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Fotografia.it

Prova sul campo della poliedrica Hasselblad 907X 50C

Ovvero quello che si ottiene fondendo un dorso Hasselblad CFV II 50C da 50 Megapixel con un esile, ma performante, corpo macchina Hasselblad 907X… sempre che nel cassetto non abbiate la vostra fidata Hassy 500 CM!

Eugenio Tursi | 29 Gennaio 2021
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Il 45mm XCD che abbiamo provato con la 907X 50C (questo il nome ufficiale della abbinata) è leggerissimo, velocissimo, silenziosissimo ma alla fine fa un po’ la parte del ‘normalino’ della casa. Il costo inferiore ad altre soluzioni presenti in listino sotto l’egida XCD lo rende appetibile e ad onor del vero non vedo perché non dotarsene come prima entrata in questo (relativamente) nuovo mondo. L’apertura f/4 non è eccessiva ma la disponibilità di una range Iso usabile sino a 1600 non crea particolari problemi a la letterina P di fianco la nome XCD 4/45P fa intuire che il pancake così strutturato vada proprio in direzione di un contenimento degli ingombri gradito al pubblico Hasselblad.

A latere del fatto che, con l’Hasselblad 907X 50C, ci troviamo in mano una mirrorless medio formato digitale da 50 Megapixel delle più compatte e raffinate sul mercato, lasciatemi esprimere un parere estremamente ‘passionale’: questo modello è la vera testa di ponte che, all’alba del 2021, è in grado di riconnettere il mondo Hasselblad V con il fronte più schiettamente digitale della casa. L’Hasselblad 907X 50C, infatti… sono due! Il sistema che andiamo a provare si compone di un dorso digitale da 50 Megapixel, l’Hasselblad CFV II 50C ed il corpo macchina Hasselblad 907X, in pratica un minimale porta ottiche per attacco XCD mount. Il bello viene proprio da questo approccio, dato che il dorso digitale Hasselblad CFV II 50C può essere quasi miracolosamente montato (o viceversa) sui corpi macchina di serie V per realizzare finalmente quel connubio che in molti speravano possibile dopo che la serie H aveva tagliato i ponti con tutto ciò che era stato precedentemente! Il buon Victor Von Hasselblad ne sarebbe fiero!

Il dorso CFV II 50C nasce dopo che la Hasselblad X1D II 50C aveva fatto gridare al miracolo nei confronti di un corpo macchina medio formato di certo compatto, come da tradizione svedese, ma soprattutto dal prezzo abbordabile se confrontato con gli standard della casa. Anche in relazione al fatto che dall’altra parte del continente asiatico, o di due oceani, Fujifilm è già riuscita a fornire ai propri utenti 50 o 100 Megapixel, per meno di 10000 Euro, tramite i corpi macchina di serie GFX.

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Primo piano in ombra e sfondo assolato. Una situazione veramente terrificante! Eppure il fascino della cancellata retrò semi abbandonata è stato tale da rischiare questo scatto contando sulle possibilità di recupero del Raw. Nulla da eccepire, anche per quello che riguarda la sfocatura dietro le sbarre, ottenuta diaframmando l’XCD 3,2/90mm a f/4. Dato il tempo di posa da 1/15s la ripresa si è dovuta avvantaggiare del ritardo di scatto per evitare di incorrere nel mosso. Ho parimenti sperimentato l’otturazione elettronica selezionabile da menu. Entrambi i settaggi dimostrano una eccezionale cura implementativa: il timer di scatto è gestibile in touch sia in temporizzazione sia nelle opzioni di ritorno o meno alle modalità convenzionali dopo il primo scatto, il che, non si creda, è fondamentale durante una sessione di ripresa outdoor per mettere il fotografo a proprio agio. L’otturatore elettronico è semplicemente privo di ripercussioni sia dal punto di vista delle vibrazioni sia da quello del rumore. Il che lo rende eccezionale nell’utilizzo su treppiedi mentre a mano libera la conferma ‘tattile’ dell’otturazione è forse ancora preferibile per il fotografo tradizionalista. L’otturatore elettronico ha limiti consueti per questo tipo di strumento. 90mm, 1/15s, f/4, 100 Iso.

