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Canon EOS R1

Anteprima: Canon EOS R1, expect the unexpected

Con una presentazione europea a Monaco di Baviera Canon svela la sua nuova ammiraglia EOS R1, una fotocamera “sartoriale”, cucita su misura attorno al professionista sportivo. Ma non è solo un modello tailor made, è in grado di prevedere l’imprevedibile grazie ad un nuovo sistema AF e ad un chip in grado di velocizzare il rilevamento degli atleti in sport come il calcio, il basket e la pallavolo.

Francesco Carlini | 17 Luglio 2024

Canon ha deciso di calare finalmente l’asso, cercando di prendersi tutto il piatto. Una mossa che solitamente non è priva di rischi se avviene nel bel mezzo di una partita ma che potrebbe rivelarsi più che astuta a fine mano. Nel corso dell’anno ho parlato varie volte con i responsabili Canon e alla domanda “Ma quando arriva il nuovo modello?” mi è sempre stato risposto “Arriva, bisogna avere pazienza. Facciamo le cose con molta attenzione e calma ma quando alla fine ci muoviamo lo facciamo per chiudere i giochi”. Ed in effetti, come dargli torto. Canon EOS R1 è una fotocamera estremamente importante e con una missione non certo facile: ereditare, rispettandone l’eccellenza, della serie EOS 1. Per giunta in un anno altrettanto importante, il trentacinquesimo anniversario della prima EOS 1 con sistema AF..verrebbe da dire, quale miglior epoca storica per rivoluzionarne proprio l’autofocus.



A Monaco di Baviera, città nella quale è stato scelto di presentare EOS R1 ed EOS R5 Mark II, si respira la stessa aria di Londra: su quel primo mattoncino chiamato EOS R è stata costruita una piramide che, finalmente, ha al suo vertice un’ammiraglia come EOS R1. Rumoreggiata, chiacchierata, carica di aspettative. Questa macchina ha creato attorno a sé un hype abbastanza unico, quasi una gabbia dalla quale sarebbe riuscita ad uscire solo rispettando alcune, non certo semplici, prerogative. Che mi sento di dire pienamente rispettate nonostante non fossero fedeli alle aspettative. Sarebbe ipocrita non ammettere che mi aspettavo un Global Shutter, dato che un’azienda come Canon già ne dispone su altri prodotti, ma se tutt’ora quella soluzione non riesce a garantire la perfezione assoluta perché correre in quella direzione? Un prodotto sportivo dev’essere infallibile in ogni condizione ma soprattutto non deve costringere il professionista a fare delle scelte o a scendere a compromessi. E Canon dimostra di guardare al futuro non dimenticando il suo passato, dotando il suo sensore BSI CMOS Stacked di un rispolverato, e tanto amato, sistema AF a croce di reflexiana memoria.

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Manabu Kato, Unit Executive, Imaging Business Operations at Canon Inc.

Canon riesce a cucire addosso al fotografo sportivo, come un costoso abito realizzato su misura, una fotocamera specifica per sport imprevedibili come il calcio, il basket e la pallavolo. Sia ben chiaro, non è una macchina per tutti ma per una nicchia (il bordocampista) della nicchia (lo sportivo) della nicchia (il professionista). Non trasformerà magicamente il famoso “cugino con lo smartphone” in un Lorenz Holder ma nelle mani giuste permetterà di prevedere l’imprevedibilità dell’azione, salvando quel famoso 1% di casi in cui neanche l’esperienza pluriennale risulta abbastanza. Si punta alla perfezione, a quel singolo “money shot” necessario. Ciò grazie ad un complesso sistema AF basato su algoritmi AI in grado di riconoscere i soggetti principali di una scena prendendo come riferimento la forma del pallone, che solitamente è sempre al centro dell’azione negli sport sopra menzionati. Grazie poi al Digic Accelerator, un chip che va a coadiuvare il classico Digic X e ne velocizza analisi, lettura e scrittura, è in grado di svolgere calcoli complessi in millisecondi per prevedere ciò che succederà. La classica sfera di cristallo? No di certo, ma se questa è la strada intrapresa allora prima o poi arriverà.

