I possessori di A6600 che si sono sentiti “costretti” in un sensore APS ne saranno felici. Lo stesso si può dire per tutti i possessori di A7 III che avrebbero preferito una fotocamera più compatta. Perché da oggi la famosa “via di mezzo” esiste, ed è la mirrorless Full Frame Sony A7C: una A7 III in tutto e per tutto, strizzata nel corpo di una A6600.
Sony A7C è il nuovo concept di fotocamera su cui oggi punta Sony: alta qualità data da un sensore Full Frame, ingombri minimi dati da un corpo APS. D’altronde questa è sempre stata la filosofia alla base del sistema mirrorless, una strada purtroppo non sempre percorribile date le dimensioni del sensore. Le fotocamere Micro Quattro Terzi e APS sono sempre state “compatte” mentre le Full Frame, anche a causa della loro professionalità e del loro diverso utilizzo, hanno sempre fatto fatica a raggiungere certe dimensioni. Ma oggi un modello professionale è più democratico di un tempo, oggi è alla portata di tutti grazie alla sua facilità di utilizzo, poco importa se molte delle sue elevate caratteristiche non saranno poi realmente utilizzate. Ed è così che quindi giungiamo a modelli come Panasonic Lumix S5 (presentata due settimane fa) e a Sony A7C, due prodotti completamente differenti per concept e target ma che condividono la nuova, anzi ritrovata, filosofia originaria mirrorless: alta qualità in un corpo minuscolo.
Quando mi è stata consegnata Sony A7C sono state due le cose che ho pensato subito. La prima legata alla nomenclatura: potrebbe essere il nome di una nuova Alfa (intendo proprio la casa automobilistica) tipo la 4C o la 8C. La seconda puramente estetica: la calotta satinata grigio/argento, il grip gommato con trama puntiforme così curato (e non più con quell’effetto similpelle un po’ troppo datato)..insomma, il nuovo concept mi è sembrato bellissimo. Queste vacue considerazioni hanno poi lasciato la mia mente per lasciare spazio ad una domanda “trabocchetto”, legata per lo più alla mia esperienza e alle mie abitudini di scatto: “Se è vero che è una A7 III in piccolo, perché le manca comunque qualcosa?”.
I fattori da valutare sono molteplici e sono tutti legati all’operatività e alla comodità di utilizzo, quindi mai come in questo caso la scelta sarà estremamente soggettiva riguardo ad un prodotto fotografico. A7C è una copia speculare (dati alla mano) di A7 III, in un corpo più piccolo e leggero: stesso sensore da 24 Mpxl, stesso sistema AFF da 693 punti, stessa escursione ISO, stessa raffica da 10 fps, stesse potenzialità video 4K. Si colloca quindi esattamente nel mezzo tra A7 III e A6600 dato che rispetto ad entrambe guadagna e perde qualcosa, non gioca alla pari con nessuna. I plus rispetto a Sony A6600 sono palesi: un sensore più grande, un numero maggiore di punti AF, la ghiera di staratura dell’esposimetro sulla calotta e un design “premium”. I minus sono la mancanza dei tasti scorciatoia C, gap non colmato neanche rispetto ad A7 III dove questa mancanza è condita anche dal non poter far affidamento su un doppio slot per le schede di memoria. Non voglio menzionare il mirino (su A7C laterale come su A6600) che ovviamente è trascurabile: la preferenza verso un corpo compatto implica necessariamente la rinuncia ad un oculare importante, senza contare che in molti si trovano meglio con questa conformazione. I pregi di un prodotto simile però sono molteplici, dato che questo modello ricalca in tutto e per tutto le caratteristiche di A7 III. Sony A7C è ideale per la fotografia street e di viaggio o come secondo corpo per chi ha già un modello della famiglia A7/A9; ed è proprio per questo che è stata così concepita dagli ingegneri giapponesi, dopo aver svolto una ricerca interna basata sugli utilizzatori di A6500 – avente ad oggetto la loro soddisfazione trascorso del tempo dall’acquisto: tutti molto contenti del modello, ma il 50% di loro sarebbe passato volentieri al Full Frame anche se poi però ha deciso di non farlo. Perché? A causa delle dimensioni e del peso che ha il pieno formato. Di sicuro un professionista continuerà a preferire un corpo di grandi dimensioni per tantissimi fattori legati per lo più al costante utilizzo che fa del mezzo fotografico, ciò però non si può dire per gli appassionati – che in linea di massima sono alla ricerca della comodità di trasporto pur non volendo rinunciare alla massima qualità possibile. Io stesso sono uscito con questa macchina in condizioni simili, portando come in borsa sia A7C che A7 III per poterne saggiare i pregi ed i limiti.
