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Fotografia.it
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Dati di scatto: 1/200s - F1.8 - ISO 320 a 75mm

Dal Mi Lab alla Grande Muraglia: un reportage dalla Cina con il nuovo Xiaomi 13 Ultra

Presentato qualche giorno fa, Xiaomi 13 Ultra è il nuovo top di gamma – ma forse è anche riduttivo etichettarlo così – della giovanissima azienda cinese: i quattro sensori da 50 Mpxl, di cui uno da ben 1″, e il processore Qualcomm Snapdragon 8 Gen 2 promettono un’esperienza di scatto da vera e propria fotocamera.

Francesco Carlini | 2 Maggio 2023

Ho provato in Cina, direttamente a Pechino, il nuovo Xiaomi 13 Ultra con sensore da 1″ e risoluzione da 50 Mpxl: non solo uno smartphone, una vera fotocamera compatta.

Un viaggio di quattro giorni alla scoperta di Pechino attraverso la fotocamera del nuovo Xiaomi 13 Ultra, smartphone presentato poco tempo fa nella capitale cinese e che presto arriverà anche in Italia. La fotografia è al centro di tutto, inutile anche ripeterselo ogni volta: quando si scollina un certo prezzo e si entra nella fascia alta, le esigenze da coprire sono un ottimo processore e un’ottima fotocamera. Tutti gli smartphone fanno le chiamate, tutti gli smartphone hanno le app, solo alcuni smartphone superano la prova della qualità dell’immagine. Ma come scegliere un ottimo device fotografico? Di solito si è attratti dal numero degli obiettivi o dal numero dei megapixel..ma può bastare? Può bastare analizzare a fondo il libretto delle specifiche? No, sono l’esperienza di utilizzo e la qualità del file a fare la differenza.

Lo Xiaomi 13 Ultra che ho avuto tra le mani per qualche giorno è un esemplare abbastanza unico nel suo genere: sofwtare cinese, servizi Google quasi del tutto assenti, uno speciale kit fotografico che probabilmente non sarà neanche distribuito in Europa a causa della sua tiratura super limitata (ce ne saranno pochi anche per il mercato interno). Un privilegio, questo è sicuro. La presentazione è avvenuta direttamente nell’Headquarter Xiaomi di Pechino, un centro in “stile occidentale” che racchiude uffici, laboratori, spazi di coworking all’esterno e all’interno, palestre, caffetterie, negozi, grandi sale di presentazione. Proprio qui si è svolta la conferenza di lancio ufficiale del device, con Lei Jun che dal palco solleticava la curiosità di una folla in attesa: “Not a smartphone with a camera, a camera with a phone”. Le grida di approvazione hanno molto spesso coperto le sue parole, quasi fossimo ad una serata di premiazione e non all’annuncio di uno smartphone. Ma allo speech non è seguita alcuna zona di hands on come solitamente accade: nessuna sala con modelli in prova per le review in prime time, nessuna possibilità di toccare e vedere lo smartphone. E qui abbiamo capito di essere un po’ dei privilegiati: eravamo gli unici ad avere Xiaomi 13 Ultra tra le mani.

All’interno del Mi Lab di Pechino

All’interno dell’HQ c’è anche il Mi Lab, un laboratorio che sembra provenire da un film (l’immagine qui sotto ne è un esempio, a me ha ricordato di primo acchito “2001: Odissea nello spazio”); tutto è sterile, asettico, perfettamente simmetrico e con i classici colori aziendali grigio e arancione. Una specie di paradiso fotografico per me che amo la “pulizia” degli ambienti. Chiaramente non è il centro principale di test, Xiaomi ne possiede centinaia un po’ in tutto il mondo, ma qui vengono svolte misurazioni e prove a campione sui device che verranno presentati in futuro. Non si possono fare foto, la segretezza è tutto e rischiare di scattare un’immagine ad un “prodotto beta” o ad un macchinario unico nel suo genere sarebbe, diciamo, sconveniente. Per cui tutte le immagini qui riportate ci sono state fornite dall’azienda ma vi assicuro che è tutto ciò che hanno visto i miei occhi.

