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Fotografia.it

Huawei P20 Pro, il primo smartphone con un grande sensore

Con un evento in solitaria Huawei presenta a Parigi il nuovo P20 Pro, un device che ancora più smaccatamente si rivolge a chi con uno smartphone vuiole fare quasi esclusivamente fotografie senza per questo avere le competenze di un fotografo. Giusto o sbagliato che sia, queste ormai sono le intenzioni di questo settore.

Francesco Carlini | 11 Aprile 2018

Del lancio del P20 Pro ho già parlato qui sul sito, per cui glisserei sulla carrellata di caratteristiche tecniche. Ricapitoliamo solo quello che ci interessa realmente, il triplo sensore: un RGB da 40 Mpxl con apertura f/.18, un RGB da 8 Mpxl f/1.6 (ma nella realtà è più da 10 Mpxl) e un monocromatico da 20 Mpxl. Bisogna però fare una premessa sul sensore e lo stato dell’arte. Fino a ieri il breakeven della risoluzione sul sensore era di 12 Mpxl, con buona pace di tutti. In molti hanno provato a spingersi oltre: prima il 16 Mpxl, poi il 20 Mpxl per arrivare anche al 23 Mpxl. La verità è che non si può pensare di stipare così tanti pixel in un sensore di quelle dimensioni. E per “quelle dimensioni” parliamo dello standard 1/2.3″. Il risultato è stato un fiorire di artefatti che rovinavano le immagini, eccessiva compressione del file che ne peggiorava la qualità ma soprattutto un eccessivo rumore. Male. Si è per cui fatto come i gamberi, si è tornati indietro al miglior standard risolutivo che, almeno fino a ieri, è stato il 12 Mpxl: con un rapporto di densità simile le immagini da cellulare hanno ricominciato ad essere interessanti, e qualitativamente buone. La battaglia della risoluzione si è quindi fermata. Pregio di Huawei è stato poi affiancare il classico RGB a 12 Mpxl con un ottimo sensore monocromatico a 20 Mpxl dove il “rumore” è stato piacevolmente ricercato per dare quell’effetto grana tipico, e che ha fatto le fortune, del bianconero.

Richard Yu

Questo fino ad oggi. La più grande novità del nuovo P20 non è però quella che tutti sbandierano a gran voce, ovvero la risoluzione a 40 Mpxl. La vera rivoluzione è il sensore più grande che ha infatti dimensioni da 1/1.7″. Passare da 1/2.3″ a 1/1.7″ sembra uno scherzo, in realtà è il fulcro di tutto: permette di avere una maggiore risoluzione e un conseguente crop dell’immagine più preciso, a discapito però di un file enorme – 6 MB in jpeg e 80 MB in Raw. Chiaro, una maggior superficie permette di infilarci dentro tanti più pixel, ed è quello che è successo, con buona pace di chi, come me, forse ne avrebbe messi meno. Ma attenzione a questo passaggio: tirando le some questo sovraffollamento fa sì che i pixel misurino circa 1 micron, contro per esempio il 1.55 micron del P20, che però ha un sensore rgb da 12Mpxl. Fotograficamente parlando – grazie a questa caratteristica – il P20 (non Pro), potrebbe essere davvero una soluzione estremamente interessante..difatti sono anche estremamente curioso di provarlo. I vantaggi rispetto a P10 dovrebbero essere visibili al primo scatto, è un device da non sottovalutare assolutamente nonostante i proclami su P20 Pro..e credo che chi mastica un po’ di fotografia “canonica” sia d’accordo con me. Un sensore più grande con pixel più grandi può catturare più luce.

