Presentato a metà ottobre e da poco disponibile sul mercato, Huawei Mate 20 Pro è l’ultimo smartphone del colosso cinese: display incredibile, autonomia da record, doppia intelligenza artificiale ma soprattutto tripla fotocamera.
La serie Mate e la serie P non si differenziano poi così tanto. Inizialmente erano sì due concept rivolti ad un pubblico diverso, ma ora le cose si stanno uniformando. Certo, il design di P20 e Mate 20 non è di certo lo stesso, ma è chiaro che uno potrebbe essere l’anticipatore dell’altro. Più che altro la serie Mate è quella che dovrebbe essere pensata per il comparto business mentre la serie P sarebbe quella rivolta più al segmento fotografico..in realtà questi due aspetti non sono più scindibili, almeno non da qualche anno a questa parte. Ed ecco che quindi anche il Mate si fa anticipatore di nuove sfide legate all’immagine, come dimostrano i tre sensori posti sul retro della scocca. Ma andiamo con ordine.
Mate 20 Pro è bello. Senza se e senza ma il più bello fatto fino ad ora da Huawei: display edge to edge sul fronte, scocca in vetro sul retro, curvatura su entrambi i bordi del telefono. Nonostante il design ricordi parecchio quello di Samsung S, Huawei è riuscita comunque a mantenere un’identità spiccata: la curvatura è accentuata ma non rovina assolutamente la visione di un film o disturba durante lo scatto di una foto. Il display è un Amoled da 6.4” con rapporto di visione 18:9 e densità di 537 ppi sopra il quale fa capolino un notch molto importante (leggasi: lungo) ma non fastidioso e che incorpora la fotocamera anteriore da 24 Mpxl. La resa cromatica è davvero ottima, i colori non sono mai troppo saturi ma mantengono un’ottima brillantezza, soprattutto le varietà di verde e di rosso. Detto questo, le opzioni per modificare la resa dello schermo sono tutte nelle impostazioni: Normale per colori leggermente più sbiaditi o Intensa per colori vividi, quest’ultima regolabile con toni più caldi o più freddi. C’è poi una modalità di protezione occhi che può essere sempre attiva o programmata per diverse ore della giornata. Il display è davvero un pezzo forte di Mate 20 Pro e devo ammettere che sono stato uno dei pochi a non aver riscontrato variazioni cromatiche indesiderate, come invece successo ad altri.
L’alloggiamento della Sim e della espansione di memoria sono sul fondo del telefono, posizionati sulla destra della porta USB-C che servirà per caricare il device o collegare le cuffie. Occhio perché lo standard è cambiato: Huawei con questo modello abbandona le Micro SD per lanciare il suo formato proprietario Nano SD. Sul lato destro troviamo il classico pulsante di regolazione del volume e quello di accensione e spegnimento, finemente bordato di colore rosso. Sul retro, incastonato nell’alloggiamento di vetro che ricopre il back del telefono, troviamo il nuovo comparto fotocamera: viene abbandonata la disposizione in linea per un nuovo “blocchetto” quadrato che incorpora i tre sensori con le relative ottiche e il flash Led. Questa nuova disposizione è resa necessaria per le dimensioni dei sensori, della circuiteria e del processore.