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L’ingresso del Mi Lab di Pechino

Il primo stop è nella sala di misurazione del comparto foto. Qui sono un braccio meccanico ed un software a fare il lavoro sporco, quello che solitamente faccio io quando vi mostro le risultanze del lab test..ma senza braccio meccanico (infatti ci metto molto, molto, molto di più). La mira è posta al centro di una sala buia, illuminata da luci Led che cambiano la temperatura colore a seconda del test che viene svolto. Qui vengono scatatte centinaia di fotografie di prova per ogni sensore in pochissimo tempo per testare risoluzione, rumore, corrispondenza colore, vignettatura. Insomma, si prova la qualità generale dell’immagine. Credo che questa sia solo l’ultima parte della filiera dei lab test fotografici, quella più pratica. La vera e propria messa a punto viene svolta molto probabilmente in un altro laboratorio – o in una delle molte stanze chiuse nelle quali l’entrata non ci è stata permessa; tutta la parte della collimazione delle ottiche, sia essa fisica o virtuale (come fa Zeiss con le Digital Twin studiate per vivo), mi è purtroppo sconosciuta ma è sicuramente presente.

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Xiaomi Mi Lab – Photo Test

La seconda sala che ci viene mostrata è quella dei drop test, dove gli smartphone vengono fatti cadere da altezze differenti su superfici diverse per consistenza e resistenza. Al suo interno anche un nuovo apparecchio per misurare il bending ovvero quanto un display può essere flessibile e quindi resistere alla torsione. Il terzo laboratorio è invece quello per il calcolo delle emissioni elettromagnetiche dove è possibile misurare basse e alte frequenze senza bisogno di riposizionare le antenne. O perlomeno di spostarle dato che cambiano posizione automaticamente.

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Xiaomi Mi Lab – Drop Test

C’è poi la sala dove vengono misurate le performance in ricezione e trasmissione delle antenne: dalle chiamate in entrata ed uscita agli speaker audio per musica e contenuti multimediali.

Chiude la visita una stanza con svariate “librerie” su vari livelli piene di smartphone. Qui si testano le normali gesture che gli utenti fanno con un device: dal semplice singolo touch per avviare un’app al cambio compulsivo di schermata all’affidabilità del sistema operativo. I dispositivi che passano il test mostrano una schermata verde, quelli che non lo passano una rossa di alert. Come detto inizialmente vengono provati anche modelli non ancora in commercio: proprio qui abbiamo potuto scorgere un nuovo foldable, accuratamente “cammuffato” con una cover per renderlo poco riconoscibile. Alla nostra scoperta, la parete che lo ospitava è stata prontamente sostituita con quella posteriore.

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Xiaomi Mi Lab – Stable Test

Questo per fare una “breve” intro. Ora torniamo a Xiaomi 13 Ultra. Durante la presentazione si è paragonato spesso questo modello ad una “DSLR”, nel video di lancio veniva sovrapposto addirittura ad una Leica M1. Solitamente di fronte a questi paragoni si scappa figurativamente a gambe levate, ma vi assicuro che non è questo il caso; al contrario qui c’è la consapevolezza di aver assemblato un prodotto di altissimo profilo fotografico, che non teme confronti nel panorama della concorrenza attuale. Mi allargo e credo di non poter essere smentito dicendo che sì, qui siamo al cospetto di uno smartphone abbastanza unico nel suo genere: una vera e propria compatta che telefona. Chiaramente la forzatura verso una macchina come una Full Frame è una provocazione, ma sicuramente nel mondo più “consumer” è l’immagine alla quale si pensa quando si parla di fotocamera. Ho sempre detto e sostenuto che gli smartphone hanno sostituito le compatte, ma qui questa affermazione viene portata ad un livello successivo: se fino a ieri ruotava tutto intorno alle dimensioni e alla portabilità, da oggi possiamo parlare di vera e propria qualità del file. Si può dire che tra una Sony RX100 ed uno Xiaomi 13 Ultra non ci siano differenze? In linea di massima, sì.

Xiaomi 13 Ultra: fotocamera e interfaccia

Il sensore principale è un Sony IMX989 da 1″ e risoluzione da 50 Mpxl, focale equivalente ad un 23mm F1.9-4 stabilizzato OIS con una struttura interna composta di 8 microlenti in plastica di cui la prima con rivestimento High Transmittance per contenere flare, ghosting e purple fringe. Non è dato sapere da chi siano prodotte queste lenti. Il file da 12 Mpxl (jpeg o HEIF) ottenuto da questa prima fotocamera sarà il risultato di Pixel Binning 4 in 1, quindi le informazioni derivanti da quattro pixel saranno fuse in uno con dimensioni di 3.2 nanometri. Lato meccanico abbiamo anche un vero diaframma ad apertura variabile: tre lamelle metalliche che forniscono due stop di apertura, da F1.9 a F4. Non ci sono stop intermedi come invece su Huawei P50 e Mate 50 Pro, ma è un bene per due aspetti; il primo è che le differenze nello sfocato si notano maggiormente grazie alla più ampia profondità di campo offerta dal sensore da 1″, il secondo è che sono aperture più “fotografiche”.