Il dorso è grande praticamente quando un magazzino per pellicola 120 Hasselblad A12 mentre il corpo macchina è in pratica ridotto ad una piastra portaottica, piatta, dotata di pulsante di scatto oltre che dell’innesto XCD su cui vanno a collocarsi il 45mm ed il 90mm che abbiamo a disposizione: XCD 4/45mm P e XCD 3,2/90mm. Anch’essi delle dimensioni di ottiche Full Frame 35mm più che medio formato tradizionali. Non è tutto: Hasselblad dispone in catalogo di 3 interessanti accessori che in questo scenario vanno presi molto seriamente. Si tratta degli adattatori per innesto XCD che consentono di utilizzare ottiche V, H e XPan proprio sul corpo macchina 907x. Ecco che il miracolo si realizza: da oggi il sistema Hasselblad, notoriamente frammentato dall’arrivo della Serie H, torna ad essere un ecosistema aperto e comunicante. Il tutto-digitale pesa, senza schede SD e batteria, 740 grammi: 540 grammi per il dorso, 200 grammi il corpo macchina cui va aggiunta l’ottica, a seconda dei casi.

Sensore Cmos da 50 Megapixel di medio formato (43.8 x 32.9mm, ovvero il più comunemente denominato 44 x 33) range dinamico da 14 stop per una gamma Iso che va da 100 a 25600, uscita diretta dalla macchina in Jpeg su scheda SD oltre al classico Raw a 16 bit destinabile all’eccellente Phocus. Correda il tutto, sul dorso CFV II 50C, un altrettanto eccellente schermo di controllo touch orientabile posteriore da 3.2 pollici e le tecnologia di gestione cromatica Hasselblad Natural Colour Solution, in grado di massimizzare la naturalezza nella resa dei toni. Oltre alla ripresa Jpeg, Tiff e Raw (3FR) registrare video in formato 2.7K compresso H.264 per un totale di 30 minuti continui (è tantissimo!) sfruttando il sensore alla massima larghezza quando la ripresa avviene in 16:9. Il salvataggio dei file è affidato a due schede SD UHS-II le quali possono lavorare in Overflow o Backup. Le modalità di scatto sono particolarmente ben studiate sotto il profilo del richiamo dall’interfaccia a monitor e touch e comprendono Scatto Singolo, Scatto Continuo, Autoscatto (provvidenziale su treppiedi), Time Lapse, Bracketing di Esposizione e di Fuoco.

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La semplicità con cui sul dorso CFV II 50C è possibile gestire le modalità di ripresa, in questo caso un bracketing, rende molto confortevole il lavorare su treppiedi e sul campo, anche in situazioni frettolose, con l’abbinata 907x 50C. Le ottiche XCD in questo ambito danno una mano rispondendo tramite l’Af in modo accurato e rapidissimo ai comandi impartiti tramite touch a monitor. L’esposizione in questo caso può essere stimata senza timor di dubbio dall’anteprima a schermo nonostante l’assenza di un istogramma in ripresa. In questo caso una o due prove di scatto al massimo sono in grado di fugare ogni ulteriore dubbio nei confronti della migliore abbinata dei parametri essenziali di ripresa. Facilissimo restare concentrati sullo scatto. La consistenza del Live View permette di affidarsi alla preview istantanea mostrata a video senza ricorrere all’istogramma, presente in fase di preview/review degli scatti appena realizzati. XCD 3,2/90mm, 1/250s, f/8, 100 Iso.

L’otturatore centrale è integrato nelle ottiche XCD e consente di raggiungere eccezionali tempi di otturazione da 68 minuti a 1/2000s con un sincro flash su tutti i tempi meccanici (!), oppure di servirsi dell’otturatore elettronico da 68 minuti a 1/10000s senza però poter utilizzare il flash. La messa a fuoco gestibile dal connubio di dorso 907x, corpo CFV II 50C ed ottiche XCD è di tipo Automatico a rilevazione del contrasto tramite 117 punti selezionabili o Manuale con override istantaneo agevolato sia dalla possibilità di uno zoom al 100% dell’immagine (1 pixel schermo = 1 pixel immagine) o del Focus Peaking personalizzabile. L’esposizione viene misurata in Spot, Media Pesata al Centro o Spot Centrale. Completano le specifiche il corpo in lega di alluminio, leggerissimo, l’innesto per treppiedi centrale da 1/4”, le connessioni USB 3.0, Wi-Fi 802.11 (b, g, n, a, ac), i jack Audio In/Out, il socket per la connessione flash (non c’è una slitta) e la batteria agli Ioni di Litio (7.27 VDC/3400 mAh) compatibile con quella da 3200 mAh. La batteria può comunque essere caricata tramite connessione USB o con il caricatore esterno. Una presa per l’alimentazione a rete è anche presente. Il monitor da 3.2 pollici è infine di tipo TFT touch orientabile di 90 gradi (più verso l’alto che verso il basso) e comprende 2.36 milioni di punti (1024 x 768 pixel).

