Primo veloce contatto con Canon EOS R7 ed EOS R10, Mirrorless APS-C che raccolgono l’eredità delle Reflex EOS 7D ed EOS 90D.
Il segmento Canon si arricchisce con due nuovi modelli pensati per essere leggeri, versatili e prestazionali: EOS R7 ed EOS R10 sono le prime APS-C con innesto RF-Mount, quindi anche compatibili con l’intero parco ottiche Mirrorless Full Frame. Finalmente.
Una pietra tombale sulle EOS M? Probabile anche se non ancora definitiva. Quello che è certo è che Canon fa uno sprint e si allinea a quello che altri già propongono: fornire corpi con sensori di taglio differente accomunati da un unico, enorme, innesto. Le EOS M erano state pensate per un pubblico giovane. Le nuove EOS R sono invece destinate ai moderni “creator”, altrettanto giovani ma con flussi di lavoro diversi; una definizione, quella di creator digitale, che va per la maggiore in questo periodo ma che effettivamente descrive bene le esigenze del semi professionista oggi. Una mossa corretta questa, che delinea quello che è e che sarà sempre più un ecosistema; Canon vuole accompagnare l’appassionato dall’essere un semplice amatore a qualcosa in più.
Questa accelerazione non è casuale. È una fotografia del mercato odierno: dal 2019 le Mirrorless Full Frame hanno preso il largo a scapito dei segmenti Reflex e Compact. Il segmento APS-C segue le stesse identiche logiche; le Mirrorless sono sempre più richieste e ovviamente la domanda è diventata tale che non si può più ignorare. La storia di Canon quindi si ripete: sta a guardare alla finestra, sorniona, attendendo il momento giusto per tirare la zampata. Rispetto ai competitor ha aspettato molto prima di calare l’asso con la famiglia EOS R Full Frame salvo poi non fermarsi più, presentando i modelli giusti nel momento giusto, senza fare errori e colmando un gap che era diventato enorme in un tempo brevissimo.
La stessa cosa stiamo vedendo ora. Dopo anni di attesa, nei quali il pubblico (me compreso) si chiedeva quanto avrebbe dovuto aspettare ancora prima di vedere una linea APS-C RF-Mount, ecco che l’azienda si muove. E se lo farà con gli stessi criteri applicati in passato con il pieno formato ci sarà da divertirsi. D’altronde quell’8% di utili netti all’anno che vengono destinati a ricerca e sviluppo sono un investimento enorme che dà i suoi frutti. E il mercato lo percepisce, noi lo percepiamo.
Ma questo cambiamento non è solo dato da uno sviluppo meticoloso del prodotto, bensì anche da un cambio di passo significativo a livello organizzativo. Questa multinazionale sta modificandosi incessantemente sotto i nostri occhi da qualche anno a questa parte, mettendo sempre più al centro il consumatore. Le posizioni sono state rinnovate sia a livello europeo che di country italiana; ora le persone chiave di questo cambiamento hanno un filo più diretto con la filiera distributiva, fanno formazione a chi si occuperà di vendere il loro materiale fotografico, studiano soluzioni differenti a seconda delle esigenze. Questa lavorazione “tailor made” è fondamentale non solo per fare cultura ma anche per far sì che i prodotti vengano valorizzati e compresi per le potenzialità che hanno”. Ma di questo vi parlerò nei prossimi giorni dato che ho avuto la possibilità di parlare con Andrea Romeo, nuovo Country Director di ITCG di Canon Italia.
Il team Iulia Barton, da sinistra a destra: Giulia Bartoccioni, la modella Maruska Mallozzi, Fabrizio Bartoccioni e l’Head Designer Diego Salerno.
Rimanendo in tema “taylor made” c’è di più. L’occasione è stata anche consona per presentare una nuova collaborazione: Canon sarà Digital Imaging Partner di Iulia Barton per l’evento di lancio della prima Collezione Adaptive al mondo che sarà presentata con un evento phygital durante la prossima Milano Fashion Week. La casa di moda promuove inclusività, diversità e sostenibilità. Sul palco quindi anche la fondatrice Giulia Bartoccioni, che ha lavorato su donne e uomini provenienti da tutto il mondo appartenenti a contesti sociali non inclusi nel settore della moda per trasformarli in modelli professionisti e nuove icone per le passerelle internazionali.
Torniamo quindi alle cose da nerd, parliamo delle due nuove Mirrorless APS-C EOS R7 ed EOS R10 dato che le ho provate per qualche ora. A dire il vero mi sono concentrato più su EOS R7: i modelli disponibili erano pochi, i giornalisti come sempre tanti e “affamati”. Una cosa su tutte comunque mi ha stupito: vedere un sensore ridotto dietro ad un innesto enorme, la stessa sensazione che ebbi quando mi trovai di fronte a Nikon Zfc.
