Una brevissima, ma significativa, prova con il nuovo Huawei Mate 50 Pro.
Huawei ha presentato ieri per il mercato italiano Mate 50 Pro, smartphone che introduce una grande novità nel settore: una vera apertura variabile meccanica da F1.4 ad F4.
Huawei celebra il decennale dalla presentazione del primo device della serie Mate con Mate 50 Pro, un modello che perde la collaborazione con Leica ma guadagna un nuovo sistema di controllo meccanico dell’apertura. Non più sfocati digitali applicati dal processore, un vero sistema composto da ben tre lamelle metalliche con attuatore magnetico in grado di passare ad un equivalente da F1.4 ad F4. Ingegneristicamente parlando un processo molto complicato, e molto delicato, ma che sposta i limiti della fotografia mobile “ancora un po’ più in là”.
A raccontarci questa soluzione è Francesco Lazzarotto, training Manager dell’azienda, che ha seguito Steven Huang, General Manager Consumer Business Group, sul palco della presentazione a Milano. Non potendosi più appoggiare ai servizi Google, Huawei ha parlato molto del suo rinnovato ecosistema, dalle app alle feature del telefono giungendo poi al pezzo forte: la fotocamera.
In passato abbiamo visto che la serie Mate abbia quasi sempre replicato la coonformazione della serie P ma questa volta Mate 50 Pro si smarca da P50 Pro e utilizza un comparto molto differente. I sensori sono tre: un XMAGE da 50 Mpxl e con obiettivo grandangolare e apertura regolabile da F1.4 ad F4, un 13 Mpxl con obiettivo ultragrandangolare con apertura F2.2 e un 64 Mpxl con zoom ottico 3.5x e apertura F3.5. Wide e Tele sono poi stabilizzati OIS.
Design e specifiche sono chiaramente da top di gamma. La scocca è in vetro, disponibile nelle versioni Black e Silver, con un grado di protezione IP68; il display è un pannello Oled FHD+ (2616 x 1212) da 6.7″ con refresh rate da 120 Hz in grado di riprodurre un miliardo di colori. Ovviamente, causa il ban, il processore è sì un Qualcomm Snapdragon 8+ Gen 1 ma bisogna rinunciare al 5G.
La presentazione è avvenuta all’ultimo piano della Rinascente Milano, a due passi dal Duomo. Proprio per questo siamo poi saliti in cima, il più vicino possibile alla Madonnina che domina la città. Di sicuro una location ideale per testare l’efficacia dello zoom periscopico presente su Mate 50 Pro che arriva, senza problemi, fino ad un ingrandimento di 10x utilizzando le componenti interne dell’ottica. Digitalmente si spinge fino a 100x ma meglio non esagerare dato che la grana diventa ingestibile. Il sistema è identico a quello visto su P40 Pro e P40 Pro Plus, forse il migliore della categoria come ho evidenziato quando li ho avuti in prova.
Su Mate 50 Pro l’immagine sembra leggermente migliore, potendo contare sul supporto di un processore aggiornato. Dettaglio e nitidezza sono sinceramente impressionanti.
Ma il pezzo forte non è lo zoom bensì il sistema di apertura: per questo aspetto invece non eravamo certo nel luogo giusto, avremmo avuto bisogno di persone da ritrarre. Ho fatto quello che ho potuto, sfruttando il mio corpo macchina come soggetto principale cercando di staccarla dallo sfondo. Il sistema funziona e sembra anche molto veloce in risposta, i passaggi da F1.4 ad F4 sono abbastanza precisi anche se lo sfocato va ricercato nei dettagli fini sul fondo più che sul vero e proprio secondo piano.
Rispetto al classico bokeh applicato come filtro digitale (ovvero quello che fanno tutti gli smartphone) questo è molto meno evidente e d’effetto, sicuramente più naturale. Una cosa che ho notato solo dopo aver rivisto le foto a monitor è che c’è un leggero calo di ntidezza sul primo piano ad F1.4. In ogni caso questa soluzione è davvero notevole e, finalmente, ci regala un vero sfocato anche su uno smartphone. Paragoni con un vero obiettivo non se ne possono ovviamente fare, questo è solo un primo step di sviluppo di quello che in un futuro prossio sarà una realtà. Un sistema di attuazione che permette di fare microregolazioni su ben quattro lamelle metalliche, contando le dimensioni della scocca e il risicato spazio del modulo fotocamera, non è certo una passeggiata.
No, conclusioni non se ne possono certo fare. Per avere una vera e propria review è necessario passare più tempo con un simile smartphone: arriverà tra le mie mani fra poco e ne parlerò decisamente molto meglio. Ciò che resta lampante però è che Huawei, nonostante sia azzoppata dalla mancanza dei servizi Google e abbia (forse per scelta non sa) dovuto scendere dal carro Leica, continua a sviluppare soluzioni d’avanguardia. Con buona pace di chi, neanche due settimane fa, la dava per spacciata.