Dati tecnici a parte ho provato la 907x 50C in fredde giornate dicembrine all’aperto (paesaggio su treppiedi esposto agli agenti atmosferici) senza avere mai la necessità di sostituire la batteria con cui sono partito la mattina stessa. Fate conto di circa 250 scatti Jpeg + Raw per ciascuna giornata con nel mezzo tutte le fasi di revisione che una fotocamera usata per il paesaggio può comportare, ovvero parecchie e molto accurate. I pulsantini sul retro del dorso, proprio sul profilo inferiore dello schermo orientabile sono solo 5, minuscoli ma gommati e alla portata di pollice, identificati da icone molto sintetiche: menu, delete, preferiti, monitor e play / accensione. Tutto qui. Durante le differenti fasi di scatto e revisione acquisiscono ulteriori ‘poteri’ i quali vengono comunque sempre esplicitati a schermo proprio sopra alla posizione dei corrispettivi poiché, si è detto, essi sono collocati sul bordo inferiore dello schermo. Un bella trovata.

[ 1 ] La scelta di Hasselblad dell’approccio ad un menu sintetico e minimale porta innegabili vantaggi in termini di chiarezza operativa e semplificazione della ripresa. Phocus è un compendio importante delle scelte che non si compiono da menu in ripresa.

[ 2 ] La possibilità di scegliere il funzionamento mediante otturatore elettronico sulla 907x dotata di dorso CFV II 50C (o viceversa?) consente di ridurre a zero vibrazioni (comunque minime) e rumore dovuti all’otturazione legata alla presenza del meccanismo meccanico nelle ottiche. Ricordiamo infatti che Hasselblad colloca l’otturatore circolare da sempre all’interno degli obiettivi e ciò consente di poter fruire di tutti i tempi di otturazione anche per lo scatto in luce flash. Lo spettro di tempi di scatto usabili in otturazione elettronica resta comunque ampio (non in flash però!): da 68 minuti a 1/10000s. Soggetti in rapido movimento sono tali da non suggerire l’impiego di quest’ultimo.

[ 3 ] Disporre di un sistema AF evoluto, a rilevazione del contrasto, su un corpo medio formato come questo è un passo in avanti clamoroso e poggia anche su ottiche leggere e moderne come quelle appartenenti al sistema XCD. Le prestazioni sono buone ma non alla apri di reflex e mirrorless FF odierne che in basso contrasto e scarsa luminosità lavorano meglio.

[ 4 ] La connessione Wi-Fi è un must per tutti coloro che lavorano in studio e la possibilità di dialogare con l’Hasselblad CFV II 50C utilizzando la banda a 5 GHz è un’ulteriore punto a favore di connessioni rapide e soprattutto stabili anche in presenza di ostacoli.

[ 5 ] La simulazione dell’esposizione può essere stabilita da menù e diretta verso una modalità a Priorità di qualche tipo (Program compreso) o separatamente verso il Manuale. Perchè? Per due motivi: perché le modalità a Priorità, nate per fare in fretta, valutano la scena prevalentemente a vista introducendo la staratura intenzionale sulla base di quello che un utente vede. Il Manuale invece asserve, oltre che valutazioni più accurate attuate o con esposimetro esterno ma più probabilmente osservando comunque dopo lo scatto l’anteprima e l’istogramma, la ripresa in luce flash. In studio, poiché il flash scatta solo con l’otturazione, la simulazione renderebbe impossibile comporre la scena coi tempi regolati per il flash quando le sole lampade pilota sono accese: sarebbe tutto buio!

[ 6 ] La scelta del formato di cattura dell’immagine in fase di ripresa non è esente da riflessioni. Il formato quadrato è certamente quello cui la maggior parte di coloro che amano servirsi dei corpi Classe V della casa svedese si dirigeranno, almeno di primo acchito. Purtroppo esso comporta la rinuncia ad una porzione non irrilevante di punti utili, nell’ordine dei 12 Megapixel, essendo che il rapporto 1:1 viene ottenuto tagliando la parti laterali dell’immagine 4:3 raccolta dal sensore. Forse è quindi meglio piegarsi ad un metodo di lavoro più digitale e valutare la conversione al quadrato mediante CROP in post produzione.