Se il principale è da 1″ e 50 Mpxl, gli altri tre sensori sono sì da 50 Mpxl ma sono Sony IMX858 da 1/2″: uno dietro ad una focale ultragrandangolare equivalente ad 12mm F1.8, uno dietro ad una focale da ritratto 3.2x equivalente ad un 75mm F1.8 (con struttura interna a 7 lenti) e uno dietro ad una focale tele 5x equivalente ad un 120mm F3 (con struttura interna periscopica a 6 lenti).

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La struttura interna dell’obiettivo principale di Xiaomi 13 Ultra

Novità rispetto al panorama globale della concorrenza è che qui è presente però anche una modalità High Res con cui sfruttare tutti i 50 milioni di punti dei sensori e avere un file Raw, fino ad un Ultra Raw 14 bit per una maggiore gamma dinamica, ottimizzato e completamente lavorabile in Adobe Photoshop e Lightromm. Esatto, l’estensione Raw si potrà quindi avere sia con la fotocamera principale che con tutte le altre focali, dall’ultrawide al telezoom. Stesso discorso per il video: ogni sensore è in grado di registrare filmati in qualità 8K a 24 fps e 4K a 60 fps in Dolby Video 10 bit.

La collaborazione di Leica con Xiaomi è simile per certi aspetti a quella già vista con Huawei: l’azienda di Wetzlar fornisce le specifiche per la costruzione delle lenti interne, quella cinese le fa produrre esternamente. La differenza è che qui si occupa anche della color correction. Due sono le possibilità tra le quali scegliere: Leica Authentic e Leica Vibrant. La prima fornisce colori più simili a quelli che percepisce l’occhio umano, un po’ come fa Zeiss con Natural Color su vivo X80 Pro. Parafrasando le parole dette da Lei Jun: “Siamo fermi sostenitori della fotografia computazionale, ma non vogliamo esagerare con effetti troppo plastici. Per questo abbiamo deciso di migliorare in campo ottico”. La seconda è invece caratterizzata da colori leggermente più saturi, ma al contempo senza esagerare come vuole la AI, che saranno più nelle corde di chi ricerca un risultato più da social media. Ma Leica ci mette lo zampino anche su 6 dei 17 filtri disponibili con i quali scattare nativamente o modificare in post l’immagine: Vivid, Natural, BW Native, BW HC (High Contrast), Sepia e Blue.

Tra l’altro, una piccolezza che mi ha fatto piacere notare. Solitamente quando si attiva uno smartphone per la prima volta, aprendo la fotocamera ci si trova sempre la AI attiva (un’icona che solitamente si trova sempre in alto in bella vista). Qui invece è inattiva e “nascosta” all’interno delle impostazioni: se si vuole azionarla lo si deve fare manualmente aprendo una tendina. Come a dire: “Vuoi la AI, vattela a cercare perché non è una nostra priorità”. Un procedimento che tiene fede alle premesse e una comodità per me, che come ben sapete porto avanti la battaglia personale contro le foto scattate con l’Intelligenza Artificiale attivata (che poi rappresenta i miei mulini a vento).

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La color correction Leica selezionabile e la modalità Ritratto