Più che dalle caratteristiche questa volta vorrei partire con la descrizione del prodotto perché, forse per la prima volta, Sony mi sembra abbia centrato appieno il nuovo design. Solitamente le macchine delle linee A7 e A6000 sono omogenee in quanto ad estetica, tutte principalmente nere e molto squadrate..in una parola: austere. Qui invece i creativi giapponesi hanno fatto un ottimo lavoro e sono riusciti ad ingentilire molto le forme di A7C: bordi smussati, calotta grigio/argento satinata, grip con nuova texture puntiforme. Tutti aspetti che vanno ad appagare l’occhio, direi anche finalmente. Le dimensioni effettive vanno paragonate a quelle dei modelli a cui si ispira: A7C misura 71.1 x 59.7 x 124mm, A7 III 95.6 x 73.3 x 126.9 mm e A6600 66.9 x 59 x 120mm. Rispetto ad A7 III è quindi più contenuta grazie alla scomparsa del mirino centrale, mentre rispetto ad A6600 si può dire che sia leggermente più piccola ma, di fatto, non più compatta: A7C risulta leggermente più “tozza” a causa dell’implementazione del display estraibile ed orientabile (che sostituisce quello basculante) ma questo cm in più non va ad interessare l’impugnatura che, anzi, risulta più piccola di quella montata sulla mirrorless APS. Di contro il peso contenuto è un grande passo avanti: A7C pesa 509 grammi, A7 III 650 grammi e A6600 503 grammi, una differenza del 20% in meno che si sente tanto nei confronti della sorella Full Frame e che la rende davvero ideale per la street photography o in generale per averla sempre con sé. Inoltre, queste dimensioni così ridotte hanno reso necessario agli ingegneri dover ridisegnare il sistema di otturazione: quello della A7 III era troppo ingombrante per cui A7C ne ha uno completamente nuovo garantito per 200.000 scatti.
Se pensate che il corpo non cambi di così tanto rispetto a quello di A6600 vi sbagliate. In alto sulla calotta la ghiera PASM perde la modalità SCN ma guadagna un’impostazione personale (1, 2 e ora anche 3), compaiono la ghiera di staratura dell’esposimetro e il pulsante Rec di registrazione video (come su Sony A7S III mentre su A7 III/A6600 era laterale), la ghiera personalizzabile fuoriesce ora leggermente dal retro (come su A7 III) mentre il pulsante di scatto, con coassiale lo switch ON/OFF, è sempre sulla punta dell’impugnatura. La slitta a contatto caldo posta al centro guadagna un’uscita audio digitale per cui, come su Sony A7R IV e A7S III, si potrà utilizzare il mic digitale Sony per la registrazione video. Il retro invece non è molto differente: stessa conformazione di tasti e ghiere, si va a perdere lo switch AF/MF ma si va a guadagnare un comodissimo e fondamentale pulsante AF/On. Il display poi non è più basculante ma estraibile ed orientabile (come su Sony ZV-1 e A7S III), un LCD vary angle da 3” e 921.000 punti di risoluzione. Il mirino è un pannello XGA Oled da 2.35 milioni di punti, identico per risoluzione a quello montato su A7 III ma con un minor rapporto di ingrandimento (0.59x vs 0.79x). Sulla sinistra tre sportellini, tutti con piccole cerniere in plastica e molto curati come su A7S III, un buon cambio di passo rispetto ad A7 III dove erano fissati al corpo con dei ganci di gomma: in alto quello che nasconde il jack per cuffie, subito sotto quello che nasconde lo slot per schede SD ed infine quello che nasconde le connessioni USB-C e Micro HDMI. Se avete ben visionato le immagini di A7C e le avete confrontate con quelle di A7 III ed A6600 vi sarete sicuramente accorti che manca qualcosa..ma cosa?
Sulle calotte di A7 III e A6600 figuravano i pulsanti C1 e C2 e sul retro il pulsante C3, una mancanza che su questo modello si va a sentire nell’utilizzo sul campo. Inoltre A7C va a perdere uno slot SD rispetto alla sorella maggiore, una rinuncia importante in termini di operabilità – utile per il backup o per salvare flussi di lavoro differenti come foto/video o jpeg/RAW – ma che evidentemente Sony non riteneva necessario per il target di appassionati a cui è rivolta questa macchina. Di buono, ottimo, c’è però che la batteria Z utilizzata è identica a quelle di tutte le altre A7..per cui sarà intercambiabile.