L’interfaccia touch supplisce a tutto il resto. Lo stile di scatto made in Sweden prevede di fare il possibile in ripresa, proseguendo sul performante e velocissimo software Phocus. A questo riguardo: sulla 907x 50C si scatta in Raw, non ci sono alternative. Il Jpeg è buono, completo ma pesantissimo in relazione al reale contenuto in dettaglio fine. Le connessioni disponibili si trovano tutte protette da uno sportellino gommato al di sotto del dorso sul bordo più esposto verso l’utente! Comprendono le connessioni cuffie e microfono, la connessione flash ed una dedicata all’impiego con corpi ELX, per la gestione della motorizzazione. La connessione veloce USB 3.0 si trova invece sul lato sinistro del dorso, l’accesso al ‘locale batteria e schede’ a destra, protetto da ovvio sportello a scomparsa totale.

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La focale da 45mm utilizzata per questo scatto ci porta da un rapporto di focale equivalente sul Full Frame di circa 35mm, il che lo colloca tra i grandangolari moderati (sul 44x33mm ha circa la resa di un 28mm), adattissimo alla ripresa urbana o architettonica, ma non così estremo per farne del paesaggio ad ampio angolo di campo o degli interni. Nonostante le proporzioni ‘intermedie’ l’ottica fornisce però una fantastica progressione dei piani nel paesaggio ed una tridimensionalità godibilissima. Merito della collocazione su un sensore medio formato ad elevatissima risoluzione come quello proprio del dorso utilizzato qui. Lo scatto in controluce ha rivelato un file Raw estremamente completo, al punto da non necessitare di bracketing e relativo montaggio HDR al fine di mettere in luce le molte sfumature proprie dello sfondo. Eccezionale la morbidezza dei toni. Una nota: la livella a bolla interna al dorso Hasselblad CFV II 50C tende a stararsi piuttosto frequentemente ed occorre non di rado provvedere a personalizzare la messa in orizzontale. L’operazione è rapidissima grazia ad un’interfaccia touch eccellente nell’ergonomia di impiego. Forse la migliore finora incontrata su corpi macchina di questo tipo. XCD 4/45mm P, 1/250s, f/11, 100 Iso.
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Il sistema di scatto e controllo dell’Hasselblad richiede di ambientarcisi. E assolutamente allineato ala sintesi propria del marchio svedese: un pulsante, una ghiera ed un micro pulsantino laterali a fare di switch per la staratura nelle modalità assistite ed a controllare il diaframma nel Manuale. Molto elegante.

Seconda questione curiosa cui accennavo: Il pulsante di scatto si trova collocato come da tradizione di Serie V presso l’angolo anteriore destro in basso, proprio sul vertice del ‘cubotto’ che storicamente conferisce alle Hasselblad la propria forma poligonale. É cromato, piccolo, liscio, circondato da una ghiera anch’essa dimensionalmente ridottissima (leggete da qui il fatto che per guanti o mani grandi non ci si trova benissimo, e ci si deve abituare) ma, soprattutto… la ghiera è sola! Fino a che si scatta a Priorità o in Program va bene, si intuisce che la ghiera controllerà tempo, diaframma o al limite la staratura ma poi? Ovvero: la prassi vuole che con due ghiere ad un pulsante (o due pulsanti ad una ghiera) si possa fare tutto in fotografia. A seconda dei casi: tempo e staratura, diaframma e staratura, tempo e diaframma. Sulla Hasselblad 907x 50C il secondo pulsantino lo si trova dopo un po’. É quel minuscolo ‘pirolo’ cromato a destra, quello che si confonde con l’aggancio cromato della cinghia poco più sopra:

  • In Manuale dal controllate il Tempo passa a controllare il Diaframma
  • In Priorità di Diaframma dal Diaframma passa a controllare la Staratura
  • In Priorità di Tempo dal Tempo passa a controllare la Staratura

L’interfaccia grafica a menu ‘tappabili’ fonde in un unico strumento i classici Quick Menu e Menu funzionale: durante le fasi di scatto ed impostazione della ripresa si sconfina facilmente dall’una all’altra parte. Ed il menu o consente anche perché il numero di opzioni che vengono presentate all’utente è stato ‘epurato’ da tutto il superfluo. Tra cui: l’istogramma lo avrete solamente in fase di revisione (!) mentre la gestione estetica dello scatto la si fa unicamente in sede di sviluppo (!). Ovvero: niente parametri immagine da settare, c’è solo il WB, avvalorato dal sistema di allineamento colore Hasselblad Natural Colour Solution Technology.