P20 Pro: Lab test

Risoluzione e rumore sono temi da approfondire. Come per ogni smartphone che passa dalla redazione, anche su P20 Pro abbiamo eseguito le misurazioni di laboratorio..non con qualche grattacapo. Il problema inizialmente è stata la risultanza dei valori delle curve, davvero molto incostanti: a picchi di risoluzione, il rumore non corrispondeva. È la prima volta in assoluto che dei grafici escono in tal maniera, visivamente non coerenti..e per rendersene conto, basta guardare i lab test precedenti, ultimo quello svolto su Mate 10 Pro. Solitamente, e come buon senso vorrebbe, all’aumentare della sensibilità la risoluzione tende a calare e il rumore a comparire. Solitamente, ma non su P20 Pro. Le ho ripetute tante volte, a diverse esposizioni: stesso risultato. A risoluzione costante c’è una caduta di rumore verso gli 800 ISO per cui il software entra a gamba tesa anche con le impostazioni manuali: in ogni caso, già a sensibilità piuttosto basse maschera di contrasto e filtro di risoluzione del rumore vanno ad impattare sull’immagine. Ho deciso quindi di andare più a fondo e controllare non solo il dato MTF50, ma anche MTF75, che dà un risultato più preciso: la risultanza del lavoro del software fa si che il dettaglio fine vada a perdersi velocemente ed entri in gioco la maschera di contrasto. A display infatti, la resa sembra ottima ma se andiamo ad esportare l’immagine ce ne si accorge subito non appena si va ad ingrandire il dettaglio.

Risoluzione

A differenza di altri device che di default scattano a 100 ISO, la miglior risoluzione e il minor rumore si attesta a 50 ISO; la risoluzione è molto alta e costante e tende a calare lievemente fino ai 200 ISO (ricordiamo che siamo a 40 Mpxl, logico aspettarsi un calo) e il rumore aumenta fino a circa 400 ISO, poi entrano in gioco la maschera di contrasto e il filtro antirumore. Dallo stop successivo, ovvero dai 1600 ISO, il rumore aumenta in maniera costante e prevedibile, ma rimane accettabile in tutti gli step intermedi (ovvero 1000 ISO e 1250 ISO). Nella tabella MTF75 si capisce quanto il dettaglio fine, a rumore analizzato, vada a perdersi; ma nessuno stupore, logico che con pixel di queste dimensioni il grafico sia tale.

Per il resto, la distorsione è davvero contenuta e la vignettatura decisamente trascurabile..anche perché, con un file così grande, è sempre eliminabile con un leggero crop.

P20 Pro: utilizzo

La qualità è davvero buona – stiamo parlando sempre di uno smartphone. Anche qui è stato implementato il famoso chip ad Intelligenza artificiale Kirin 970, con un palmares più completo di scene riconoscibili: si passa dalle 13 del Mate 10 Pro alle 19 del P20 Pro, con un maggiore dettaglio cromatico. La domanda è, sarà possibile aggiornarlo anche su Mate 10 Pro? Staremo a vedere. Disquisizioni a parte, l’immagine scattata con il sensore da 40 Mpxl è pregevole: ottimo il dettaglio, buona la resa cromatica (ma è da gestire) e giusta tridimensionalità. Dà il meglio a 40 Mpxl e credo proprio che gli ingegneri di Huawei abbiano puntato tutto su questo, anche perché in modalità zoom avviene il downgrade ad una risoluzione da 10 Mpxl. Sembra anche più intelligente: la stessa scena può essere riconosciuta in due diversi contesti, a seconda di quello che inquadriamo. Mi spiego: una classica foto al mare più essere riconosciuta come “spiaggia” o “cielo azzurro” a seconda che si stia inquadrando la sabbia o il panorama in generale. La differenza è tutta nella gestione del colore, per cui la stessa foto può avere valenze diverse. Il colore è ricco, in certi casi anche troppo ricco: il lavoro combinato di chip e software in molte situazioni tende ad eccedere con le maschere di contrasto, che entrano in gioco troppo spesso e anche alle basse sensibilità.

Dati di scatto: 1/125s – f/1.8 – ISO 50

Buona anche la “gestione del buio” sul file scattato con risoluzione a 40 Mpxl: di notte le immagini sono più nitide, ma soprattutto – e questo introduce un’ulteriore novità – la gestione dei tempi di posa può avvenire a mano libera senza che la foto risulti mossa; questo grazie alla stabilizzazione e alla AI integrata che riconosce la scena e ne imposta un tempo di scatto massimo. Dal palco Richard Yu ha garantito che da ora in poi il treppiede potremo lasciarlo a casa..ed in effetti, fino ad un tempo di scatto di 5 secondi, è possibile. Per tempi più lunghi, ovvero selezionando la modalità notturna, continuerà ad essere necessario..ma qui andiamo su tempi che possono essere anche di 30 secondi. Anche in questo caso, il rumore è presente ma sui soggetti in primo piano, e su un file così grande, può essere trascurabile.