Ma la vera “cosa folle” in realtà è stata un’altra: montare un RF 1200mm su una APS-C! Voi penserete che sia una cosa senza senso invece il suo perché ce l’ha. Su EOS R7 c’è la stabilizzazione IBIS + OIS fino a 8 stop ed è pensata come primo o secondo corpo per la fotografia sportiva e naturalistica. A suggerirlo anche la tendina meccanica che si abbassa a coprire il sensore durante il cambio di ottica in un corpo a prova di intemperie, l’unica delle due ad avere queste soluzioni.
Tra l’altro EOS R7 ha una conformazione da EOS 7D, quindi il passaggio al senza specchio sarà facile per chi possiede una Reflex APS-C. Comoda e ridisegnata la ghiera posteriore che ora al centro ha un piccolo pulsante di selezione piacevole da schiacciare, il vano batteria (la stessa delle EOS R) e il doppio slot SD separati: il primo sul fondo e il secondo a lato facilmente raggiungibile se avete la fotocamera su treppiede. Cosa che invece non si può dire per EOS R10, ha una conformazione più amatoriale con vano batteria (la stessa delle EOS M) e single slot SD riuniti sul fondello.
Ma questo non deve spaventare più di tanto, entrambi i modelli hanno potenzialità davvero simili. A bordo si possono trovare il Dual Pixel CMOS AF II, varie modalità di riconoscimento ed inseguimento mosse dal processore Digic X ma soprattutto una raffica da 30 fps. Su EOS R7 è nativa in elettronico, su EOS R10, che ha un picco di 23 fps (come se fossero pochi..) questi 30 fps sono raggiungibili con un leggero crop.
Frame estratto dalla raffica a 30 fps di EOS R7: il volto del soggetto è perfettamente a fuoco, sempre.
Troppo poco tempo per provarle per bene, abbastanza per divertirsi con due modalità azzeccatissime: Panorama e Bracketing. La prima è identica a quella “ad inseguimento” che si trova sugli smartphone: scattando da sinistra verso destra, il processore monterà le varie immagini in una sola “molto lunga”. Differenza tra le due macchine? Su EOS R7 l’immagine è a piena risoluzione perché il Sensor Shift va a correggere automaticamente l’orizzonte stabilizzando i movimenti; su EOS R10, che non ha questa possibilità, viene leggermente ritagliata.
Proprio come sugli smartphone, con la modalità Panorama (reperibile in SCN) si scatta da sinistra verso destra. Lo schiacciamento e l’allungamento della visuale è a seconda del numero di immagini scattate.
Focus Bracketing è personalizzabile: si può impostare a monte il numero di scatti da fondere assieme. Una volta stabilito, EOS R7 fa il resto: scatta il numero di foto prescelte con punti di messa a fuoco differenti per poi fonderle in un’unica immagine dal ricchissimo dettaglio. Il tutto sempre sfruttando il Sensor Shift.
Classico esempio di Focus Bracketing in camera. Questi sono i risultati della fusione di 50 scatti, tutti a mano libera. Con EOS R7 ci si può spingere anche oltre perché dotata di stabilizzazione a sensore, tramite il Sensor Shift va a correggere il mosso. EOS R10 non ha questa possibilità, per compensare i movimenti va a ritagliare leggermente l’immagine.
La color science è Canon per cui qualora abbiate un primo corpo professionale non noterete differenze tra lo scattare a pieno formato o in formato ridotto. Ok, a parte le dimensioni del file.
Conclusioni affrettate dato lo scarso tempo in loro compagnia, me ne rendo conto. Però lo sapete, spesso è la prima impressione quella che conta. In generale sono modelli pensati per un pubblico differente. L’ammiraglia è per il fotografo esigente, permette di lavorare anche su sport e natura e registrare video di alta qualità in formato 4K/30p in oversampling dal formato 7K o 4K/60p con un leggero crop in C-log 3 o HDR PQ. La entry è più semplice dati i comandi minimali che si trovano sul corpo quindi più adatta al content creator che vuole iniziare non rinunciando alla qualità, con video 4K/30p in oversampling dal 6K o 4K/60p con un crop del 65% in HDR PQ, perdendo quindi il C-Log 3.
Facciamo due facili esempi, per capirci meglio. EOS R7 (forse non a caso è stato scelto questo numero) raccoglie l’eredità della serie 7D: APS-C di qualità che può essere utilizzata come primo o secondo corpo. Ragionando per assurdo ma neanche troppo, chi copre lo sport e ha una EOS R3 potrebbe avere anche una EOS R7 nella borsa per sfruttare il fattore di crop con le ottiche Full Frame, la stabilizzazione e una raffica potente; il tutto senza svenarsi economicamente. EOS R10 invece fa le veci di EOS 90D, tanta qualità in un corpo semplice da utilizzare. Ma in questo caso, giusto per fare il bastian contrario, avrei forse cambiato questa conformazione troppo “da fotocamera”; è un po’ scomoda per riprendersi a mano libera se non si ha un mini treppiede.
EOS R7 ed EOS R10 sono fotocamere di qualità e con specifiche da prime della classe, Canon continua a lavorare bene e procede sulla giusta strada.