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Ancora un dettaglio dei piani che il sensore è in grado di separare con assoluta facilità. In fin dei conti quello che chiederete al 33x44mm sarà proprio questo, oltre a dettaglio e coerenza cromatica, entrambi forniti in abbondanza.
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Il 90mm nel paesaggio mi è servito per mettere in luce ciò di cui spesso si parla ma che è praticamente impossibile mostrare quando si fotografa con sensori di formato ridotto. La possibilità di staccare i piani anche in generi che vertono su una distanza di messa a fuoco così distante e su soggetti così lontani e relativamente prossimi tra loro (i rami di un albero, i filari di un vigneto) rende possibile creare in ripresa quella plasticità che solo chi fotografa su grande formato (e ha la possibilità di stampare su altrettanto ampi formati cartacei) sa riconoscere a prima vista. La anche lieve (qui non troppo perché ho accentuato aprendo il diaframma a f/5.6) differenza di dettaglio esistente tra primo piano e piani immediatamente posteriori o anteriori garantisce tale risultato. Va da sé che il ruolo del fotografo nello stabilire con CERTEZZA assoluta il piano di messa a fuoco non sarà così privo di peso come scattando il paesaggio su Aps-C…

L’istogramma in ripresa manca un po’ ma rendiamoci conto di un fatto: la consultazione dell’istogramma serve più in revisione dato che, se si ha tempo per esso, si ha tempo anche per premere Play! Il bracketing è un’ulteriore ambito in cui la 907x 50C eccelle. I metodi di otturazione si selezionano velocemente ed il bracketing è lì pronto ad essere regolato per rendere le vostre riprese paesaggistiche qualche cosa di unico. Estensione e numero di scatti si regolano in un baleno e potrete scegliere se conservare la modalità a forcella anche dopo l’otturazione o meno. Lo stesso vale per l’impostazione del ritardo di scatto, fondamentale su treppiedi unitamente all’otturazione elettronica, praticamente impercettibile e priva di alcun tipo di vibrazione.

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La messa a fuoco di precisione è consentita sia dall’ingrandimento tramite touch manuale quanto dal peaking (in varie colorazioni) ma soprattutto da un sistema Af veloce. Dati di scatto: XCD 3,2/90mm, 1/320s, f/4, 100 Iso.

La 907x 50C dispone di un sistema touch in grado di realizzare in modo estremamente istintivo la zoomata in fase di composizione per garantire una messa a fuoco, anche in manuale, del tutto affidabile. Ulteriore metodo di controllo manuale (le ottiche XCD consentono l’override Af-Mf immediato) della messa a fuoco consiste nel focus peaking, sistema di eccellenza anche nell’impiego del dorso CFV II 50C in commistione di corpi macchina ed ottiche manuali di Serie V.

[ 1 ] I pulsanti sul retro, montati a filo monitor, si fanno azionare con grande agio e mutano la loro funzione sulla base delle necessità immediate dettate dal contesto operativo in atto. In questo modo con 5 pulsantini si fa tuto! Bravi.

[ 2 ] In questo caso stiamo valutando il punto di bianco dell’immagine al fine di impostare un Wb accurato e soddisfacente. Onestamente vi suggerisco di scattare in Raw e regolare al massimo uno dei preset disponibili per poi affinare la scelta in editing. Vale però la pena notare come l’interfaccia a pulsanti si adatti al contesto di regolazione scelto indicando in modo intuitivo a schermo il tipo di controllo attuato da questi, a seconda dei casi. In quest’ottica 5 pulsantini bastano ed avanzano per fare tutto!

[ 3 ] Sia in ripresa sia in revisione lo zooming al 100% è una funzione preziosa al fine di consentire al fotografo ci valutare scena, fuoco e risultati. In particolare su un corpo macchina di questo tipo: alta risoluzione e formato ampio sempre a rischio di fuori fuoco (o bokeh se preferite) aumentano il pericolo di valutare male la nitidezza dei dettagli fini! Occorre però specificare meglio riguardo allo zoom. Il limite del 100% è assolutamente corretto sotto il profilo funzionale ma non crediate di avere sul monitor da 3,2” un ingrandimento tale da consentirvi di scorgere il pixel! 100% significa che un pixel dell’immagine corrisponderà in riproduzione o anteprima ad un pixel sullo schermo. Siete in grado di distinguere a occhio nudo un pixel del monitor? No, a meno di non girare con un loupe!

