultimi anni aveva guadagnato i vertici del mercato italiano. Ed è un vero peccato. Come sempre i due device top di gamma presentati quest’anno sono l’ennesimo colpaccio fotografico e meriterebbero più fortune di quelle che hanno ora.
Ma torniamo ai due P40 Pro che sono con me in questo momento. Il mese scorso ho fatto un paragone tra Huawei P40 Pro e Huawei P30 Pro. A parte una leggera differenza nel rilevamento cromatico dato dal sensore aggiuntivo adibito all’analisi dello spettro colore (che rileva ben 8 canali), molto probabilmente causato dalla fusione delle informazioni date dal Pixel Binning, P40 Pro si è rivelato l’ennesimo centro in termini fotografici. Come già spiegato una risoluzione nominale così ridotta è dovuta alla tecnologia Pixel Binning, che fonde 4 pixel in 1 per fornire più dettaglio all’immagine e un peso del file contenuto. Una svolta per Huawei che fino a P30 Pro utilizza gli effettivi pixel del sensore. I netti miglioramenti sono da ricercare nello sviluppo di questo device e nelle nuove tecnologie implementate dove quella di fusione dei pixel è condizione necessaria e base portante.
Quali? Un sistema AF a rilevamento di fase passato da Dual PD a Octa PD (è sempre Dual PDAF ma, a differenza che su P30 Pro, sfrutta la tecnologia Pixel Binning per un rilevamento di fase più accurato che si basa sugli 8 fotodiodi del pixel più grande – 2 fotodiodi per ogni pixel x i 4 pixel raggruppati), la tecnologia proprietaria XD Fusion (le immagini provenienti dai due sensori principali vengono scomposte in scenari, informazioni biologiche, maschere per il corpo, maschere per la pelle e analisi del viso, quindi inviate all’NPU per l’elaborazione) e, menzionato poco fa, sensore aggiuntivo per il rilevamento dello spettro colore. Queste sono novità davvero importanti per il segmento smartphone, architetture che potrebbero diventare uno standard anche per i futuri device..siano essi marchiati Huawei o meno.
Huawei P40 Pro e P40 Pro+ hanno quasi tutto in comune. Sensore QuadBayer SuperSensitive RYYB Ultra Vision Wide 1/1.28″ da 50 Mpxl con obiettivo con apertura f/1.9 (equivalente ad un 23mm), sensore da 40 Mpxl con obiettivo Ultra Wide Cine con apertura f/1.8 (equivalente ad un 18mm), processore Kirin 990, display Oled Full HD+ da 6.58″ (2640 x 1200 pixel), rapporto di immagine 20:9, 441 ppi con refresh rate a 90Hz praticamente privo di cornici e con bordi smussati, batteria da 4200 mAh e certificazione IP68.
E le differenze? Su Huawei P40 Pro c’è una fotocamera con zoom a periscopio (tecnologia innovativa sviluppata lo scorso anno). Sensore QuadBayer SuperSensitive RYYB da 12 Mpxl e obiettivo 5x con apertura f/3.4 (equivalente ad un 125mm), mentre su Huawei P40 Pro+ ce ne sono addirittura due: il primo modulo con sensore RGB da 8 Mpxl e ottica Tele 3x con apertura f/2.4 (equivalente ad un 80mm), il secondo con sensore RGB da 8 Mpxl e ottica 10x con apertura f/4.4 (equivalente ad un 240mm). Ma perché spendere 350 euro in più per avere uno zoom ulteriore su uno smartphone? Che senso ha tutto ciò? Probabilmente molto poco per il mercato, tantissimo per il settore. Di sicuro P40 Pro+ non è stato sviluppato con l’intento di essere in cima alle vendite (quello era previsto più per P40 Pro) ma per essere un punto di riferimento tech. Perché? Perché la tecnologia a periscopio di questi due zoom è completamente diversa rispetto a quella utilizzata per P40 Pro. Su P40 Pro infatti lo schema ottico dello zoom è come quello dello scorso anno: il fascio di luce non impatta direttamente sul sensore ma si riflette su uno specchio inclinato di 45° e passa attraverso un gruppo di cinque lenti impilate verticalmente. Su P40 Pro+ il fascio di luce viene rimbalzato non una ma ben cinque volte prima di giungere al sensore grazie alla tecnologia Multi Reflection. In parole povere, a focali 3x e 10x il funzionamento delle ottiche è molto simile a quello degli obiettivi catadiottrici; gli step di zoom intermedi (tra 1x e 3x e tra 3x e 10x) sono invece digitali e dati dal software.