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Canon EOS R1

La presentazione ufficiale di questi due modelli è avvenuta al BMW Park, un palazzetto dello sport che fa da casa alla squadra giovanile di basket del Bayern Monaco. Un avvenimento gestito da pro: ognuno di noi era equipaggiato con una EOS R1, una EOS R5 Mark II e un’ottica, che nel mio caso era un RF 70-200mm F2.8 L IS USM. Ma questo era il kit base, in realtà sul luogo abbiamo avuto la possibilità di scegliere qualunque ottica volessimo per cui ho “rubato” anche un RF 28-70mm F2 L USM e un meraviglioso RF 10-20mm F4 L IS STM.

Vi racconto com’è andata.

Canon EOS R1: sensore, AF e specifiche

La nuova ammiraglia fa debuttare un nuovo sensore, proprio come EOS R3 che ha inaugurato i BSI-CMOS Stacked di casa Canon. Anche EOS R1 ha un sensore BSI-CMOS Stacked da 24 Mpxl, ma qui la novità è che il secondo pixel verde è orientato orizzontalmente. In sostanza, questa mirrorless è dotata di un sistema AF a croce, proprio come quello delle reflex, che si basa su una superficie di 1053 punti (ma si può scegliere manualmente in una gamma da 4368 punti in foto e da 3354 punti in video) con rilevamento di fase e contrasto in grado di riconoscere persone (occhi, volto, testa, parte superiore del corpo, figura intera), animali (cani, gatti, uccelli, cavalli) e veicoli (auto e moto da corsa, aeroplani e treni). A ciò vengono aggiunte due priorità: People Priority ed Action Priority. Il tutto grazie all’utilizzo di un processore Digic X e del Digic Accelerator, un chip in grado di velocizzare l’analisi dei dati provenienti dal sensore e che la spinge ad una raffica di 40 fps in Raw + Jpeg con otturatore elettronico e fino a 20 fps con otturatore meccanico. In quest’ultimo caso il “tasso” di Rolling Shutter è inferiore del 40% rispetto ad EOS R3, il che la rende identica ad EOS-1D X Mark III.

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Il sensore di Canon EOS R1

Con People Priority si può tenere traccia di soggetti specifici dopo avergli scattato una foto oppure averli selezionati da una immagine presente sulla scheda SD o CFexpress. People Priority permette di salvare da un minimo di uno ad un massimo di dieci volti che, una volta in memoria, verranno rilevati dal sistema AF e avranno una preferenza di rilevamento nella scena rispetto a tutti gli altri.

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La funzione People Priority

La seconda è invece una delle grandi, se non la più grande, novità di questo modello. Action Priority è una modalità che permette di dare una preferenza allo sport che si sta fotografando. Grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale il sistema è in grado di riconoscere un pallone nella scena e tenerne traccia: per questo motivo gli sport “preferiti” da EOS R1 sono il calcio, il basket e la pallavolo. Il processore, aiutato dall’acceleratore, svolge calcoli al millisecondo per determinare soggetti inquadrati, punti sensibili degli stessi e profondità di campo in modo da poter mettere a fuoco gli atleti e prevederne i movimenti. È una bella rivoluzione in questo segmento dove l’innovazione spesso non ha quel boato mediatico che sempre vorremmo..che invece su EOS R1 è presente. Anche se tecnologicamente non ci è dato sapere i dettagli, il principio del rilevamento dei movimenti del corpo degli atleti sembra molto simile alla Human Pose Estimation di Sony tant’è che viene abbandonato il nome di Dual Pixel CMOS AF per un più calzante Dual Pixel CMOS Intelligent AF.