L’interfaccia foto manuale, la modalità Pro, è quella classica che si può trovare su quasi ogni smartphone ma arricchita di alcune nuove funzioni: oltre a poter agire su esposizione, messa a fuoco, bilanciamento del bianco e ISO compaiono ora anche i toni, la nitidezza e la temperatura colore, modificabili attraverso uno slider. Pro è poi molto flessibile: Xiaomi 13 Ultra è il primo smartphone con cui si potrà scattare con qualunque ottica (UW, W, T ed ST) in binning a 12 Mpxl o a 50 Mpxl e salvare in formato Jpeg, Raw o Ultra Raw. Novità enorme, pensata quasi unicamente per la Street Photography, è la modalità Fast Shot con la quale l’apertura viene fissata ad F4 e viene automaticamente, o quasi, determinata la distanza iperfocale a seconda della focale selezionata. Di default lo smartphone sarà a 1.5x, quindi a 35mm equivalenti (ma si potrà scegliere anche il 23mm o il 46mm): a questo punto basterà selezionare una distanza preferita nella quale solitamente si fa rientrare il soggetto, quella dalla quale si “rubano gli scatti”, ovvero entro 5 metri, entro 1.2 metri o entro 0.6 metri. Scattare in iperfocale è una pratica comune per la Street, effettivamente utile su uno smartphone che vuole essere una vera fotocamera.

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L’interfaccia della modalità Pro

Anche la modalità Portrait è differente dal solito. Il bokeh non è dovuto al diaframma variabile bensì digitale; nonostante tutto i soggetti sono scontornati in maniera precisa. L’effetto sfocato cambia a seconda della focale utilizzata: si può scattare a 35mm Documentary, a 50mm Swirly Bokeh, a 75mm Portrait e a 90mm Soft Focus. Pregevole la Night Mode, dove le foto scattate di notte non sembreranno “a giorno”. In “More” da segnalare la modalità Director Mode, con la quale connettere più device Xiaomi come smartphone e tablet per poter registrare contemporaneamente la stessa scena da angolazioni differenti; Moving Crowd, con cui scattare ad un soggetto e avere un effetto folla in movimento; Short Film, con cui registrare contemporaneamente un video da ogni fotocamera presente sul device o utilizzare un filtro analogico; Supermoon per fotografare la Luna. Presenti anche le classiche Time Lapse, Slow Motion, 50 Mpxl e AI Watermark.

L’Editor foto è completo, offre la possibilità di modificare un’immagine in prima battuta sul device. Oltre ai classici parametri come esposizione, contrasto, saturazione, nitidezza, temperatura colore, luci, ombre, dissolvenza, grana e vignettatura fanno la loro comparsa anche “AI” e “Beautify”. La prima permette regolazioni basate su Intelligenza Artificiale, tra cui Art Framing con cui aggiungere una filigrana Leica, Sky con cui modificare e aggiungere varie texture al cielo e, direi la migliore, la funzione “Cancella”. Questa dà la possibilità di rimuovere oggetti, linee (come ad esempio fili e cavi, ombre dal cibo (per i food blogger ad esempio) e le persone; in quest’ultimo caso la rimozione è davvero precisissima e si può fare su più soggetti allo stesso tempo: vengono rilevati automaticamente e poi, con un semplice tocco, possono essere rimossi. Un utilizzo intelligente della AI.

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La modalità Cancella

Xiaomi 13 Ultra: design

Esteticamente è molto bello: sarà disponibile in versione nera e verde oliva per il mercato italiano, in Cina anche un esemplare tutto bianco. La scocca posteriore è nella classica texture zigrinata che solitamente si utilizza nell’impugnatura delle fotocamere, resistente nel tempo perché antigraffio ma soprattutto antibatterica. L’alloggiamento fotocamera è circolare e simmetrico, posizionato al centro; data la dimensione del sensore da 1″ lo scalino è visibile ma non antiestetico o scomodo, in linea con le sporgenze dei nuovi iPhone tanto per intenderci. Lato destro il pulsante di accesnione/spegnimento e sotto il velocissimo connettore USB-C Type 3.2. Manca forse un pulsante di scatto fisico ad un device votato alla fotografia? Sì ma anche no, perché in realtà è disponibile uno speciale kit che massimizza l’esperienza sul campo che comprende un grip bluethooth con un pulsante di scatto fisico e uno slider coassiale per azionare lo zoom, una custodia speciale con un adattatore filettato che permette l’utilizzo di filtri da 67mm e un tappo in metallo che protegge i gruppi ottici. Purtroppo credo che questo bundle non sarà disponibile in Europa, essendo un’edizione limitata anche per il mercato cinese..ma, mai dire mai.