Avevo promesso delle misurazioni il mese scorso..ed eccole qui. Ma devo confessare una cosa: sta diventando sempre più difficile misurare gli smartphone. Rispetto alle fotocamere, dove tutto è molto lineare, i telefoni hanno tante variabili trappola quali un numero di fotocamere sempre maggiore e processori molto invasivi con elaborazioni complesse che vanno oltre la semplice codifica di un fascio di luce. Detto questo, Hauwei P40 Pro e P40 Pro+ condividono il sensore RYYB Ultra Vision Wide da 50 Mpxl e il sensore Ultra Wide Cine da 40 Mpxl per cui le tabelle risoluzione/rumore e distorsione qui sotto sono valide per entrambi. A cambiare sono invece quelle relative agli zoom.
Ottiche Wide. Salta subito all’occhio che le righe della risoluzione sono due e non una. P40 Pro e P40 Pro+ infatti adottano tecnologia Pixel Binning su un sensore RYYB: in questo caso mi è parso giusto mettere a confronto sia la risoluzione da 12.5 Mpxl (linea blu) che quella a pieno sensore da 50 Mpxl (linea azzurra), che ricordo è attivabile nella fotocamera in modalità Manuale. Nominalmente la risoluzione da 12.5 Mpxl è ovviamente molto ridotta rispetto a quella generata originariamente dal sensore, ma bisogna sempre tenere a mente che quello è un valore nominale di linee per millimetro..la realtà è che anche così, il file è estremamente leggibile e dettagliato, quasi indistinguibile da quello in alta. La cosa che stupisce e sulla quale Huawei avrà lavorato parecchio (merito del processore Kirin) è il contenimento del rumore con valori molto più bassi di quelli rilevati su P30 Pro, forse i più bassi mai rilevati su uno smartphone. Per cui: rumore ridottissimo, risoluzione elevata (in High Res) e una distorsione accennata ma che ad occhio non è sempre percepibile. Su P30 Pro la distorsione era quasi inesistente ma in questo caso bisogna fare i conti con le innumerevoli elaborazioni del software che non solo riduce il file ma ne corregge la focale (da 23mm a 27mm) per cui logico aspettarsi una lievissima sbavatura.
Ottica Ultra Wide. Qui il sensore è un normale RGB da 40 Mpxl e sinceramente pensavo che la risoluzione sarebbe stata di molto superiore a quella rilevata su P30 Pro essendo anche dotato di un obiettivo con un’apertura f/1.9 (20 Mpxl con apertura f/2.2 su P30 Pro), invece le linee per millimetro rilevate sono molte meno. Stupefacente anche qui è però la linea del rumore, un valore estremamente basso..dato inarrivabile anche per il modello precedente. La distorsione invece non è più a cuscinetto (tipica delle ottiche ultrawide) ma a barilotto, un cambio dovuto molto probabilmente al processore che cerca di contenerla il più possibile. Ma ricordiamoci anche che qui la focale equivalente è un 18mm (16mm su P30 Pro), per cui non siamo di fronte ad un obiettivo con angolo di campo estremamente aperto..anzi, abbastanza ridotto.
Ottiche zoom. Ed eccoci alla comparazione più interessante tra P40 Pro e P40 Pro+: lo zoom a periscopio. Vero, le focali finali prese in esame sono differenti ma lo sono anche le due tecnologie utilizzate. Nel caso di Huawei P40 Pro la focale 5x da 125mm ha una struttura a periscopio classica, dove il fascio di luce rimbalza su un singolo specchio prima di attraversare le lenti ed arrivare al sensore. La risoluzione nominalmente è bassa, ma il sensore da 12 Mpxl utilizzato è di tipo RYYB per cui il risultato finale è ottimo; senza contare che il rumore, di sicuro visibile, è comunque a livelli estremamente bassi. Lo stesso fattore di zoom c’era anche su P30 Pro, ma lì c’era un sensore RGB da 8 Mpxl: il dato della risoluzione è quasi il medesimo (ma l’immagine è infinitamente più pulita su P40 Pro) mentre quello del rumore è impietoso nei confronti di P30 Pro.