[ 4 ] L’istogramma in revisione dei fotogrammi è disponibile sia in versione Rgb sia in versione Luminanza. Il passaggio attraverso le differenti modalità di consultazione dei dati post ripresa è rapidissimo anche grazie all’impiego dell’interfaccia touch, da sempre rivoluzionaria proprio in questo tipo di attività di gestione delle funzioni accessorie. L’istogramma è accurato ma suggerisco di farne uno nella sola versione monocromatica visto che la sua reale utilità sta nella conferma esposimetrica.

Laddove al contrario si voglia avvalersi dell’Af la scelta che il fotografo può attuare consta di ben 117 punti selezionabili in rilevazione del contrasto i quali forniscono prestazioni che definirei variabili in base al contesto. Ovvero: affidabili, velocissime e puntuali su scene contrastate e intervalli di luminosità medio alti, altalenanti laddove il contrasto della scena manchi o con illuminazione scarsa. Anche nel controluce del paesaggio non è sempre affidabile e pertanto valuterei sempre e comunque una verifica tramite zooming. Evidenti comunque i passi in avanti che il medio formato ha fatto e sta facendo in questi termini, grazie forse anche all’utilizzo delle ottiche XCD le quali sono ben più leggere e snelle da gestire. Ciò è percepibile anche a livello di rumorosità operativa. L’XCD 4/45mm P è veramente fulmineo e silenziosissimo. L’XCD 3,2/90mm appena più rumoroso, di un nulla, ed altrettanto rapido, oltre a garantire una distanza minima di fuoco da 70cm.

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Con il XCD 90mm 3,2/90 si fa sul serio nel ritratto e, sebbene qui sia il mio gatto a farmi da modello, l’occasione è ghiotta per verificare 3 aspetti: tenuta al feroce controluce, Af a tutta apertura e distanza minima di fuoco. Otticamente nulla da eccepire, ancor più con il paraluce (fornito) montato sull’ottica. Il 90mm vanta ingombri non così ridotti come quelli del 45mm ma del tutto allineati se non addirittura inferiori allo scenario medio formato odierno. I 70cm di distanza minima di fuoco sono ottimi da sfruttare in generi come il ritratto ma anche nel food se non addirittura nel paesaggio ‘lungo’. Malcontati i 90mm di focale dovrebbero equivalere ad un 120mm per il formato convenzionale che rispetto al 135 sarebbero circa un equivalente… 75mm? Qualcosa del genere come resa. La profondità di campo però, si noti, resta quella di un 90mm! L’accuratezza del fuoco in Af è ottima ma attenzione al fatto che il contrasto della scena deve essere, così come l’illuminazione globale, adatto! Ovvero: non aspettatevi performance pari alle mirrorless o reflex digitali sportive di ultima generazione. In questa specifica scena, in pieno controluce, 2 scatti su 10 sono risultati alla fine meno rapidi nell’andare a fuoco dopo aver puntato sugli occhi della micia.

Torniamo al sensore. 44 x 33 mm non sono pochi. Ma sono decisamente meno che non i convenzionali 6 x 6 cm (o 5,5 x 5,5 se preferite essere più precisi) cui la pellicola su Serie V ci ha abituati. Sono meno dal punto di vista delle focali ma soprattutto… non sono quadrati! Per ottenere dalla 907x 50C un fotogramma di rapporto 1:1 (disponibile da menù assieme ad un trionfo di altri formati i più disparati) obbliga a scendere ad un corrispettivo di sensore usato da 33 x 33 mm. Per un quantitativo di punti pari a circa 37 Megapixel ed un rapporto di moltiplicazione della focale di circa 1.6x nei confronti del 120. In poche parole l’80mm ‘normale’ verrebbe ad assumere una focale equivalente da 120mm circa. Grossomodo la resa di un 75mm sul Full Frame, per capirci, calcolatrice alla mano. Non potendo chiedere a Hasselblad il quadrato digitale a pieno fotogramma sarebbe almeno auspicabile un sensore realmente medio formato e non l’eterna via di mezzo da 44 x 33mm che oggi, nei confronti del Full Frame e delle performance che esso è in grado di offrire, appare veramente una scelta dettato più da ciò che gli sta attorno che non dal chip stesso. Ecco, diciamo che un chip 6 x 4,5 cm salverebbe capra e cavoli.