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Il kit fotografico opzionale disponibile per Xiaomi 13 Ultra

Il display misura 6.7″ (3200 x 1440 pixel) con bordi solo leggermente curvi, molto comodo. È un Amoled WQHD+ sviluppato in collaborazione con TCL con frequenza di aggiornamento variabile fino a 120 Hz da 552 ppi con 68 miliardi di colori e una luminosità massima da record di 2600 nits. Sotto la scocca sono due le grandi novità. La prima è il nuovissimo processore Qualcomm Snapdragon 8 Gen 2 con 12/16 GB di Ram (che può essere partizionata) e una memoria interna da 512 GB/1 TB; è dotato di una nuova tecnologia Cognitive ISP che utilizza algoritmi AI per separare fino a otto livelli dell’inquadratura prima di elaborare individualmente ciascuno essi e ottimizzare la qualità complessiva dell’immagine. I vantaggi? Riduzione del rumore, nitidezza e correzione del colore, analisi dei volti, delle espressioni e delle caratteristiche come capelli e vestiti, oltre ovviamente a cieli, animali, cibo e piante. Dispone anche di una nuova tecnologia chiamata Quad Exposure che permette di analizzare il sensore su quattro livelli di esposizione e del Bokeh Engine 2, una nuova funzionalità di emulazione in grado di regolare la qualità, l’intensità e la forma dello sfondo e delle luci dei secondi piani.

La seconda è il nuovo sistema di raffreddamento a liquido con una nuova texture interna che permette di direzionarlo nei comportimenti che ne hanno più bisogno separandolo dal vapore. La batteria è da 5000 mAh ma i processori (due sono i proprietari che affiancano lo Snapdragon) lavorano in modo eccellente nell’abbattimento dei consumi: dopo una giornata intera a scattare foto sono riuscito ad arrivare a sera con ancora il 25% circa di batteria.

Xiaomi 13 Ultra: Lab test

Non ci sono molti paragoni da fare, questo è il primo smartphone con sensore da 1″ che ho testato in laboratorio. Il più calzante sarebbe però quello nei confronti di una compatta ed è qui che questo device stupisce. Nei confronti di una Micro Quattro Terzi ad esempio, il sensore principale riesce a leggere molte più linee per millimetro tenendo il rumore su valori addirittura più bassi. Le altre tre fotocamere invece sono abbastanza in linea con quanto già visto in termini di pura risoluzione ma ad alti ISO Xiaomi 13 Ultra riesce a comportarsi meglio, soprattutto a 70mm e 120mm. Il rumore è speculare su tutte e quattro le focali ma ovviamente è meglio gestito sulla principale, data la maggior lettura di linee per millimetro. Le misurazioni eseguite sono tutte alla massima risoluzione di 50 Mpxl, quindi non frutto di Pixel Binning.

Come detto precedentemente il sensore principale è un Sony IMX989 da 1″ e risoluzione da 50 Mpxl, focale equivalente ad un 23mm F1.9-4 stabilizzato OIS con una struttura interna composta di 8 microlenti in plastica di cui la prima con rivestimento High Transmittance per contenere flare, ghosting e purple fringe. I dati migliori escono a F1.9, data la maggior luce che impatta il sensore: la risoluzione migliore si ha ad ISO 100, si stabilizza ad ISO 200 e rimane costante fino ad ISO 3200. Nonostante tutto il rumore non è mai visibile fino alla massima escursione di ISO 12800, step che per uno smartphone è un vero e proprio record. Poche le differenze ad F4: risoluzione leggermente inferiore ma gestione del rumore praticamente identica.

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Xiaomi 13 Ultra – Sensore principale da 1″ e obiettivo equivalente ad un 23mm F1.9
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Xiaomi 13 Ultra – Sensore principale da 1″ e obiettivo equivalente ad un 23mm F4

Il sensore Sony IMX858 da 1/2″ e 50 Mpxl dietro ad una focale equivalente ad un 12mm F1.8 è quello che ha una composizione più semplice dei quattro. La risoluzione è buona e costante fino a 3200 ISO, poi comincia a calare dolcemente. Il rumore non è eccessivo e comincia ad essere visibile a 3200 ISO per poi essere disturante a ISO 6400.

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Xiaomi 13 Ultra – Sensore da 1/2″ e obiettivo equivalente ad un 12mm F1.8

Identico il sensore dietro la focale da ritratto equivalente ad un 75mm F1.8 con struttura interna a 7 lenti. Qui la risoluzione è leggermente più bassa nominalmente ma il rumore è meglio gestito ed è sempre costante quasi come fosse un sensore principale.