La focale equivalente ad 80mm su P40 Pro+ è invece affidata ad uno zoom a riflessione multipla: il fascio di luce rimbalza su un primo specchio, attraversa le lenti e rimbalza altre quattro volte prima di arrivare al sensore. Attenzione qui: il sensore è da soli 8 Mpxl ed è RGB, quindi non gode di estrema luminosità..nonostante questo la risoluzione è decisamente più elevata che su P40 Pro e il rumore ancora più contenuto. Davvero, è una specie di miracolo tecnologico. E chissà se al posto di un sensore RGB ci fosse stato un sensore RYYB..
Miracolo che si ripete anche per la focale da 240mm con fattore zoom 10x. Anche qui il sensore è un classico RGB da 8 Mpxl ma, a medesimi valori di rumore, la risoluzione nominale è ancora più elevata rispetto all’ottica 3x.
Queste misurazioni cosa ci dicono? Che la tecnologia Pixel Binning è un buon compromesso per poter montare sugli smartphone sensori di piccole dimensioni ma sempre più fitti di pixel. Almeno se ci si può affidare ad un processore ben studiato. Ci sono alcuni compromessi però da sopportare come una leggera inesattezza cromatica.
I passi avanti tecnologici davvero fondamentali qui sono due. Il primo, valevole sia per P40 Pro che per P40 Pro+ è il contenimento del rumore portato ai suoi minimi storici. Il secondo è il sistema Multi Reflection, di tipo simil-catadiottrico, adottato per lo zoom su P40 Pro+. I rimbalzi ai quali è costretta la luce massimizzano la sua rilevazione da parte del sensore. I dati forniti da P40 Pro+ sono nettamente migliori rispetto a quelli di P40 Pro, nonostante sul primo sia montato un normale sensore RGB da 8 Mpxl mentre sul secondo sia stipato un sensore RYYB da 12 Mpxl (che sulla carta gode non solo di maggior risoluzione ma anche di uno schema che massimizza l’ottimizzazione della luce grazie a due sub pixel gialli).
Come si nota dalle immagini Huawei P40 Pro+ a 10x (240mm equivalenti) ha una risoluzione nei dettagli di gran lunga migliore rispetto alla focale 3x, nonostante il fattore di moltiplicazione sia circa il triplo; si paga un po’ lo scotto con un eccessivo contrasto, ma, mi ripeto, ha un che di miracoloso.
Alla luce di questo, torniamo alla domanda principale: ha senso spendere 350 euro in più per P40 Pro+? Molto probabilmente no, ma non è questo il punto. Sarò ripetitivo ma non credo che questo device sia nato per essere il re delle vendite; credo invece che sia nato come “esercizio di stile”, come punto di riferimento per dimostrare quanto ci si può spingere ancora in ricerca e sviluppo e quanto Huawei sia sensibile alla qualità fotografica quando si parla di smartphone. Sarà un modello che probabilmente si potranno permettere in pochi. Sarà un modello con il quale l’azienda si potrà far vanto..in ogni caso sarà un punto di riferimento.
Niente, non riesco proprio a trovare eccessivi difetti sui top di gamma di Huawei. E non mi riferisco solo a P40 pro e P40 Pro+, ormai è un dato di fatto che mi accompagna da quando misi le mani su Huawei P9. Da allora l’azienda ha sempre sfornato novità tecnologiche e miglioramenti fotografici che hanno posizionato i suoi smartphone ai vertici di apprezzamento fotografico. Questi ultimi due modelli non sono da meno e, anzi, si spingono ancora un po’ più in là..una cosa molto difficile in un segmento che ormai sembra essere molto statico e con pochi lampi di genio che sempre più di rado fanno gridare al cambiamento. Al giorno d’oggi tutto sembra essere legato principalmente al software, non ci sono grandi novità costruttive. Almeno così sembrava. Spiace che due prodotti ben fatti come Huawei P40 Pro e Huawei P40 Pro+ siano stati azzoppati da un ban commerciale che li ha privati di servizi come quelli di Google..e che quindi difficilmente li farà correre alla pari con la concorrenza.