L’aspetto del peso risulta ancor più importante se si parla di compatibilità con le ottiche: ovviamente A7C sarà compatibile con tutti gli obiettivi E-Mount Sony G e G Master, ma si andrà a perdere qualcosa in termini di bilanciamento (pur avendo una qualità maggiore), con un peso che andrà a propendere maggiormente verso l’ottica sforzando l’innesto. Per questo motivo A7C sarà affiancata da nuovi obiettivi più compatti e leggeri per non vanificare un lavoro ingegneristico che tanto ne premia la portabilità. Il nuovo 28-60mm f/4-5.6 che sarà venduto in kit con la macchina, e che probabilmente sarà il primo di una lunga serie, è la copia quasi speculare del 28-70mm f/4-5.6 venduto in kit con A7 III: nel primo caso però il bundle così composto avrà un peso di soli 676 grammi mentre nel secondo di 976 grammi..e vi assicuro che in borsa questa differenza si fa sentire tanto nell’arco della giornata. Qualitativamente non si va a perdere molto, se non quei 10mm di escursione focale: questo 28-60mm mi sembra ben fatto, molto leggero e in piena filosofia con il concept A7C – una macchina ideale per gli appassionati che prediligono la fotografia street e di viaggio. Tutti coloro che invece vogliono l’estrema qualità andranno su ottiche E-Mount differenti, perdendo qualcosa in termini di comodità. Spiace che Sony non abbia osato un po’ di più e non abbia proposto un simil-pancake con una focale minima di 20mm come ha fatto Panasonic: un 20-60mm sarebbe stata un’ottica perfetta da trovare in kit con un simile modello.
Partiamo da un assunto fondamentale: Sony A7C è, di fatto, una Sony A7 III per cui ne condivide la qualità e il “fumus” di modello tuttofare adatto alle più disparate situazioni, pensata principalmente per chi non vuole rinunciare alla qualità fotografica ma è disposto a scendere a compromessi per quanto riguarda la registrazione video. Non che i video non si possano fare, dato che è fatta salva la qualità 4K/30p 4:2:0 8-bit con registrazione interna e fino a 16-bit o in Raw 14-bit con registratore esterno tramite HDMI. Il sensore è un Exmor R CMOS BSI Full Frame da 24 Mpxl, la gamma ISO è compresa tra 100 e 51200, la raffica è da 10 fps, la stabilizzazione interna è a 5 assi e il sistema AF gode di 693 punti a rilevamento di fase e 435 a contrasto con tecnologia Fast Hybrid, Real Time Tracking e Eye/AF umano e animale. Ciò è reso possibile dal processore Bionz X preso in prestito da Sony A9 II. Come detto, processore a parte, una copia speculare di A7 III. C’è però qualcosa in più, una caratteristica ereditata da A7S III che completa la lista delle piccole ma significative novità (oltre a processore, display posteriore, audio digitale ed otturatore): in modalità video sono stati aumentati gli step alla reattività del sistema AF nelle transizioni/tracking e nel cambio di fuoco sul soggetto principale. Una cosa che invece manca, e che sinceramente mi aspettavo di trovare tanto che ci avrei scommesso sopra, è il nuovo menù colorato con sviluppo laterale; sia chiaro, non che il menù “vecchio” della A7 III sia fatto male, però essendo un aspetto che dipende meramente dal software perché non implementarlo su un modello così nuovo? Avrebbe sicuramente dato “quel qualcosa in più”, peccato non ci sia.