Sorpresa: il nuovo business phone Huawei in realtà è un potente camera phone! Huawei è riuscita però a non replicare in toto il P20 Pro, bensì a distanziarsene sostanzialmente creando un device completamente diverso. La vera novità, oltre alla disposizione posteriore a quadrato e non in linea, è l’abbandono del sensore da 20 Mpxl monocromatico per un sensore della medesima risoluzione con ottica grandangolare equivalente ad un 16mm. Per quanto mi riguarda il sensore bianco e nero era un plus che nessun altro produttore poteva vantare, cosa che non si può dire per l’ottica grandangolare: è stata un’intuizione di LG che l’ha portata sui suoi LG G5 già nel 2016 replicandola anche sui modelli successivi; inoltre identificava bene – perlomeno idealmente – la partnership con Leica, che a corredo ha proprio la Leica Monochrome. Quindi perché abbandonarlo? Questioni tecniche. Il sensore monocromatico era utilizzato da Huawei in combinazione con il sensore RGB per fornire un’immagine più nitida e con meno rumore; ora l’azienda ritiene che, grazie all’utilizzo di una superficie del sensore maggiore, l’utilizzo del sensore bianco e nero sia superfluo e lo stesso risultato si possa raggiungere ugualmente. Già, perché il sensore da 40 Mpxl del Mate 20 Pro è lo stesso montato su P20 Pro.
Riassumendo, Mate 20 Pro è dotato di un sensore da 40 Mpxl con obiettivo f/1.8 equivalente ad un 27mm, un sensore da 20 Mpxl con obiettivo f/2.2 equivalente ad un 16mm e un senosre da 8 Mpxl con obiettivo f/2.4e zoom ottico 3x equivalente ad un 80mm che potrà spingersi digitalmente fino a 5x (e diventare un 135mm equivalenti).
Nonostante il sensore principale da 40 Mpxl sia identico a quello montato su P20 Pro, i risultati fotografici sono migliori sotto vari aspetti e questo grazie alla nuova generazione di Soc a 8 core HiSilicon: Krin 980. Questo nuovo processore ha fatto il suo debutto all’IFA 2018, proprio come il suo predecessore aveva fatto nell’edizione dell’anno precedente: per offrire calcoli maggiori in minor tempo, il processore utilizza un doppio Cortex A-76 dual core accoppiato ad un Cortex A-55 quad core. Anche l’Intelligenza Artificiale è raddoppiata: ora i chip NPU (Neural Processing Unit) sono due e permettono sia di ottimizzare le prestazioni di Mate 20 Pro sia di riconoscere i vari soggetti nell’inquadratura in maniera sempre più veloce e precisa.
Le misurazioni del sensore da 40 Mpxl del Mate 20 Pro danno infatti risultati differenti rispetto alle misurazioni svolte su P20 Pro (qui la prova completa), la qualità rimane elevatissima, ma le linee lw/ph sembrano ottimizzate: ad una lettura minore delle linee corrisponde infatti un minor rumore, e questo fa sì che, a parità di risoluzione e “peso” del file, l’immagine sia molto più pulita senza che si percepisca ad occhio alcuna differenza. La risoluzione rimane costante fino ai 400 ISO poi comincia a calare anche a causa dell’ingresso del filtro di riduzione del rumore che agisce in maniera ottimale fino ai 1600 ISO. Dai 1600 ISO in su l’accoppiata risoluzione/rumore inizia a mostrare tutti i suoi limiti. La distorsione è davvero trascurabile. Rispetto a P20 Pro abbiamo quindi una risoluzione più controllata ma soprattutto molto meno rumore ad ogni valore ISO; il filtro di riduzione non si ferma agli 800 ISO ma agisce fino ai 1600 ISO, permettendo quindi di fotografare anche in condizioni di luce peggiori.
Anche il sensore da 20 Mpxl della fotocamera grandangolare ha dato risultati eccellenti. La risoluzione è davvero elevatissima e comincia a scendere in maniera sensibile solo dagli 800 ISO in poi. Il rumore è costante e non troppo fastidioso, si muove chiaramente su valori minori rispetto al sensore da 40 Mpxl per ovvie ragioni di dimensione dei pixel. La distorsione è invece leggermente maggiore ma questo era prevedibile.
Diverso invece il discorso relativo al sensore da 10 Mpxl adibito allo zoom. La risoluzione è decisamente più bassa mentre il rumore è pressoché invariato rispetto agli altri sensori analizzati. Il risultato è un rumore davvero molto visibile soprattutto quando si zoomma dai 3x ai 5x.