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Bianconero, Paesaggio, Quadrato. Solo questa terna potrebbero riportare la memoria a ciò che Hasselblad ha rappresentato per tutti noi che ancora fotografiamo sulle celebri 6×6 della casa a pellicola. Una prova di questo tipico stile di ripresa con il nuovo dorso digitale è d’obbligo. Peccato per la spinta delle focali verso limiti più estremi di quelli cui siamo soliti in virtù del sensore non proprio enorme. E peccato per la già accennata rinuncia a qualche Megapixel nel caso in cui volessimo regolare il fotogramma quadrato già in ripresa. Per il resto, però, va detto che dentro un file 3FR di quelli generati dal CFV II 50C e sviluppato con l’eccellente Phocus, ebbene di ‘roba’ ce n’è tantissima! Da questo punto di vista il Bianconero, Paesaggio, Quadrato che un’Hasselblad di nuova generazione è in grado di realizzare può rendere giustizia alla storia del marchio in questo settore di scatto.

Hasselblad 907x 50C offre un accesso incredibilmente diretto e rapido alla selezione Iso dal menu touch. Soprattutto montando sul CFV II 50C un corpo 500 C/M con ottica vecchiotta (un Planar C 80mm f/2.8 T*) l’esigenza di tirare un po’ su la sensibilità per rendere le cose più facili capita spesso. Se a 100 e 200 Iso lo scatto offre il meglio del proprio potenziale (da RAW, non da JPEG che soffre comunque di una gestione del noise carente), a 1600 Iso potete scattare a mano libera con incredibile soddisfazione sia cromatica sia di dettaglio. Capelli indomati sullo sfondo sfocato si leggono benissimo ed il filo di moiré che rivelano è del tutto trascurabile.

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Gli scatti in bracketing che hanno portato al montaggio HDR tramite Photoshop. La freccia indica il particolare ingrandito, estremamente definito!
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Inutile sottolineare come di dettaglio dai 50 Megapixel offerti dal CFV II 50C ne avrete a iosa! Qui lo sviluppo del Raw da Phocus è stato abbinato ad un montaggio Hdr per mezzo di Photoshop partendo da 3 fotogrammi ottenuti tramite il bracketing offerto dalla Hasselblad. E’ un piacere operare questo tipo di lavorazioni in ripresa sapendo che poi in sviluppo ed editing la quantità e la qualità di materiali che verranno fuori sarà tale! I 14 EV di range dinamico dichiarati ci sono tutti e basta osservare i fotogrammi di partenza e quello di arrivo per constatare come l’intervento del montaggio Hdr non serva soltanto a generare scatti artefatti ma può semplicemente accrescere il livello di plasticità e contrasto di aree (come il vigneto al centro) che altrimenti vivrebbero in toni ben più ‘rilassati’. Impressionante il dettaglio dei rametti nell’albero in ingrandimento.

Insomma: su treppiedi Iso 100, a meno libero Iso 1600 o Iso 3200. Vi faccio notare che portarvi a casa un fotogramma da 50 Megapixel a 1600 Iso scattato con un corpo 500 C/M e Planar 80 C rasenta il miracolo da un punto di vista fotografico! Proseguendo nella scala Iso troviamo 6400 Iso i quali non si fanno disprezzare dal punto di vista del rumore monocromatico ma semmai sotto il profilo di quello cromatico essendo un po’ maculati. Tenete sempre presente che il contesto in cui potremmo scattare a questi Iso è un ambito ove la luce scarseggia e da questo punto di vista il limite cui potreste imbattervi prima che non il noise consiste in un sistema Af a rilevazione del contrasto che potrebbe richiedere qualche attenzione  diaframma in più.

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Ecco una splendida visione per tutti coloro che provengono da trascorsi analogici in formato quadrato: Serie V (500 C/M) montata con rispettiva ottica sul dorso CFV II 50C!
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Ecco esposto il sensore Cmos 33x44mm da 50 Mpxl. Siccome la polvere che potrebbe depositarsi su di esso è effettivamente un problema… non fatelo! Vi suggerisco allo stesso modo di limitare il cambio delle otiche in esterni dato che l’opera di spuntinatura degli scatti da 50Mpxl potrebbe rivelarsi un incubo. Evitate altresì le bombolette spray per la pulizia perché un geto di condensa indesiderato vi può fare buttare via l’intero sensore. Ne basta uno: uomo avvisato…

La procedura per mettere in atto il connubio tra dorso e corpi Serie V non è ovviamente solo quella di collegare il dorso al corpo come fosse un magazzino. O, meglio, va benissimo operare in questo modo se vogliamo utilizzare per la composizione della scena il classico pozzetto ottico già presente in origine. In questo caso basta selezionare dal menu digitale del CFV II 50C il corpo cui è destinato, scegliere gli Iso di scatto e gli altri parametri su di esso (il WB in pratica ed il formato di compressione, altro direi che non c’è) e scattare.

