Qualche giorno fa mi sono recato in FOWA, azienda con sede a Moncalieri – esattamente a metà strada tra il Polo Nord e l’Equatore, proprio a cavallo del 45° parallelo – e distributore italiano del marchio Hasselblad, per poter vedere e toccare con mano le novità della casa svedese: X1D II 50C e CFV II 50C, rispettivamente mirrorless medio formato e dorso digitale da 50 milioni di pixel.
Il focus, almeno in questo primo incontro, è stato principalmente sull’evoluzione della mirrorless Medio formato Hasselblad X1D II 50C: caratteristiche tecniche rimaste pressoché invariate rispetto ad X1D, ma con una rinnovata spinta sul lato experience e molti significativi upgrade nell’elettronica interna che vanno a migliorare il funzionamento generale della macchina. Già perché i limiti del modello precedente erano vari e sotto gli occhi di tutti: lentezza generale della risposta in accensione, salvataggio e trasferimento dei file immagine, autofocus non molto reattivo, eccessivo surriscaldamento del corpo; questo deve aver generato non pochi grattacapi a livello ingegneristico infatti questo aggiornamento arriva ad ormai tre anni dal lancio del vecchio modello. Tali limiti sono stati generati dal design molto probabilmente: X1D è un prodotto davvero piccolo e leggero (soprattutto guardando in casa della concorrenza che propone corpi molto più massicci) e votata alla fruizione di una fotografia “ragionata”, lenta e più da studio. Ciò non vuol dire che nessuno l’abbia spremuta e ne abbia utilizzato il potenziale in maniera eccellente, basta guardare i lavori di Ambassador come Max&Douglas, Angelo Ferrillo e Roberto Savio.
Le note positive di X1D II 50C di primo acchito sono due. La prima: Hasselblad non ha fatto la corsa sulla concorrenza e non ha presentato, nonostante già ne sia in possesso ovviamente, un’evoluzione di X1D con sensore da 100 Mpxl che probabilmente si sarebbe portata dietro i problemi passati e ne avrebbe aggiunti di nuovi. La seconda: Hasselblad non ha stravolto il progetto di partenza modificando il corpo, per cui è naturale pensare che questa sarà solo la prima evoluzione di una macchina che nel corso degli anni verrà sempre più affinata per diventare in tutto e per tutto una mirrorless medio formato con la quale non sarà impossibile in futuro eseguire una fotografia più compulsiva di quanto non permetta oggi. Già, però il futuro è sempre più dietro l’angolo e forse Hasselblad avrebbe dovuto spingersi un po’ oltre. Inoltre X1D sembra un progetto “beta” dell’azienda, ovvero un cavallo di Troia con il quale studiare soluzioni con tecnologia mirrorless da portare in futuro su nuovi modelli.
Hasselblad X1D II 50C eredita quindi dalla X1D il medesimo sensore medio formato da 50 Mpxl, la gamma ISO 100-25600, la gamma dinamica fino a 14-stop, il doppio slot per schede SD UHS-II e l’interfaccia touch. Le novità come anticipato sono tutte a livello di elettronica interna: nuovo processore che accelera il sistema operativo in modo che il tempo necessario all’avvio della fotocamera sia ridotto del 46%, ritardo nell’otturatore (migliorato del 62%) e conseguente riduzione del tempo di blackout tra i fotogrammi nonché del tempo necessario per l’anteprima e lo scorrimento delle immagini scattate. Tutti questi miglioramenti, soprattutto per chi come me ha avuto tra le mani almeno una volta il modello precedente, sono subito percepibili: X1D II è effettivamente più veloce in accensione – il tempo che passa dalla pressione del pulsante di scatto all’effettiva operabilità è di circa 3-4 secondi – e lo scorrimento delle immagini è fluido. Qualche perplessità invece rimane sul fronte della reattività dei pulsanti posteriori, come quello che rimanda alla preview delle immagini, ma ad onor di cronaca ho provato un modello con un firmware non ancora definitivo (per esempio la modalità video era inibita) per cui è molto probabile che questo tentennamento non sia riscontrabile sui modelli che andranno in commercio a fine mese. Almeno spero.
Qualcosa di veramente definitivo però c’è ed è il file immagine: pulito e con una gamma dinamica invidiabile. Ma questo era un dato di fatto già al momento del lancio, dato che il sensore e tutte le altre specifiche tecniche non sono cambiate rispetto a tre anni fa. Quello che credo in molti, soprattutto i possessori di una X1D, si staranno chiedendo è: ma “funziona meglio”? La risposta è sì, sotto vari aspetti. Come anticipato la risposta generale e la reattività sono migliorate ma la cosa più importante a mio parere è che X1D II non ha tentennamenti, ovvero non va in crash. Voi direte “E ci mancherebbe anche!” ed è un’affermazione comprensibile soprattutto dato che stiamo parlando di prodotti che hanno un determinato costo, rivolti ai professionisti e che si portano dietro molte aspettative..ma chi ha potuto provare la prima X1D capirà sicuramente cosa intendo. Durante l’evento la macchina è stata letteralmente strizzata e non si è mai bloccata. Il corpo, data anche la sua conformazione, genera sempre molto calore ma nonostante ciò questo non è sembrato essere mai di ostacolo alla prova fotografica; rispetto ad X1D nella quale tutto il corpo macchina risentiva di questo surriscaldamento, sul nuovo modello sembra che il calore sia concentrato e dissipato dalla calotta sottostante.