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La funzione Action Priority

Rimanendo in tema AF, anche EOS R1 è dotata del sistema Eye Controlled proprio come EOS R3. Il sistema, basato sull’effetto Purkinje (la possibilità di vedere i vasi retinici dell’occhio, in corrispondenza della pupilla, dovuti alla riflessione di oggetti esterni), è il medesimo: 8 Led infrarossi, quattro adibiti al rilevamento dell’occhio “nudo” e altri quattro di precisione per il rilevamento dell’occhio coperto da un occhiale da vista, colpiscono la retina ed il riflesso generato colpisce un piccolo prisma dicroico che devia il flusso verso un piccolo sensore che analizza il movimento della pupilla. Rispetto al modello del 2021 qui i Led sono stati posizionati all’interno dell’oculare in una posizione molto più prossima all’occhio del fotografo. Nella pratica il sistema sembra più preciso e meno fallibile. La curiosità qui è da cercare nel come sono stati svolti i test. Nonostante questa soluzione non sia assolutamente pericolosa per la pupilla, per poterlo testare in maniera continuativa gli ingegneri hanno costruito un occhio artificiale.

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Il posizionamento dei Led per il sistema AF Eye Controlled di Canon EOS R1
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La funzione Eye Control

Le novità non finiscono qui perché questo modello sembra quasi una piccola suite di editing, pensato per svolgere alcune operazioni immediatamente in camera, senza quindi bisogno di passare attraverso il software dedicato. Sempre grazie all’Intelligenza artificiale è in grado di fare l’upscaling delle immagini per migliorare la nitidezza di uno scatto dopo averlo ritagliato. Canon abbatte qui il “limite” dei “soli 24 Mpxl” dato che l’upscaling quadruplica la dimensione del file di partenza. Una volta scelta l’immagine dalla galleria basterà premere un pulsante dedicato sull’impugnatura per accedere alle funzioni di crop; dopo averlo ritagliato nel formato prescelto, lo scatto potrà essere salvato in una sua semplice porzione oppure passare attraverso il processo di upscaling nel quale, grazie ad algoritmi di Deep Learning, verranno aggiunti pixel dove mancano per ottenere quindi un’immagine con dimensioni maggiori di quella originaria. Il Deep Learning Upscaling è davvero una soluzione ottimale per il fotografo di oggi: potrà trasferire immagini ad agenzie o caricarle sui social media direttamente, senza preoccuparsi del problema della nitidezza. La cosa importante qui è però anche un’altra: questo processo utilizza i pixel già esistenti nell’immagine, non va a crearli arbitrariamente dal nulla.

Infine il video, perché EOS R1, grazie al processore, è in grado di registrare video fino al 6K/60p Raw 12 bit internamente, passando per il 4K a 120 fps, il 4K a 60 fps in oversampling dal 6K e il 2K o Full HD a 240 fps; e grazie alla porta HDMI grande anche in ProRes Raw su device Atomos. Il tutto disponendo di un audio a 4 canali 24-bit in Canon Log2 con 16 stop di gamma dinamica e Canon Log3/HLG.

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Differenze tra Canon EOS R1 e Canon EOS R3

Canon EOS R1: design

EOS R1 è leggermente più grande di EOS R3 e pesa circa 100 grammi in più: sulla bilancia fa segnare 1115 grammi (contro i 1015 grammi) in un corpo di 157.6 × 149.5 × 87.3mm (contro i 150 x 143 x 87mm). A notarsi maggiormente è l’enorme oculare, forse il più grande mai visto non solo su una EOS, che cela un pannello Oled 0.64″ da 9.44 milioni di punti (2048 x 1536) con copertura del 100% del campo inquadrato, ingrandimento 0.9x, una luminosità tre volte maggiore settabile fino a sette livelli differenti e rivestimento anti nebbia. Il refresh rate è variabile ed oscilla tra i 60 fps ed i 120 fps quindi garantisce la dicitura blackout free. La seconda cosa che balza all’occhio è la texture esterna, molto simile a quella di EOS R3 ma con solchi ancora più incisi per garantirne una perfetta presa anche in condizioni limite, ad esempio per utilizzi “invernali” con guanti tecnici.