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Xiaomi 13 Ultra – Sensore da 1/2″ e obiettivo equivalente ad un 75mm F1.8

Stupisce in termini di risoluzione l’ultimo sensore con una focale equivalente ad un 120mm F3. Nonostante sia un po’ “buio”, la struttura interna periscopica a 6 lenti esegue un lavoro eccezionale sulla risoluzione, come si può notare ad ISO 100. Da 200 ISO in poi si normalizza in termini di linee per millimetro ma il rumore rimane praticamente inesistente fino ad ISO 6400.

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Xiaomi 13 Ultra – Sensore da 1/2″ e obiettivo equivalente ad un 120mm F3

Ammetto che misurazioni come queste non erano mai uscite da un semplice smartphone.

Nota necessaria: il lab test è stato svolto alla risoluzione nativa di 50 Mpxl. Con il Pixel Binning il livello di rumore è addirittura minore rispetto a quanto mostrato nelle chart superiori.

Xiaomi 13 Ultra: Street Photography in Cina

E ora da dove comincio? Beijing è enorme, la terza città più grande della Cina e la quarta del Mondo. È anche la capitale più popolosa in assoluto con i suoi oltre 25 milioni di abitanti, più di un terzo della popolazione italiana. Le telecamere sono ovunque, la sorveglianza (vista dalla popolazione come equivalente della sicurezza) è molto stretta. Il Great Firewall è una costante. Il cibo è fantastico ma ed essere fantastiche sono soprattutto le persone che ho incontrato: volti nuovi che raccontano storie. Il periodo nel quale sono arrivato è quello successivo al Capodanno cinese, quando i bambini tornano a scuola e lo Stato organizza “gite” in città per chi proviene dalla campagna. Qui nessuno sa l’inglese o quasi, forse da dopo la pandemia le visite turistiche sono talmente tanto calate che un viso europeo è tornato ad essere un qualcosa di esotico. Quattro giorni sono davvero pochi per entrare davvero nei meccanismi di un luogo così nuovo e così lontano, con dinamiche completamente diverse dalle nostre. Ma, spoiler, è stato incredibile. In questi giorni siamo riusciti a spostarci su ben tre luoghi targati dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità come il Palazzo d’Estate, il Tempio del cielo e la Grande Muraglia, oltre chiaramente a Piazza Tienanmen.

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Dati di scatto: 1/1000s – F1.9 – ISO 50 a 46mm

Il leitmotiv di questa review potrebbe essere: “Si può partire per un viaggio con uno smartphone anziché con una fotocamera?”. Domanda ovviamente polemica e tendenziosa alla quale si può rispondere con: “Dipende dallo smartphone”.

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Dati di scatto: 1/150s – F1.8 – ISO 100 a 75mm con filtro Leica BN High Contrast

Xiaomi 13 Ultra è la cosa più simile ad una fotocamera compatta che io abbia mai provato..anzi, lo è. Attenzione, non sto esagerando nel definirlo in questo modo. Il sensore da 1″ regala un file che ha la stessa qualità di quello proveniente da una compatta moderna, ad esempio una RX100, con il pregio che è racchiuso in un corpo con un OS che utilizziamo per gestire la nostra vita: questa piccola fotocamera può infatti anche telefonare, andare sui social media, farvi leggere le mail, connettervi con il mondo (ok, sempre se non siete in Cina). Può anche darvi opzioni di editing on the go senza dover tirare fuori il portatile, data la compatibilità del Raw con Photoshop e Lightroom. È l’esperimento che avevano tentato anche Samsung con la Galaxy Camera e Zeiss con la ZX1, solo che questo è effettivamente diventato una realtà fatta per restare. Il kit con cui è stato lanciato in Cina è la ciliegina sulla torta. A dirla tutta non sono mai stato tanto convinto di questo tipo di soluzione, non avrei mai pensato di portarmi in giro un grip aggiuntivo con pulsante di scatto e di utilizzarlo alla bisogna; la realtà è però diversa e mi sono dovuto ricredere, perché in un contesto di viaggio diventa un accessorio fondamentale..il classico “mai più senza”. Ed è proprio così che la sensazione di avere una fotocamera compatta tra le mani comincia ad arrivare, cambiando anche l’approccio sia con il mezzo sia a chi ti sta di fronte.