Come ho anticipato all’inizio di questo articolo ho provato la nuova A7C con 28-60mm f/4-5.6 per qualche giorno e, un po’ per sfizio un po’ perché volevo capirne le differenze, l’ho accompagnata alla mia A7 III. I due kit erano quasi identici, con l’unica differenza che su A7 III ho un 24-70mm f/4 Zeiss e non il 28-70mm f/4-5.6 G con cui è stata venduta la macchina, per cui con un peso specifico leggermente maggiore del bundle originale. Il mio scetticismo verso un prodotto dalle così piccole dimensioni è svanito quasi subito, sotterrato dai benefici che comporta in termini di trasporto e ingombro. Nella borsa a tracolla (scelta appposta per questa prova perché un appassionato che fa street non ce lo vedo con un pesante zaino pieno di ottiche e aggeggi vari) solitamente devo fare una scelta: o metto il portatile o metto la macchina con l’ottica montata e un obiettivo di scorta, una cosa che mi limita tanto quando lavoro fuori ufficio e mi costringe ad abbandonare la più comoda messenger in favore di uno zaino fotografico. Ecco, con A7C ciò non succede: ti permette di avere la qualità di un sensore Full Frame e i vantaggi in termini di ingombro di una APS, a patto ovviamente di utilizzare delle ottiche dedicate o pancake. Questa precisazione perché, in fin dei conti, i benefici dati da dimensioni del corpo ridotte vengono meno utilizzando ottiche importanti..come ad esempio anche solo montando uno Zeiss f/4. A fare le fortune di A7C infatti non credo sia tanto il corpo macchina quanto l’offerta di obiettivi che seguirà in futuro: compatti e leggeri, magari non estremamente luminosi ma comunque in linea con la filosofia di scatto dietro a questo nuovo concept di prodotto.
Sony A7C si fa usare bene, è molto piacevole. In ambito street è sicuramente preferibile rispetto ad A7 III proprio grazie alle sue dimensioni: è più discreta, intimidisce meno i soggetti ai quali volete rubare una posa o un ritratto ed è veloce e prestante. Per questi stessi aspetti è anche preferibile non avere un mirino centrale. Rimanendo in tema, anche il display orientabile aiuta tantissimo: abbatte i limiti del basculante e permette di scattare in tutta facilità sia inquadrature dall’alto che dal basso, anche con angolature strette. Le cose di cui ho sentito di più la mancanza sul campo sono effettivamente due: i tasti C e il joystick AF, tutte cose di cui è dotato un corpo “classico”. Utilizzo la mia A7 III praticamente tutti i giorni per cui ho degli automatismi che mi sono utili per lavoro: in C1 ho gli ISO, in C2 l’area AF, in C3 la messa a fuoco e in C4 lo stile personale. Su A7C queste impostazioni fanno capo ad un solo pulsante C4 (altrimenti noto come pulsante cestino) e alla ghiera posteriore, posizioni scomode da raggiungere con le dita se si ha l’occhio al mirino o il dito sul pulsante di scatto. Questa continua ricerca iniziale mi ha fatto perdere un po’ di tempo e qualche scatto. Altra mancanza è il doppio slot SD, perché un flusso di lavoro ordinato durante lo scatto fa salvare tanto tempo in salvataggi e backup una volta tornati a casa o in ufficio..mi rendo conto che non tutti potrebbero lamentarne queste mancanze dato che il concept di questa macchina è più per appassionati che per addetti ai lavori, ma sono aspetti che considero comunque molto importanti perché facilitano l’operabilità sul campo.
Mai come ora è difficile trarre una conclusione oggettiva e univoca per tutti, direi anzi impossibile. Il valore di questo prodotto è estremamente soggettivo e dato da esigenze variabili e non costanti. Chi utilizza la macchina quasi esclusivamente per lavoro probabilmente continuerà a preferire A7 III, chi principalmente per svago e per passione A7C. Due cose però le so con certezza dato che le ho utilizzate entrambe nelle stesse condizioni. La prima è facile: il nuovo modello ha un design eccellente. La seconda è più articolata. Il bello di A7C è che è una fotocamera incredibilmente versatile in grado di essere una buona compagna tanto nella street, utilizzando obiettivi che premiano le dimensioni al posto della luminosità (e per la nuova linea di Sony G non credo bisognerà attendere troppo), quanto in studio, utilizzando ottiche importanti ed aperte come le Sony G e G Master (rinunciando però ad un corretto bilanciamento). Vi assicuro però che questo discorso non è ambivalente: pur montandoci sopra l’obiettivo pancake 28-60mm, la A7 III non guadagnerà mai “un’anima street” e non diventerà magicamente un modello versatile e discreto come invece è A7C.
Sony A7C sarà disponibile ad ottobre ad un prezzo di € 2100 solo corpo e in kit con FE 28-60mm f/4-5.6 ad un prezzo di € 2400. Con questa scelta l’azienda giapponese decide quindi di non “cannibalizzare” altri prodotti: A6600 ha un prezzo di listino di € 1600 solo corpo, mentre A7 III di € 2300 solo corpo. Decide però anche un’altra cosa, almeno incidentalmente: togliendo dall’equazione la mirrorless APS, la scelta tra una o l’altra Full Frame – identiche nella sostanza ma non nella forma – non dipenderà dal prezzo ma dalle reali esigenze d ognuno.