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Dall’ingrandimento si percepisce, nonostante la forte filtratura BN avvenuta su file compresso, il fatto che il sensore di medio formato offra comunque plasticità e doti non convenzionali per corpi machina FF.
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La conversione di questo file Jpeg è stata affidata a Photoshop, applicando un tutto-fuorché-moderato filtro pseudo IR. Il fatto di avere lavorato su un Jpeg ottenuto direttamente dalla fotocamera e non su un Raw convertito è servito per poter affermare proprio la non opportunità di ricorrere al formato compresso in ripresa. Artefatti di compressione e posterizzazione dovuta (forse) alla minore profondità colore non si notano di certo fino a che il fotogramma è utilizzato as-is. Ma provate a forzare contrasto (qui per filtrare il BN) e nitidezza e vedrete che la differenza verrà fuori! C’è da dire comunque che i 50 Megapixel offerti dal CFV II 50C sono molti e basta ipotizzare di ridurre del 50% il lato del fotogramma Jpeg per giungere a 12.5 Megapixel totali per assicurarsi un file clamorosamente definito anche negli aspetti prima elencati come carenti. Purché lo facciate però in Photoshop lavorando a dignitosi profondità colore e spazio colore, altrimenti è inutile!

Se invece volete giovarvi del più ‘avveniristico’ Live View la procedura è appena più complessa ma nemmeno troppo. Scegliete (basta farlo una volta, non ogni volta) il corpo di destinazione, su di esso impostate il modo di scatto T, quello che tiene aperto l’otturatore a tendina e il diaframma oltre che lo specchio sollevato sulla reflex sino al suo rilascio, impostate il diaframma voluto, posizionate il tempo di scatto su B. Sul monitor del CFV II 50C scegliete la voce LV, che sta per Live View, e scattate. Magia! I risultati, senza spoilerare nulla di ciò che diremo in un futuro articolo dedicato, sono oltremodo soddisfacenti e quello che stupisce è che le ‘vecchie’ ottiche non è che si comportino poi così male, almeno se impiegate a diaframmi considerabili come ‘buoni’. Sulla bilancia va insomma collocata da un lato il grande plus degli Iso selezionabili digitalmente e dall’altro la perdita della focale originale dell’ottica, visto che il formato quadrato, se vorrete rinunciare a 12.5 Megapixel, lo potrete ottenere da menu.

In conclusione per circa 6600 Euro vi portate a casa il dorso CFV II 50C e la piastra porta ottica 907x. A questo kit dovrete collegare un qualche ottica XCD (questo innesto è probabile che farà in futuro la differenza per Hasselblad) o un adattatore che vi consentirà di adottare le ottiche V, H o XPan già in vostro possesso. In alternativa potreste pensare di utilizzare il solo dorso su corpi vintage di Serie V. In tutti i casi il sistema che vi troverete in mano rappresenta un vero punto di arrivo per la casa svedese che ben si colloca in tutti gli ambiti di scatto, anche con qualche puntatina per strada, volendo.

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Phocus di Hasselblad è un software di gestione del Raw, e non solo, incredibilmente rapido e pronto a operazioni puntuali singole ma soprattutto batch.

Cosa volere di più? Forse il traguardo dei 100 Megapixel che altri hanno già sfondato a prezzi ragionevoli, un sensore appena più ampio che non uccida le focali preesistenti. Ulteriori punti di forza del sistema sono anche l’interfaccia essenziale che sposta molto carico sull’ottimo Phocus ed il divertentissimo switch verso i corpi reflex di serie V.

Bravi, ben fatto veramente!

Eugenio Tursi
Nato a Firenze nel 1974, ho fatto tutto al contrario. Dia prima, camera oscura dopo. Prima dell'Hasselblad avevo già la digitale. Ho imparato da Alpino, frequentando ed insegnando poi in scuole di fotografia milanesi. Scrivo dal 1999, mi laureo in Informatica e ricollego il tutto alla fotografia digitale. Faccio anche il fotografo freelance oltre a coordinare Progresso Fotografico che conobbi nel 1995. Mi hanno insegnato 'qualcosa’ Leonardo Brogioni, Roberto Signorini, Gerardo Bonomo.
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