Huawei Mate 20 Pro è davvero un device comodo. Mi riferisco al feeling in mano che, grazie alla sua conformazione con bordi curvi, è decisamente migliorato sia rispetto a Mate 10 Pro che rispetto a P20 Pro. Il display edge to edge con risoluzione QHD è davvero meraviglioso e luminosissimo, inoltre è davvero un plus per un utilizzo più lavorativo quando si ha bisogno di tanto spazio. La batteria da 4200 mAh sembra infinita ma soprattutto si ricarica velocemente: la chicca è che si possono ricaricare altri device, che presuppongono la possibilità di ricarica wireless, solamente appoggiandoli al retro del Mate tramite Wireless Reverse Charging.
Lato fotocamera. Mi ripeto: Mate 20 Pro è un vero e proprio cameraphone anche a dispetto di come è stato presentato inizialmente, ovvero rivolto principalmente al settore business. Ammetto di essermi sentito un po’ orfano quando ho appreso della mancanza del sensore monocromatico, ma l’aggiunta di quello grandangolare è una scelta che sorriderà a molti più utenti rispetto a prima per cui sicuramente pagherà tanto. Inoltre, un punto di vista così ampio sul mondo di certo apre le porte ad un tipo diverso di fotografia. Rispetto ai modelli LG soffre una gamma cromatica leggermente inferiore, ma tutto sommato è un aspetto trascurabile dato che la maggior parte di noi utilizza un’app di editing prima della condivisione delle immagini. Una cosa che mi ha davvero stupito è però la precisione della doppia NPU. Su P20 Pro avevo notato come entrasse troppo a gamba tesa sui colori, rendendo di fatto la AI poco utilizzabile in svariate situazioni. Io stesso la utilizzo poco perchè non riproduce fedelmente ciò che sta di fronte all’obiettivo. Su Mate 20 Pro la situazione cambia drasticamente e diventa effettivamente un plus per l’utente: ora il software è infatti in grado non solo di riconoscere più scene ma di riconoscere gli elementi al loro interno, andando a variare le cromie in maniera precisa e non su tutto il frame come accadeva precedentemente. Un aspetto più critico rimane però la gestione del contrasto: la AI tende ad eccedere anche su questo modello. Ma insomma, di giorno P20 Pro e Mate 20 Pro non si discostano così tanto.
Di notte le cose cambiano leggermente, a favore di P20 Pro da un lato, a favore di Mate 20 Pro dall’altro. Le differenze sono tutte nella luce che rileva il software, maggiore nel caso di Mate 20 Pro: ciò comporta che avremo una riproduzione più fedele e “agile” in caso di buio totale, mentre avremo foto leggermente troppo chiare (quasi ad “effetto giorno”) all’imbrunire.
C’è però un grande plus: finalmente, non si dovrà più perdere tempo ad aprire “Impostazioni” per cambiare la focale. Mi spiego: ora quando Mate 20 Pro inquadra un panorama, la NPU lo riconosce immediatamente come tale e “presuppone” che si voglia scattare una panoramica. Switchando automaticamente in modalità zoom si possono quindi utilizzare anche gli altri due sensori, quello da 20 Mpxl e quello da 10 Mpxl, senza andare a richiamarli manualmente. Un bel vantaggio.
Huawei Mate 20 Pro è davvero un telefono di punta. L’azienda è finalmente riuscita a racchiudere in un unico device tutto quello che un utente ha sempre cercato..soprattutto quando è costretto a spendere queste cifre. Il prezzo è sicuramente importante, ma siamo di fronte ad un “telefono” con un software e un processore di ultimissima generazione, più veloce della versione proposta da Qualcomm; la fotocamera è migliorata ulteriormente ed è una delle, se non forse la, migliori in circolazione..senza contare che, tramite l’app 3D Live Maker, si potranno creare riproduzioni 3D di piccoli oggetti.