Una piacevole sorpresa è stata invece la scoperta del nuovo Phocus II, il software di editing che Hasselblad propone per la gestione e la modifica dei file Raw e che ora è disponibile in versione dedicata anche per iPad Pro. Durante la sessione di scatto X1D II era proprio collegata con un cavo USB-C ad un iPad con software incorporato: la meraviglia è stata tutto nel notare che il trasferimento è praticamente istantaneo, cosa davvero stupefacente se si pensa che la versione classica per desktop è invece decisamente lenta e macchinosa.
Phocus II permette di scegliere tra due modalità di salvataggio quando collegato: solo su scheda SD – con solo la preview dell’immagine visibile su iPad – oppure solo su device, per cui il salvataggio su due supporti differenti non sarà possibile. Detto questo, l’accoppiata X1D II 50C con il nuovo Phocus II permetterà a molti professionisti di lavorare in maniera estremamente agile quando fuori dallo studio: la macchina oltre ad essere leggerissima (solo 675 grammi), ha delle dimensioni da record ed il software su iPad Pro è rapidissimo e consente tutte le opzioni di editing della versione desktop – ma, mi ripeto, funziona decisamente meglio.
Il corpo macchina è il medesimo ma su questo nuovo modello vi è stipato anche un modulo GPS: all’interno si trova una batteria da 3400 mAh che può essere caricata sia tramite presa USB sia tramite Power Bank esterno. Ma sul design, come sempre, in Svezia non hanno lesinato. La ghiera dei modi è incastonata sulla calotta superiore (a destra del mirino) e ne fuoriesce solo se premuta con il dito, un ottimo escamotage per preservare le impostazioni dalle rotazioni accidentali (ed è una chicca questa che mostra la votazione on-the-go della macchina); anche la batteria non è posizionata in uno sportellino ma utilizza il medesimo meccanismo della ghiera.
Il display posteriore è ora più grande e si attesta in un 3.6″ con 2.3 milioni di punti (1024 x 768) rispetto ai 920 mila di X1D. Per sfruttare la nuova interfaccia Hasselblad è interamente touch e consente il touch AF: non ci sono scritte ma solamente icone – una grafica ripresa dal mondo smartphone e davvero molto intuitiva. Inoltre con un tocco le icone si potranno spostare lungo tutto il display, in modo che il fotografo le possa posizionare come meglio crede e che magari possa raggiungerle più facilmente con le dita. Il mirino EVF passa da 2.36 milioni di punti a 3.69 milioni (1024 x 768 contro i 1280 x 960) con un rapporto di ingrandimento di 0.87x e che all’interno mostrerà la medesima interfaccia del display. Il dorso posteriore di X1DII 50C non presenta un joystick, per questo motivo, tenendo l’occhio al mirino, sarà possibile selezionare l’area o il punto AF trascinando il dito sul display posteriore. Questa soluzione è in linea con altre simili proposte dalla concorrenza, anche se non parimenti reattiva; personalmente però non ne sono un fan sfegatato e continuo a ritenere il joystick un elemento che non dovrebbe mai mancare su un corpo.
Tiriamo quindi le somme, anche se aspettiamo questo modello in redazione con un firmware definitivo per una prova e delle conclusioni definitive. Hasselblad X1D II 50C è un upgrade ben riuscito di X1D, con un’elettronica interna che la rende più veloce e più affidabile rispetto alla precedente; il calore rimane presente anche su questo modello ma non sembra comprometterne le prestazioni. Alcuni colleghi durante la prova hanno riscontrato un po’ di lentezza nel sistema AF. Personalmente mi è sembrato soddisfacente almeno sotto una luce costante; se il soggetto però si trova in una zona non propriamente illuminata le cose cambiano e l’autofocus comincia a risentirne. In ogni caso non è sicuramente una “punta-e-scatta”, non siamo di fronte ad una macchina che aggancia il soggetto o lo rileva in 0.005 secondi perciò bisogna utilizzarla in maniera più consapevole e ragionata. A prescindere dai proclami, credo quindi sia una macchina da utilizzare principalmente in studio..ovviamente date le dimensioni ed il peso sarà di facile trasporto ovunque (gli ingombri sono quelli di una mirrorless Full frame, forse è anche leggermente meno ingombrante in una borsa) ma di certo per sfruttarla al meglio bisognerà essere fotografi “non proprio alle prime armi” altrimenti questa Medio formato potrebbe generare diverse insoddisfazioni. Nonostante il miglioramento generale e apprezzabile della macchina, in un così ampio lasso di tempo (ricordiamo che sono passati tre anni dal modello precedente) qualche sforzo in più che non si limitasse all’esperienza d’uso sarebbe stato necessario..anche perché la concorrenza fa passi da gigante e propone prodotti più completi; nonostante il prezzo di X1DII 50C sia estremamente allettante, il pubblico al quale è rivolta è generalmente molto esigente..un pubblico che posiziona l’aspetto economico in secondo piano rispetto alle prestazioni. Non apro la parentesi design, X1D II 50C (come lo era anche X1D) è esteticamente bellissima.