La conformazione dei tasti è stata leggermente rivista in alcuni punti. La calotta è rimasta quasi del tutto identica con la sola aggiunta di un piccolo pulsante “crop” di fianco al display e-ink che dà accesso alla funzione di upscaling dell’immagine. Anche sul retro nulla cambia, compreso il display TFT-LCD orientabile da 3″ e 2.1 milioni di punti. La novità è sul grip integrato che, nella parte sottostante, presenta un tasto “rate”. Identici anche lo smart controller e la ghiera digitale Mode. Da notare invece gli alloggiamenti. Sulla destra il doppio slot ora non accetta più le schede SD ma solamente due CFexpress Type B; sulla sinistra fa la sua comparsa una porta HDMI di tipo A, quindi grande, al posto di quella tipo D che c’era su EOS R3.

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Canon EOS R1

Lo scheletro è ovviamente in lega di magnesio ed il corpo in policarbonato e fibra di vetro è resistente alle intemperie ed alle infiltrazioni, in grado di lavorare con umidità fino all’85% e in temperature comprese tra 0° e 45°.

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La struttura di Canon EOS R1

Canon EOS R1: sul campo

Canon ha messo in piedi un evento praticamente perfetto e senza intoppi, vi assicuro non una cosa semplicissima se inviti così tanti giornalisti/esperti da tutta Europa per fargli provare non uno ma ben due nuovi prodotti. Ognuno di noi aveva a disposizione una EOS R1, una EOS R5 Mark II ed un obiettivo, nel mio caso un RF 70-200mm F2.8 L IS USM; a disposizione nel palazzetto c’era poi un desk con ogni focale potessimo desiderare, bastava chiedere..

La prima cosa che si nota subito è sul corpo macchina. Il grip, per quanto molto simile a quello di EOS R3 (e, proprio per fare i bastian contrari, meno bello esteticamente come texture), offre una migliore presa, più salda, in ogni condizione. Come mi è stato poi spiegato successivamente è stato studiato per garantirne un utilizzo sicuro anche con dei guanti tecnici durante gli sport invernali. Le dimensioni leggermente maggiori non si sentono invece, già EOS R3 aveva un ottimo bilanciamento con le lunghe focali..forse qualche grattacapo lo creerà solamente a chi ha le mani non troppo grandi.

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Dati di scatto: 1/1000s – F4 – ISO 3200

Partiamo da un assunto necessario: una giornata intera con un modello simile non è assolutamente abbastanza per trarre delle conclusioni certe, forse non basterebbe un mese intero per provare tutte le varie funzionalità di cui è dotata. Per cui, queste sono prime impressioni e le immagini sono tutte figlie di un firmware “beta”. Nonostante questo, la colorimetria di questo sensore è meravigliosa e rispetta tutti i dettami ai quali siamo da sempre stati abituati da Canon.

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Dati di scatto: 1/1000s – F2.8 – ISO 1000

Tutto ruota attorno al nuovo sistema AF con le varie modalità Priority, coadiuvato dalla struttura a croce del sensore. Il basket è infatti uno degli sport per i quali è stata ottimizzata questa fotocamera, oltre a calcio e pallavolo, e le giovanili del Bayern Monaco ben si sono prestate allo scopo. La macchina è reattiva, proprio come me l’aspettavo. Valutare un sistema AF è abbastanza complicato: ci si aspetta sempre che sia infallibile e, quando si parla di perfezione, sembrano sempre tutti uguali e quasi scontati. Però le cose non stanno proprio così, siamo sempre di fronte a tecnologie proprietarie a confronto. Il paragone qui è con Sony dato che il suo sistema AF con AI, la Human Pose Estimation, è l’unico che potremmo prendere in seria considerazione. In termini di rilevamento i due AF sono davvero molto simili, analizzano la postura umana nella sua interezza. La differenza è che il Dual Pixel CMOS Intelligent AF usa gli algoritmi di Intelligenza artificiale per concentrarsi sulla parte alta del corpo dell’atleta: il busto. I volti sono comunque il suo punto di interesse ed il plus è la ricerca di predizione dell’azione che si andrà a svolgere.