Dati di scatto: 1/17s – f/1.8 – ISO 640

Le difficoltà cominciano quando si vuole fare uno scatto con zoom – ottico o digitale: P20 Pro combina più pixel assieme, ma questo oversampling non è estremamente preciso e la compressione porta un rumore visibile. Altra cosa che ha detto Yu dal palco è che su questo device la gamma ISO si sarebbe spinta fino a 102400. Impressionante, ma non è così dato che in modalità Pro ci si ferma ai classici 3200 ISO. Vedremo se un aggiornamento software farà seguito a questa dichiarazione..anche se i dubbi restano. Più che altro, se già a 400-800 ISO il rumore comincia a farsi notevole, non oso immaginare a 102400, sarebbe molto più sensato aumentare la sensibilità su P20 “non Pro”..una sensibilità così elevata la lascerei comunque alle fotocamere. Altra cosa pregevole è l’AF-C con 4D Focus, davvero molto veloce, che altro non è che la combinazione dei quattro diversi sistemi di messa a fuoco automatica dello smartphone (laser, rilevamento di fase, profondità e contrasto) Un problema di molti smartphone è proprio la messa a fuoco ad inseguimento, solitamente non troppo precisa o con pochi punti, anche rispetto a P10 e Mate 10 pro. Personalmente ho sempre considerato il miglior AF-C sul mercato mobile quello dei Sony Xperia, anche e soprattutto di notte. Con P20 Pro siamo agli stessi livelli: tanti punti, risposta veloce.

P20 Pro: conclusioni

Huawei P20 Pro è uno smartphone che stupisce positivamente. Che ci sia del rumore è scontato, ma obiettivamente il file da 40 Mpxl è decisamente migliore di quello che può offrire la concorrenza almeno fino ad oggi. Secondariamente, lo step evolutivo dato da un sensore più grande è decisamente quello che realmente mancava ai dispositivi del settore: siamo di fronte ad un precursore dei tempi, ma soprattutto ad uno smartphone che segna un nuovo punto di partenza per lo sviluppo, al quale la concorrenza dovrà allinearsi..perlomeno fotograficamente. Finalmente, direi. Personalmente aspettavo un grande sensore su uno smartphone da molto tempo..quasi stavo perdendo le speranze. Ci sono delle pecche? Beh, qualcuna c’è ovviamente ma sono legate soprattutto agli automatismi che ci portiamo dietro dal P8 in poi. L’interfaccia fotocamera ad esempio: è stato abbandonato lo swipe per un più comune tap con il dito. Provenenedo dai modelli precedenti è uno svantaggio (anche se momentaneo), perché anche se così ci si allinea ad uno standard riconosciuto anche dalla concorrenza, viene meno quell’automatismo all’uso a cui ci si era abituati negli anni. Almeno inizialmente, bisogna prenderci la mano: per cui se si vuole scattare in bianconero non si dovrà più fare swipe verso sinistra ma bisognerà toccare con il dito la tendina inferire; se si vuole accedere al cambio risoluzione non si dovrà più fare swipe verso destra ma andare a toccare l’icona delle impostazioni. Personalmente preferivo la configurazione precedente. Inoltre uno dei tratti distintivi degli smartphone Huawei è sempre stata la fotocamera monocromatica progettata con Leica, che tra l’altro è sempre stata quella che più ho apprezzato: perché nascondere la funzione nel menù “Altro” quando dovrebbe trovare spazio quantomeno nella tendina inferiore? Altra cosa che speravo potesse cambiare nel tempo e con l’avanzare della tecnologia è la possibilità che il software faccia automaticamente lo switch tra la fotocamera principale e quella secondaria, permettendo quindi il downgrade della risoluzione non appena si abbia l’intenzione di zoomare. Forse in futuro..


Ecco alcune immagini scattate con Huawei P20 Pro

Francesco Carlini
In primis appassionato di fotografia, dal 2008 faccio parte del team di Editrice Progresso, storica casa editrice italiana fondata nel 1894, e gestisco il sito www.fotografia.it. Al lavoro redazionale e giornalistico nel corso degli anni ho affiancato il lavoro di prova dei prodotti e delle misurazioni di laboratorio riguardanti fotocamere, obiettivi e smartphone.
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