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Dati di scatto: 1/100s – F1.8 – ISO 50 a 23mm

Con il grip si ha un’attenzione maggiore a quello che abbiamo tra le mani. Dover premere il pulsante di scatto su una vera impugnatura fa credere alla nostra mente di essere in presenza di una vera fotocamera; da qui in poi lo scatto compulsivo sparisce, cominciamo a ragionare sulla composizione e su chi e cosa vogliamo immortalare. Cominciamo a ragionare.

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Dati di scatto: 1/180s – F1.8 – ISO 50 a 75mm

Dicevo, 4 giorni e circa 1000 foto. Una mole impressionante da organizzare al mio rientro. Però c’è un dato molto positivo: l’editing è risultato minimo, quasi nullo. Il pregio di avere un sensore come questo unito ad una color correction ben fatta permette infatti di non dover perdere troppo tempo ad aggiustare le luci, aprire le ombre ecc. Inoltre, il Raw è malleabile e i 14 bit di gamma dinamica nascondono dettagli che inizialmente non avevo percepito. Ma con questo device si può scattare anche in Jpeg e HEIF, file molto più snello e quasi più qualitativo del Jpeg sotto alcuni aspetti. Come impostazione predefinita ho utilizzato Leica Authentic, una color correction che effettivamente tratta i colori nel modo più reale e veritiero possibile senza esagerare con i contrasti e la saturazione.

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Dati di scatto: 1/1600s – F1.9 – ISO 50 a 46mm

Una cosa che in passato non ho mai apprezzato sono i viraggi tramite filtri, per questo motivo fui entusiasta quando Leica decise di utilizzare un sensore monocromatico sui dispositivi Huawei anni orsono. Ma ora le cose sono cambiate. I filtri BW su Xiaomi 13 Ultra sono un qualcosa di effettivamente potente, sia per precisione che per risultato e possono essere utilizzati nativamente o applicati in post. Il BW N (Native) si mostra come un bianconero molto pulito, luminoso, con bianchi e neri molto aperti.

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Dati di scatto: 1/1500s – F1.8 – ISO 100 a 75mm con filtro Leica BN Native

Diverso il discorso per il BW HC (High Contrast): è davvero “stile Leica” e presenta una grana molto piacevole e mai disturbante. Si può dire che è la versione bianconero più classica, quindi mi sbilancio nel dire che forse sarà anche la più utilizzata. Per la Street non dico che sia l’ideale, ma quasi.

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Dati di scatto: 1/2000s – F1.9 – ISO 100 a 46mm con filtro Leica BN High Contrast

In tema di apertura il discorso si fa interessante. Sia in modalità manuale che in automatica si potrà scegliere un fattore F1.9 o F4. L’obiettivo principale è infatti dotato di tre lamelle metalliche che si aprono e si chiudono con un sistema magnetico, proprio come visto su Huawei P50 e Mate 50 Pro. A differenza di quel modello però qui il sistema è più performante per due ragioni. La prima è che gli stop sono solo due, quindi non ci sono stop “non fotografici”; la seconda è che viene maggiormente sfruttato il sensore data la sua profondità di campo più ampia. Il risultato è molto naturale, ovviamente bisogna avere l’accortezza di trovare la giusta situazione di scatto quindi di essere in presenza di un vero sfondo e non di un secondo piano troppo ravvicinato. Con tutte le altre focali invece il bokeh è digitale ma il risultato è decisamente migliore che su altri dispositivi: il soggetto è meglio scontornato e i bordi sono più precisi. Il plus è da ricercare nel processore rinnovato che lavora con un nuovo Bokeh Engine. Questo anche per sottolineare come Qualcomm sia sempre più un punto di riferimento come analisi dell’immagine rispetto alla concorrenza (ovvero MediaTek).

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Dati di scatto: 1/720s – F1.9 – ISO 50 a 23mm

La notte è veramente notte, Xiaomi 13 Ultra non la rende a giorno. Solitamente in modalità “Night” gli smartphone tendono ad elaborare troppo la scena, schiarendola troppo e dandole quell’effetto diurno totalmente irreale.

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Dati di scatto: 1/25s – F1.8 – ISO 160 a 75mm con Night Mode

Qui invece il buio “si vede”, i colori sono salvi e nonostante tutto ogni dettaglio è ben leggibile. Non ci sarà quindi più bisogno di “fermare” manualmente l’elaborazione automatica o di scattare in manuale, ci si può finalmente fidare dell’automatismo in tante situazioni.