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Dati di scatto: 1/1000s – F4 – ISO 3200

EOS R1 è ottimizzata per le lunghe focali. O meglio, ad ora sono le uniche a poter supportare un tale flusso di dati provenienti dalla macchina ed a processarli in maniera ottimale perlomeno in questa prima fase di sviluppo. Parole queste anche di Mark Fensome – Senior Product Specialist, Canon Europe: “Le ottiche lunghe sono ottimizzate per un AF estremamente veloce, specialmente se utilizzate con corpi professionali come EOS R1 ed EOS R3 perché scaricano una potenza maggiore sull’innesto RF grazie alla diversa batteria. Questo, oltre all’utilizzo di motori ad anello USM, dà a quel tipo di obiettivi la possibilità l’abilità di mettere a fuoco a velocità maggiori.” Ed è per questo motivo che i vantaggi maggiori si hanno dall’utilizzo di focali dai 300mm in su.

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Dati di scatto: 1/250s – F4 – ISO 3200

Non che dai 200mm in giu le cose vadano male, sia ben chiaro, ma è una cosa normale pensando ai professionisti che fanno bordo campo e che da quelle posizioni non utilizzano mai focali corte o con escursioni brevi. Action Priority funziona bene ma per massimizzare il risultato con un RF 28-70mm F2.8 L USM, o meglio ancora con un RF 10-20mm F4 L IS STM che dispone di motori AF meno reattivi, basta affidarsi alla funzione People Priority che elimina ogni possibile sbavatura. Una volta registrato il soggetto in memoria, il processore difficilmente se ne stacca e, anche quando altri soggetti entrano nell’inquadratura, lui “attende fiducioso” fino a quando quello principale non rientra nella scena e continua ad inseguirlo.

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Dati di scatto: 1/1000s – F4 – ISO 3200

Impressioni da rimandare invece quelle rispetto all’Eye Controlled AF che mi sembra leggermente più preciso di quello su EOS R3 ma di difficile valutazione nel contesto in cui mi trovavo. Per provarlo al meglio bisogna avere a disposizione uno sport “prevedibile”, come può essere una gara automobilistica o motoristica, dove i movimenti dei soggetti sono principalmente ripetitivi e avvengono tutti in uno spazio predefinito.

Merito delle ottiche è sicuramente la nitidezza, certo anche che un sensore come questo di materiale ne passa parecchio. Una funzione che credo sia davvero utile quando “semplice” (perlomeno da concepire mentalmente) è l’Upscaling. Per farlo in camera ci vogliono davvero pochi secondi ma il risultato che si ottiene è un file enorme da spedire immediatamente alle agenzie così com’è, senza bisogno di passaggi ulteriori di editing. Una volta premuto il pulsante di ritaglio sulla calotta, basterà scegliere il formato e il processore elaborerà immediatamente per poi salvarla in galleria.

Canon EOS R1: conclusioni

Come ho detto in apertura, credo che siamo di fronte alla prima fotocamera tailor made mai prodotta. Nelle mani di un bordocampista EOS R1 potrebbe fare miracoli: potrebbe non fargli perdere neanche quell’unico scatto che neppure con l’esperienza riuscirebbe a prevedere perché totalmente frutto di casualità. Ma non dimentichiamo che questo modello, almeno sulla carta, traccia anche auto e moto da corsa, molto probabilmente con un’affidabilità maggiore di EOS R3..ma questo cercherò di capirlo se in futuro avrò ancora l’opportunità di metterci mano. Ciò che resta è che ancora una volta Canon innova un sistema non seguendo una via già tracciata ma costruendo la sua.


In questa gallery tutte le immagini scattate con EOS R1, RF 10-20mm F4 L IS STM, RF 28-70mm F2 L USM ed RF 70-200mm F2.8 L IS USM




Francesco Carlini
In primis appassionato di fotografia, dal 2008 faccio parte del team di Editrice Progresso, storica casa editrice italiana fondata nel 1894, e gestisco il sito www.fotografia.it. Al lavoro redazionale e giornalistico nel corso degli anni ho affiancato il lavoro di prova dei prodotti e delle misurazioni di laboratorio riguardanti fotocamere, obiettivi e smartphone.
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