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Dati di scatto: 1/25s – F1.9 – ISO 2500 a 23mm con Night Mode

Menzione speciale anche per la fotocamera Ultrawide: la distorsione è quasi inesistente e la resa del colore è naturale. Solitamente sugli smartphone non la uso mai, questa è la prima volta che rimango soddisfatto da un simile obiettivo.

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Dati di scatto: 1/225s – F1.8 – ISO 50 a 12mm

La modalità Fast Shot è davvero una grande pensata. Poter scattare in iperfocale toglie ogni problema di messa a fuoco e, forse, anche di concentrazione: basta tirare su lo smartphone e fare click per portare la foto a casa. Ideale per rubare uno scatto al volo o anche solo per avere il device pronto per ogni evenienze, l’iperfocale può essere settata manualmente (fino a 0.6 metri, fino a 1.5 metri e fino a massimo 5 metri) o anche automatica (ma a questo punto che senso avrebbe?); inoltre la focale prescelta sarà di default l’equivalente 35mm con apertura F4. Per rubare scatti però non bastano certo le gli automatismi delle impostazioni, è necessario che lo smartphone sia reattivo e veloce..quasi fulmineo. E questo lo è sul serio! Permette di rubare foto anche camminando, con tutto a fuoco.

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Dati di scatto: 1/2000s – F4 – ISO 250 a 35mm in modalità Fast Shot

Xiaomi 13 Ultra: conclusioni

È uno smartphone praticamente perfetto per la fotografia? Sì. Xiaomi 13 Ultra segna un solco: quello che c’era prima e quello che c’è ora e ci sarà un domani. La famosa asticella si è alzata, difficilmente guarderò uno smartphone con un sensore più piccolo con lo stesso interesse. Finalmente siamo giunti ad un momento storico in cui possiamo considerare un telefono come una fotocamera compatta, merito del sensore da 1″ e della precisione ottica con cui è costruito. Non solo, perché lo Snapdragon 8 Gen 2 va a migliorare significativamente il risultato fotografico di ogni obiettivo montato sullo smartphone nonostante il sensore che si trova alle sue spalle sia decisamente più piccolo del principale: anche qui, rispetto al Gen 1, non c’è paragone. Il grip con cui l’ho provato poi massimizza l’esperienza di scatto in ogni condizione: ti obbliga a cambiare visione, ti costringe a considerare quello che hai tra le mani non più come uno smartphone ma come una fotocamera vera e propria.

Veniamo ad altro, qualche consiglio spassionato che magari non verrà mai ascoltato ma ci proviamo lo stesso

Questo device è praticamente senza difetti, è davvero fotografico. Appunto per questa ragione si potrebbe pensare di “spingerlo” oltre gli standard classici di questa categoria. Ad esempio, perché continuare a tenere il rapporto 4:3? Capisco che sia il formato più utilizzato sui social media, ma la fotografia parla in 3:2. Sarebbe bellissimo che uno smartphone scattasse con la stessa aspect ratio, d’altronde è una cosa che già accade quando si vuole registrare un filmato dove di default il campo passa ai 16:9. Secondo consiglio, molto legato al primo, è la focale: un 23mm equivalenti non è da tutti i giorni, meglio sarebbe spostarsi sul 35mm, la focale fotografica e da street per eccellenza. Ultimo aspetto è il blocco dell’esposizione; fare “tap” con il dito sul display non è comodo, fa perdere tempo. Più comodo sarebbe adottare la stessa soluzione vista sugli Xperia, dove nell’interfaccia è presente un pulsante digitale con cui bloccarla.

Fine. Penso di avervi detto tutto. La Cina è vicina, concorrenza avvisata..e non parlo solo di smartphone.


In questa Gallery le foto scattate con Xiaomi 13 Ultra

Ho cercato di riassumere quattro giorni in poche selezionate immagini. In realtà sono davvero tantissime rispetto al solito..ma ne ho fatte molte, molte, di più.

Francesco Carlini
In primis appassionato di fotografia, dal 2008 faccio parte del team di Editrice Progresso, storica casa editrice italiana fondata nel 1894, e gestisco il sito www.fotografia.it. Al lavoro redazionale e giornalistico nel corso degli anni ho affiancato il lavoro di prova dei prodotti e delle misurazioni di laboratorio riguardanti fotocamere, obiettivi e smartphone.
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